Si torna sempre dove si è stati bene, e quindi noi non potevamo che fare visita ad Andrea Cardarelli nel suo Sala degli artisti di Fermo, il luogo perfetto per chi ama il cinema, quello scelto con cura. Da chi? Da gestori appassionati come lui che alla nostra domanda su quale fossero stati i film più brutti visti nel 2024 ci ha semplicemente risposto che lui, quelli brutti, non li va a vedere. Quindi, non li sceglie (o quantomeno ci prova). Andrea che è il presidente del Circolo del Cinema Metropolis quando seleziona un film, insieme al suo team, pensa ai suoi occhi ma soprattutto a quelli dei suoi clienti, cercando di offrire a ciascuno di loro un'esperienza unica tra titoli interessanti, poltrone belle comode e ospiti d’eccezione. Insomma, i fermani, il cinema, se lo vivono proprio bene (molti, fidandosi, si recano al monosala senza sapere neppure che film ci sia in programmazione). Beati loro. Tante le guest star che hanno affollato la Sala degli artisti quest'anno (e i cinema gestiti dal circolo), prima fra tutti Maura Delpero, regista vincitrice del Leone d’argento a Venezia 81 con Vermiglio che, si spera, possa finire nella cinquina agli Oscar come Miglior Film straniero. Di lei, della provincia, dei film più belli e brutti dell'anno, del futuro dei cinema e quello dei giovani cinefili che sognano di aprirne presto uno tutto loro, abbiamo parlato con Andrea Cardarelli.
Il 2024 si chiude, ed è tempo di bilanci. Com’è andata in termini di affluenza?
Ne parlavo giusto qualche giorno fa con il programmatore della sala. A Sorrento si è discusso di un lento ritorno al cinema: non ancora ai livelli del triennio pre-Covid, ma comunque positivo. Devo dire la verità, siamo soddisfatti. Nei quattro cinema che gestiamo, i dati sono in crescita. Solo a Fermo, presso la Sala degli Artisti, abbiamo registrato quasi tremila spettatori in più rispetto allo scorso anno. Un risultato che ci riempie di entusiasmo. Abbiamo conquistato una nuova fascia di pubblico, quella dei giovani liceali, che sembrano aver accolto con interesse le nostre iniziative. Alcuni di loro ormai sono habitué: vengono per i film cult, le proiezioni del mattino della domenica e anche per i film d’autore. Si percepisce un bel ricambio generazionale, e questa è una grande soddisfazione per tutti noi.
Fuori dalla provincia che aria tira?
Per le monosale o i cinema d’essai c’è stato un miglioramento, la gente sta tornando in sala però abbiamo visto sia noi che in generale chi fa il mio mestiere che se non proponi idee nuove, se non ti svecchi, e se non investi nella tua sala pensando alla gloria degli anni Novanta, a un passato più che florido, è un errore. Devi allacciarti al nuovo, bisogna connettersi con nuove esperienze. La sala deve diventare polifunzionale. Non solo sala ma anche eventi. Piccoli concerti, incontri con autori, colazioni la mattina, aperitivi, il rapporto con le scuole… É necessario investire in tutto questo, acquistare poltrone migliori, proiettori nuovi e quant'altro. Io sto anche pensando ai visori per film in realtà aumentata, ma non siamo tutti d'accordo (ride, ndr). Insomma, bisogna aggiornarsi, la gente, il pubblico se ne accorge, ne parla e torna.
Secondo un recente studio riportato su Dagospia pare che al cinema la commedia italiana abbia ben poco appeal e che gli spettatori più fedeli siano proprio le scolaresche. Te lavori anche con le scuole. Puoi confermare? Ci sai dare una spiegazione?
Non ci sono più sceneggiatori che scrivono qualcosa di nuovo, mi sembra sempre un copiare e copiare. Per questo motivo, alla fine l’adulto, la fascia media, si chiede perché debba andare a vedere qualcosa di già visto. Per il giovane potrebbe essere una cosa nuova ma se anche loro scoprissero la commedia all’italiana degli anni Settanta, ad esempio, smetterebbero di andare al cinema a vedere quelle attuali. Ci sono poche idee dunque, ma bisogna anche dire che ci sono pochi produttori che investono in queste storie. Manca il produttore vero, quello d’un tempo che seguiva tutta quanta la filiera di un film.
Tipo De Laurentiis?
De Laurentiis, Cecchi Gori, Carlo Ponti, erano personalità che seguivano i film, che dicevano la loro se non condividevano una scelta del regista, giusto per fare un esempio. Adesso invece non interessa tanto se un film va al cinema o meno, tanto possono coprirne le spese grazie a finanziamenti come il tax credit.
