Ormai è ufficiale: la raccolta delle firme per la proposta di referendum abrogativo sulla legalizzazione dell'uso e della coltivazione di cannabis ha raggiunto il traguardo delle 500.000 firme. Un evento di portata storica, soprattutto per la rapidità con cui le sottoscrizioni sono state raccolte e che ha visto un massiccio ricorso al nuovo sistema di firma in remoto, a mezzo SPID. Un effetto collaterale decisamente imprevisto, insomma, della dimestichezza acquisita dai cittadini italiani con questo tipo di strumenti, a sua volta dovuta alla pandemia. Che succederà, adesso? La palla passerà ora all'Ufficio Centrale della Corte di Cassazione, chiamatao a vagliare la validitià della raccolta stessa e a formulare il quesito che potrebbe poi essere posto ai cittadini, all'interno delle urne. Qualora i requisiti formali siano stati rispettati, spetterà, quindi, alla Corte Costituzionale l'ultima verifica circa l'assenza di profili di illegittimità - appunto - costituzionale, prima che la data del referendum possa essere individuata.
Se vi state domandando cosa diavolo c'entri tutto questo discorso con il mondo delle auto, potreste rimanere stupiti. Secondo alcune teorie, infatti, la colpa dell'approccio repressivo, applicato fino all'ultimo decennio da pressoché tutti i paesi occidentali (e non solo), nei confronti dei derivati dalla canapa indiana, andrebbe ricondotta nientemeno che a... Henry Ford e a una sua geniale idea.
Ford era talmente avanti per i suoi tempi che, oltre altre ad aver vietato il fumo delle sigarette all’interno dei luoghi di lavoro che gli appartenevano, aveva deciso di puntare su materiali leggeri, flessibili e, soprattutto, ecologici. Pazzo? No, visionario. Se da una parte l’impiego delle sigarette era considerato da Ford come dannoso per la salute, come tra l’altro dimostra un carteggio con Thomas Edison nel 1914, il genio a stelle e strisce riteneva fondamentale utilizzare per le proprie vetture dei materiali all’avanguardia, così da non dover dipendere dalle miniere per il ferro e l’acciaio, cosa che riteneva particolarmente antieconomica e allo stesso tempo troppo complessa nel lungo periodo.
Nel 1931, quando ancora le conseguenze della Grande Depressione si facevano ancora sentire, Ford commissionò al proprio centro ricerche lo sviluppo di un’auto realizzata con la canapa, motore e meccanica a parte. Un’idea abbastanza folle per i giorni nostri, figuriamoci per l’epoca, ma che trovava una sponda nel vaso numero di industrie che, negli Stati Uniti e in diverse altre parti del mondo, facevano un uso estensivo di canapa per la realizzazione di tele, corde e anche vele per le navi.
La situazione economica in cui versavano gli americani, in quel periodo, era disastrosa: c’era bisogno di un mezzo economico, ma i produttori di acciaio avevano un certo potere, così come l’industria petrolifera e quella della carta. L’auto di Ford utilizzava quantità minime di acciaio e andava a etanolo ricavato… dalla canapa. Il 70% della Hemp Body Car - come venne definita - era realizzato con materiale naturale e anche gli pneumatici erano stati pensati per essere eco friendly, nientemeno che da Thomas Edison, anche se non abbiamo notizia di quale potesse essere la tenuta e la durata del loro battistrada.
Ma a stroncare sul nascere l'intero progetto fu l’introduzione, nel 1937, del cosiddetto Marihuana Tax Act, una normativa volta a tassare pesantemente gli agricoltori dediti alla coltivazione di canapa indiana e i suoi acquirenti, a cui si aggiunse, di lì a poco la successiva e definitiva messa al bando a causa della sua classificazione come sostanza illegale. Una scelta apparentemente insipegabile, anche e soprattutto in ragione del fatto che soltanto fino a pochi anni prima, durante la Grande Guerra, in alcuni stati la coltivazione di canapa era addirittura imposta, per sostenere la produzione di materiali utili all'esercito.
Perché si decise di rendere la canapa illegale? Secondo i sostenitori della sua legalizzazione non ci sono dubbi: il Marihuana Tax Act fu il frutto delle enormi pressioni esercitate dalle lobby dell'acciaio, preoccupate di vedere i propri introiti crollare a picco, qualora l'idea di Ford avesse dovuto trovare un definitivo sbocco, dal punto di vista produttivo. A contribuire alla demonizzazione della cannabis, verosimilmente grazie a più o meno dirette forme di pressione esercitate sui loro editori, ci pensarono non a caso anche i media, con i giornali sempre pià spesso autori di collegamenti tra l’utilizzo di erba e crimini efferati, attuando una vera e propria una campagna di terrore che fu in grado di spostare l'opinione pubblica dalla parte dei contrari all'utilizzo della canapa.
La fine di un sogno?
A rispolverare l'idea di un'auto fatta di canapa ci hanno pensato, tuttavia, di recente sia Mercedes-Benz, che BMW. Quest'ultima, addirittura, ha scelto di utilizzare una derivazione di questa pianta per produrre i pannelli delle portiere di un'auto effettivamente in produzione: l'elettrica i3. Ed è proprie degli ultimi giorni l’indiscrezione secondo cui il marchio dell’Elica voglia investire maggiormente nell’impego della canapa per riuscire ad abbassare notevolmente il livello di emissioni entro il 2030.
Anche in Italia, comunque, dal 2016, il progetto di Henry Ford avrebbe potuto prendere nuovamente vita grazie alla legge 242 del 2 dicembre che sostiene e promuove la filiera della canapa. È questo il futuro che ci aspetta? Una nuova stagione in cui la canapa, tanto a uso industriale, quanto a uso ricreativo, sembra aver trovato una nuova dignità sembra aver ormai preso il via in maniera non più arrestabile. Prepariamoci, quindi, a usare (e guidare) un numero sempre maggiore di oggetti creati con derivazioni di queste fibre e, probabilmente, a iniziare a divertirci (dove possibile, in sicurezza) con ciò che questa pianta è capace di produrre, per la prima volta senza sensi di colpa.