Il brand Lancia ha fatto la storia del settore automotive italiano. Un marchio che vanta un secolo di storia e una fruttuosa attività di primo piano nel mercato automobilistico italiano soprattutto a partire dagli anni Settanta, quando passò alla famiglia Agnelli e al gruppo FIAT. Proprio nel 1972 uscì il modello Beta, firmato da Gianpaolo Boano, capositipite di un trentennio di vendite e innovazione. Un periodo molto florido anche dal punto di vista delle competizioni, con modelli come la Stratos, grazie alla quale Lancia conquistò ben tre titoli mondiali rally, lasciando un segno indelebile nel cuore degli appassionati. Un'impresa ripetuta, in seguiro, dalla Delta, lanciata nel 1979 e vincitrice del premio automobilistico “Auto dell’anno” nel 1980. Una vettura disegnata da Giorgetto Giugiaro, che firmerà, in seguito, anche la Thema, la berlina per eccellenza della Prima Repubblica.
Un marchio da sempre sinonimo di eleganza, tra i fiori all'occhiello del Gruppo, non a caso tra i preferiti dell'Avvocato Agnelli, unico proprietario - come spesso amava fare - di una one-off proprio su base Thema, la S.W. Zagato “Plus” dell’85, e di una Delta HF Integrale EVO in versione Spider, datata 1993 e, secondo la vulgata, voluta dall'eccentrico Presidente del Gruppo per meglio prendere il sole tra le montagne di St. Moritz. Proprio sotto la sapiente direzione del numero uno della famiglia torinese, la Lancia visse un periodo d'oro, fino alla fine degli anni Novanta quando iniziò ad entrare in crisi per via dell’addio al mondo delle corse e per la chiusura dello storico stabilimento di Chivasso. Una parabola che sembrava alla fine del suo percorso e sulla quale sembrava aver messo una pietra tombale la gestione Marchionne. Nel 2014, infatti, fecero molto discutere le affermazioni dell'allora Presidente di FCA, che ebbe modo di sostenere come, a suo parere, Lancia non avesse «storia né in Europa, né negli Usa», rendendo necessaria la scelta di puntare tutto, in termini di investimenti, sulla più nota Alfa Romeo. Una posizione molto netta che sembrava sancire un definitivo tramonto per il marchio torinese, che ha, tuttavia, conosciuto un profondo mutamento, a livello aziendale, con la nascita del Gruppo Stellantis.
Nel 2021, infatti, FCA si unisce al gruppo PSA, per dare vita a un agglomerato che oggi comprende: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, FIAT, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks e Vauxhall. Un soggetto che, secondo il primo piano industriale, non avrebbe dovuto investire alcuna somma nel marchio Lancia, quantomeno fino al 2022, forte degli utili ottenuti a costo sostanzialmente pari a zero, con le vendite date da Ypsilon - una vettura tecnologicamente arretrata e i cui costi di produzione sono oramai abbondantemente ammortizzati da anni. Ma è stato proprio il nuovo CEO di Stellantis, Carlos Tavares, a mostrarsi per primo possibilista su nuovi investimenti, anche sul marchio Lancia. Un'ipotesi che ha assunto sempre più concretezza, al punto di portare all'annuncio della futura realizzazione di 3 nuovi modelli e a spingere il CEO di Lancia, Luca Napolitano, a prendere posizione in maniera decisa, nel senso di una futura rinascita del marchio torinese, nei prossimi anni. È un'intervista a Repubblica, in particolare, a riaccendere le speranze degli affezionati del marchio. Napolitano, in questo contesto, si è spinto a sostenere come Lancia rappresenti «la Mercedes della Stellantis», fornendo interessanti informazioni circa la vision del marchio tanto caro all'Avvocato.
Napolitano ha le idee molto chiare. La promessa è che entro il 2028 i prodotti del brand saranno unicamente elettrici. L’impegno per la sostenibilità sembra essere un «passaggio molto naturale», sostiene in un’intervista rilasciata a Repubblica, che per altri può sembrare difficile ma che nel caso della Lancia è già in corso e che fa del marchio «uno dei pochi brand che può attirare un cliente che vive nelle grandi città europee. Persone abituate a guidare il cambiamento, ad essere sempre un passo avanti». Ma non si parla solo di elettrificazione, bensì anche di interni realizzati per almeno il 50% di materiale ecosostenibile.
Tra le novità che si muoveranno in questa direzione anche la nuova Ypsilon, il cui arrivo è previsto per il 2024. Inizialmente saranno messe sul mercato un modello BEV e uno con motore endotermico, ma entro quattro anni la seconda versione verrà tolta definitivamente dal listino. A dirci che aspetto avrà è proprio Napolitano che parla di un’auto «lunga 4 metri, fortemente innovativa e sicuramente più maschile dell’attuale». Ma non finisce qui, perché per il 2026 è prevista la presentazione dell’ammiraglia «il cui nome non è stato ancora deciso e che ci permetterà di entrare nel segmento più grande in Europa». Poi la nuova Delta, «dalle linee geometriche, scolpita e muscolosa» e per la quale dovremo aspettare fino al 2028. All’orizzonte anche un veicolo ispirato alla Lancia HF.
Il mercato resterà quello italiano ma sono previste delle espansioni, seppure mantenendosi «umili», sostiene Napolitano. «Abbiamo intenzione di riportare la Lancia nel mercato premium e lavorare con Alfa e DS per rafforzare l’offerta del gruppo». Si punterà nei 5 mercati «dove è forte l’amore per il prodotto italiano e per il lifestyle: quindi Francia, Spagna, Germania, Belgio e Olanda». Per gli amanti dei classici del marchio ci prospetta un futuro promettente. Napolitano annuncia che i designer stanno lavorando affinché vi sia una rinascita dei modelli Aurelia spider, B20 e Flaminia. In particolare l’Aurelia, «la prima vettura che mette insieme le due anime d Lancia: l’eleganza della Dolce vita dell’Italia del boom economici e dunque de Il sorpasso [il famoso film di Dino Risi, nda], e la sportività». È proprio l’Aurelia B24 il modello a cui ci si ispirerà per il futuro: «quella vettura era una scultura in movimento. Design puro. Non aveva maniglie esterne, cosa che dice tutto del suo design senza tempo».