image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • Formula 1
  • MotoGp
  • Sport
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Tech
  • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Cover Story
  • Media
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • Formula 1
  • motogp
  • Sport
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2020 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

“Cattivo sangue” di Elena Di Cioccio, l’eroina di cui avevamo bisogno: antidoto alla noia dell’autofiction contemporanea

  • di Alessia Kant Alessia Kant

30 luglio 2023

“Cattivo sangue” di Elena Di Cioccio, l’eroina di cui avevamo bisogno: antidoto alla noia dell’autofiction contemporanea
“Cattivo sangue” (Vallardi) di Elena Di Cioccio è un libro che si ribella al buonismo: l’infanzia con un padre batterista conosciuto in tutto il mondo (“uno sciamannato con i capelli lunghi che faceva un lavoro-non lavoro, e suonava quella musica lì, senza nemmeno le parole”), il rapporto complesso con la madre morta suicida (una “leonessa-bambina ferita”) e la diagnosi di sieropositività a soli 28 anni. Ed è un libro privo di retorica o autocommiserazione, che si rifiuta di lasciare alla malattia il compito di definire i confini della propria identità. Senza filtri, senza pudori, senza rancori, antidoto vivente all’autofiction contemporanea che elegge il paradigma della vittima a chiave estetica, che eleva la lagna a genere narrativo unico

di Alessia Kant Alessia Kant

“Cattivo sangue” (Vallardi) di Elena Di Cioccio è un cattivo libro. Nel senso che è un libro che si ribella a una forza che, in Italia e nel resto dell’Occidente, è forte almeno quanto il patriarcato: il buonismo che tutto stritola e frulla in una poltiglia insapore di conformismo. Nel raccontarci la propria vita, infatti, Di Cioccio ha scritto il memoir di una vita vissuta e divorata con le mani, fatta di discese nel vuoto e risalite conquistate a suon di eccessi, testardaggine e capacità di surfare sulle onde del destino, al largo delle coste su cui da anni batte il sole asfissiante del politicamente corretto. Immaginiamo l’incredulità, lo spaesamento degli editor di casa nostra, gente abituata a fabbricare vittime in serie come Willy Wonka con i lecca-lecca, nel leggere “Cattivo sangue”. L’infanzia con un padre batterista conosciuto in tutto il mondo (“uno sciamannato con i capelli lunghi che faceva un lavoro-non lavoro, e suonava quella musica lì, senza nemmeno le parole”), il rapporto complesso con la madre morta suicida (una “leonessa-bambina ferita”) e, ovviamente, la diagnosi di sieropositività a soli 28 anni. Devono aver strabuzzato gli occhi: in un’epoca di narcisisti travestiti da vittime, ecco una donna presa a pallonate dalla vita che tuttavia scrive un libro privo di retorica o autocommiserazione, e che – soprattutto – si rifiuta di lasciare alla malattia il compito di definire i confini della propria identità.

Elena Di Cioccio con il suo "Cattivo sangue"
Elena Di Cioccio con il suo "Cattivo sangue"

Non troverete, in “Cattivo sangue”, febbriciattole di autocompiacimento, autodiagnosi filosofeggianti o paranoie da laureande in psicologia: Elena scrive senza filtri, senza pudori, senza rancori, antidoto vivente all’autofiction contemporanea che elegge il paradigma della vittima a chiave estetica, che eleva la lagna a genere narrativo unico. Un racconto, tra l’altro, scritto in punta di ironia, al contrario dei tanti cahiers de doléances che impestano le nostre librerie, dove si fa a gara a chi si prende più sul serio. Si pensi, per esempio, a Sua Suscettibilità Jonathan Bazzi, uno che piuttosto che passare una giornata senza indignarsi potrebbe prendersela con lo stendino dei panni, il tagliaunghie o lo scopettone del cesso (pardon, del water, parola molto più inclusiva) accusandoli di averlo offeso: ecco, alla faccia di questa narrativa biografica pseudo-naturalista costruita sull’assioma “vittima ergo sum”, “Cattivo Sangue” è il diritto e dovere di leggerezza tipico di chi la sofferenza l’ha conosciuta sul serio.

Un libro che ha, infine, il pregio di rifiutare la forma della favoletta morale. Quante volte abbiamo letto autobiografie il cui compito dichiarato era educare il popolo alla “resilienza”, parola orribile dei nostri tempi orribili? Quante volte abbiamo visto il magma caotico e incandescente dell’esistenza impiattato come fosse un antipasto di un ristorante stellato, al fine di “trasmettere un messaggio”, ficcandolo con forza giù nel gargarozzo del lettore-bue?

Anche qui, “Cattivo Sangue” delle convenzioni se ne frega: lo stile è frammentato, rapsodico, riuscendo nell’impresa di riprodurre il carattere casuale e indeterminato della vita e di favorire, in questo modo, il sorgere di una forte empatia con l’autrice, che non si presenta come donna “eletta” investita di una missione, ma come povera stronza uguale a noi altre.