A proposito, cosa ne pensi delle voci sul nuovo decreto legge sul cinema dell'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano? Si tratta di una “legge pessima” come ha sostenuto Moretti a Venezia 81?
Credo che la stiano ancora aggiornando, non so bene quale siano gli sviluppi. Ad ogni modo da quello che abbiamo letto sui giornali, online, credo sia giusto aiutare e che probabilmente, come dicono in molti, le case di produzione più piccole possano rischiare di essere svantaggiate. Tuttavia, devo ammettere anche che alcuni film finanziati col tax credit erano davvero brutti. Bisogna chiedersi chi faccia parte e chi farà parte della commissione che deciderà quali film prendono il finanziamento. Bisogna scegliere una commissione giusta, competente che conosca il cinema per davvero. Non basta avere un buon bagaglio culturale, ma saperne di cinema. Critici, giornalisti, storici, c’è bisogno di personalità competenti.
Questo è stato un anno speciale per te, penso al rapporto che hai con Maura Delpero. Alla Sala degli artisti siete stati i primi in Italia a proiettare e a moderare un incontro con la regista poche ore dopo la notizia della candidatura italiana di Vermiglio all'Oscar per il miglior film internazionale.
C'è un rapporto bellissimo. A metà estate Paolo Mazzoni, tra i più grandi montatori italiani, mi aveva fatto il suo nome. Io la ricordavo per il suo film Maternal, poi ci siamo conosciuti qui a Fermo. Suo marito Santiago Fondevila Sancet, che è attore e produttore, ha tenuto un corso di recitazione nel nostro cinema, che tra l’altro è andato molto bene, e quindi è nato tutto così. Poi dopo il Leone d’argento a Venezia, lei, Santiago e la loro bambina sono venuti da me con in mano il premio. È nata un’amicizia. E presentare il suo film con lei dopo la notizia della candidatura italiana per l’Oscar è stato emozionante. Poi devo dire che il suo film è andato benissimo nella nostra sala, proiezione dopo proiezione.
Cosa ha rappresentato per voi, per la provincia, questa proiezione speciale?
Ho ricevuto un'ondata di visibilità pazzesca. Amici, critici di fama nazionale, tipo Pedro Armocida, mi hanno scritto entusiasti.
Attendiamo allora la sua nomination nella short list, nella cinquina a miglior film straniero.
Sì, stiamo pensando a organizzare un collegamento online da lì con il nostro cinema, vediamo un po'! Sarebbe bellissimo, saremo gli unici a farlo.
Cosa consiglieresti a un giovane che sta per aprire un cinema?
Gli o le direi di farlo senza pensare ai problemi che potrebbero esserci. Se hai un minimo di budget devi farlo, aprilo. Se hai passione, quella vera, agisci. Alla fine non c'è più quel grosso rischio degli anni passati. Ci sono cinema che hanno chiuso, è vero, ma penso che si possano riaprire, che possano nascere nuove aperture, nuove idee. Sono ottimista e augurerei a lui o lei di inseguire questo sogno, se c'è.
Senti passiamo al fronte cinefilo. I tre film più belli visti quest'anno?
Tre difficilissimo. Allora, Perfect Days di Wim Wenders. L'ho visto venti volte. Quando lo proiettavamo qui a la Sala degli Artisti entravo sempre in sala a un certo punto per rivederne un pezzettino. Poi ho amato molto anche Povere creature di Lanthimos e La zona d'interesse di Glazer, quest'utlimo con campo e controcampo, suoni senza immagini, Glazer ha una idea ben definita di cinema. Tutti grandi film. Poi ovviamente aggiungo Vermiglio, ha un posto speciale nel mio cuore.
E i tre meno belli?
Film brutti? Non vado a vederli (ride, ndr).
Allora, quelli che ti hanno deluso?
Probabilmente é colpa mia, non l'avrò capito ma ti dico Enea di Pietro Castellitto. Forse ero stanco, non so che dire, il suo primo film, I predatori, mi era piaciuto molto. Poi non mi è piaciuto Le Déluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta, perché anche se non quale sia stata l'idea originale del regista, a volte mi è sembrato di vedere come un elogio alla monarchia, non mi ha convinto anche se ci mostra tutto, difetti e pregi dei reali. Terzo film? Faccio ancora il nome di un italiano, Parthenope. Non mi è piaciuto. Apprezzo molto il Sorrentino degli esordi, L'uomo in più, L'amico di famiglia, Le conseguenze dell'amore. Non sopporto invece il barocchismo da La grande bellezza in poi.