Lo ha detto anche Claudio Cecchetto, uno che di hit se ne intende, proprio a MOW, poco più di un mese fa: “Italodisco” dei The Kolors ha le carte in regola per superare tranquillamente il 2023. Tra una decina d’anni, quando ancora lo ascolteremo, sarà in grado di stamparci un sorriso di piacere in faccia”. Ecco, Italo disco: un’idea, corrispondente a un momento glorioso della musica pop italiana, che i The Kolors hanno rimesso in circolo con fresca spavalderia. Stasera, però, sarà il momento di tornare a celebrare la versione originale di quella scena anni ’80 evocata da Stash e compagni. Teatro della festa, il cortile del Castello Visconteo di Pavia, dove a partire dalle 21 circa – ma attenzione, i posti disponibili non sono più di 1200 e l’ingresso è gratuito – prenderà vita una serata in onore di Albert One, al secolo Alberto Carpani, dj e musicista pavese scomparso nel 2020. All’appello hanno risposto tutti o quasi: Martinelli, P. Lion, Fred Ventura, Joe Yellow, Roberto Turatti, Ken Laszlo, Nathalie (Soundlovers), Johnson Righeira, Kim Lucas e altri ancora.
Clara Moroni con Albert One ci ha lavorato (“una persona gentilissima, dolcissima”). Perché Clara non è stata “solo” la corista di Vasco Rossi, il suo passato musicale ha toccato anche quella che oggi, a livello planetario, viene appunto conosciuta come Italo disco: “Da giovanissima – ancora studiavo –, ero stata notata da Joe Yellow. Mi venne a vedere in una discoteca a Boario Terme e mi chiese se avrei voluto cantare per la Time Records. Il genere del brano? Quello che, all’epoca, si chiamava semplicemente “dance”. Il primo pezzo – anno 1986 – è stato “Love at first”, proprio per Joe Yellow. Da lì in avanti ho cantato su diversi brani che ancora oggi costituiscono la spina dorsale del miglior repertorio Italo disco. Albert One è stato uno dei primi con cui ho collaborato. “For your love”, a cui ho partecipato, è stato forse il suo più grande successo. Poi insieme abbiamo inciso altri tre o quattro pezzi”. Una scena forse sottovalutata, quella Italo, ma non all’estero: “Sono stata anche la voce dei Radiorama, che da noi non sono stati molto famosi, ma hanno riscosso grande successo in Germania, nel nord-Europa e in Giappone. Ai tempi non c’era l’idea che si stesse creando qualcosa di importante. Suoni e atmosfere da cui anche gli inglesi Stock, Aitken & Waterman – la “hit factory” che ha lanciato Kylie Minogue, per intenderci – hanno ampiamente attinto. Noi italiani non siamo stati in grado di etichettare il fenomeno, ci hanno pensato gli stranieri a creare il brand Italo”. E i The Kolors? Scaltri nell’utilizzare un termine passe-partout o filologici? “Mah, ne ho parlato anche con Roberto (Turatti, promotore della serata, uno dei fondatori del genere e il primo a produrre Albert One, ndr) e credo che, a parte la cassa in quattro, la loro sia una bella canzone, ballabile, che però non ha alcuna reale affinità sonora con la Italo”.
Se Clara ha prestato la voce a tanti dischi dell’epoca, i Righeira di “Vamos a la playa”, che proprio quest’anno compie 40 anni, sono sempre stati un po’ il corpo estraneo del giro Italo: “Non siamo mai stati smaccatamente Italo. Non rinnego l’appartenenza a quell’onda disco-pop. Anche noi usavamo l’elettronica e puntavamo su melodie forti. Il nostro primo album, però, che rimane a tutt’oggi il nostro manifesto programmatico, è assolutamente eclettico. Certo, “Vamos a la playa” ci sta bene insieme alle altre hit Italo, ma è lì quasi per caso. C’è un comune denominatore con tutto il resto, tuttavia le nostre radici sono più – come si dice oggi – post-punk”. Johnson ricorda con sincero piacere Albert One, “un ottimo amico”. Quel divertissement che fu, ad esempio, la cover di “Der Kommissar” di Falco, altro nome bollente degli anni ’80: “Uscimmo come One Righeira, inteso come Albert One insieme ai Righeira, ma la gente non colse e pensò che il brano fosse semplicemente di “uno dei due Righeira” (ride, nda)”. Tempi che Johnson ama rimembrare, in attesa, stasera, di tornare a celebrarli. I The Kolors, per lui, sono lontanissimi, quasi non se ne è accorto del loro brano estivo. Si sente onorato dalla citazione dei The Kolors, ma gli preme ricordare anche figure un po' più vicine, figure un po’ dimenticate dai sommelier musicali del nostro Paese: “Sono molto amico di Ivana Spagna, voce emblematica di quel periodo, e per me una delle più grandi cantanti italiane di tutti i tempi. Solo che, provenendo dalla scena dance, ha sempre sofferto dello snobismo di chi ascolta solo musica impegnata”. Dici Righeira e dici pop, ma non solo: “Maurizio e Christina dei Krisma compravano cinquanta copie della mia fanzine punk per permettermi di pubblicare il numero successivo. Oggi sento ancora Sandy Marton e Paul Mazzolini, meglio conosciuto come Gazebo. Paul è un grande amico – anche lui, un artista non così platealmente Italo – e sono fiero di essere riuscito a farlo ubriacare ai Murazzi di Torino (ride, nda) in occasione, ormai qualche anno fa, del mio cinquantesimo compleanno. Lui, sempre così dandy ed elegante… Ma tutti i rapporti di cui sto parlando sono sbocciati davvero nella fase revival della Italo disco, non negli anni in cui uscivano i dischi. All’epoca eravamo sempre in giro, viaggiavamo veloci e non c’erano i cellulari, era molto complicato stringere rapporti veri”.