20230730 103913473 8354
Elena Di Cioccio e il padre Franz

Forse “Cattivo Sangue” non vincerà mai uno di quei premi capaci di farlo entrare nella ormai mitologica cartelletta di cuoio di Alain Elkann, e la sua autrice non sarà insignita del ruolo di venerabile maestra dai custodi nostrani del Bene e del Giusto. Ma nell’ambito dell’autofiction rappresenta, di gran lunga, il miglior libro italiano nello scaffale “Novità’” da molto tempo a questa parte. Non è poco.

More

Di Cioccio sieropositiva? Lo scopriamo a Le Iene quando esce il suo libro. Evviva il capitalismo

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Money, money, money

Di Cioccio sieropositiva? Lo scopriamo a Le Iene quando esce il suo libro. Evviva il capitalismo

Il nuovo album della PFM è un fermo immagine mentre tutto (s)crolla

di Michele Monina Michele Monina

The Event-Live in Lugano

Il nuovo album della PFM è un fermo immagine mentre tutto (s)crolla

Peggio di Milano c’è solo Jonathan Bazzi che si lamenta del caro-affitti (ma vive low cost con Tananai)

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Bazzi suoi

Peggio di Milano c’è solo Jonathan Bazzi che si lamenta del caro-affitti (ma vive low cost con Tananai)

Tag

  • Le Iene
  • Letteratura
  • Libri

Top Stories

  • Il nipote di Battisti: “Zio Lucio si era rotto i cogli*i di Mogol”. E sulla vedova: “Dov’è il testamento sui diritti d’autore?”

    di Maria Francesca Troisi

    Il nipote di Battisti: “Zio Lucio si era rotto i cogli*i di Mogol”. E sulla vedova: “Dov’è il testamento sui diritti d’autore?”
  • Tim Music Awards, la sagra della musica di mer*a che fa rimpiangere i Måneskin. Per fortuna c'è Mengoni...

    di Maria Francesca Troisi

    Tim Music Awards, la sagra della musica di mer*a che fa rimpiangere i Måneskin. Per fortuna c'è Mengoni...
  • Il film di Castellitto e Lundini è il più scorretto al cinema, però ci insegna una verità: “I figli non sono di chi li fa, ma di chi li ama"

    di Ilaria Ferretti

    Il film di Castellitto e Lundini è il più scorretto al cinema, però ci insegna una verità: “I figli non sono di chi li fa, ma di chi li ama"
  • Morgan risponde alle critiche di Travaglio: “Ti credevo amico. Ma non è colpa mia se esistono carnefici e imbecillità…”

    di Morgan

    Morgan risponde alle critiche di Travaglio: “Ti credevo amico. Ma non è colpa mia se esistono carnefici e imbecillità…”
  • Il nuovo libro del “prodigio” Bernardo Zannoni è un insulto a chi ama leggere

    di Riccardo Canaletti

    Il nuovo libro del “prodigio” Bernardo Zannoni è un insulto a chi ama leggere
  • Zaccagnini: “I Måneskin sul New York Times? Chi scrive non conosce la musica”. E su Amy Winehouse…

    di Domenico Agrizzi

    Zaccagnini: “I Måneskin sul New York Times? Chi scrive non conosce la musica”. E su Amy Winehouse…
  • di Alessia Kant Alessia Kant

  • Se sei arrivato fin qui
    seguici su

    • Facebook
    • Twitter
    • Instagram
    • Newsletter
    • Instagram
    • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

    Latest

    • Franco Morbidelli: “Dopo anni complicati finalmente qualcosa di buono. Pecco, Bez e Marini? È stato frustrante sentirli parlare”

      di Cosimo Curatola

      Franco Morbidelli: “Dopo anni complicati finalmente qualcosa di buono. Pecco, Bez e Marini? È stato frustrante sentirli parlare”
    • Il Foglio percula Ultima generazione e il dialogo con il povero pazientissimo poliziotto durante il blocco stradale [VIDEO]

      di Erminia Cioffi

      Il Foglio percula Ultima generazione e il dialogo con il povero pazientissimo poliziotto durante il blocco stradale [VIDEO]
    • Meneguzzi: “I giudici di X Factor massacrano delle minorenni solo per diventare virali, che pena”. E spiega la sfuriata di Morgan contro Ambra…

      di Paolo Meneguzzi

      Meneguzzi: “I giudici di X Factor massacrano delle minorenni solo per diventare virali, che pena”. E spiega la sfuriata di Morgan contro Ambra…

    Next

    Tutto quello che abbiamo capito dal dissing tra Paolo Meneguzzi e J-Ax (in cui finisce Fedez)

    di Emiliano Raffo

    Tutto quello che abbiamo capito dal dissing tra Paolo Meneguzzi e J-Ax (in cui finisce Fedez)
    Next Next

    Tutto quello che abbiamo capito dal dissing tra Paolo Meneguzzi...

    • Attualità
    • Lifestyle
    • Formula 1
    • MotoGP
    • Sport
    • Culture
    • Tech
    • Fashion

    ©2020 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

    • Privacy