“Non me ne fotte proprio!”. Un piccatissimo Lda, meglio noto come figlio di Gigi D'Alessio, reagisce alle accuse di raccomandazione per la promozione a Sanremo. Come osano. E dal palco del Christmas Village di Napoli sbotta: “Il problema è che quando non riescono a criticare la musica che uno fa, devono per forza criticare altro. Perché non sanno dove attaccarsi”. Archiviare la parentela e giudicare le canzoni, legittima richiesta. Detto fatto, e chi siamo noi per non accontentarlo? È come risvegliare il can che dorme, mercì beaucoup Luca D'Alessio.
A ogni modo, esaminando gli stream, il Gigino 2.0 guadagna il passaggio all'Ariston al pari di altri, vai a capire poi se bastano gli ascolti su Spotify per essere Big, ma lasciamo andare.
Per adesso passiamo in rassegna i suoi esordi, segnati dalla partecipazione al disco Buongiorno di papà, guarda caso. Fino al percorso ad Amici (tornerà come ospite, capirai), intrapreso proprio per scrollarsi di dosso l'etichetta “figlio di”. Anche se il ragionamento non è chiaro, per evitare la nomea si è esposto in un programma televisivo? O forse, a essere maliziosi, era solo un modo per giustificare il preannunciato salto in riviera. Ebbene, come non evocare l'imbarazzante monologo per l'assegnazione de “La paranza” di Daniele Silvestri. “Vestiamoci da papere e andiamo sul palco vestiti così. Io resto allibito. Io non sto qua con gli scemi, contro non ho gli scemi. Perché devo sfigurare con gli altri. È uno scherzo, non può essere vero. Non ho mai visto al serale una roba del genere. Non può essere possibile. Penso che questo pezzo faccia schifo. Ha credibilità se lo fa lui che è l'artista, ma io non lo faccio. A tutto c'è un limite. La paranza è una danza che si balla con la panza, qui si parla del mio futuro.” Insulti per una canzone di cui evidentemente ignorava il significato, anzi scambiata per una sciocca filastrocca alla Pulcino Pio o forse una delle sue a caso. E qui casca l'asino.
Basta leggere i testi del suo primo album (titolato Lda, che fantasia) per capire il disagio. Prodotto plastificato, finto, inascoltabile, senza idee e progettualità. Una specie di diario preadolescenziale che non a caso fa stracciare le vesti alle ragazzine, agguerrite fan del Justin Bieber napoletano. Che per essere chiari, stecca che è un piacere a ogni nota cantata. Per non infierire sull'ultima uscita, Cado, un feat con il fake di Sangiovanni, tale Albe, altro amico di Maria. “Il bello di questa canzone è che è veramente nata in modo naturale, non l'avevamo mai pensata”. E si sente. A capire chi è il genio che ha osato mettere insieme due simili banalità musicali.
Anche vero che non tutti i figli d'arte riescono col buco, e c'è poco da paragonare ad Angelina Mango, altra new entry nella scuderia della De Filippi, e di bravura degna di cotanto padre. Spiace Lda - cocco di papà - Quello che fa male è proprio la qualità musicale, nient'altro che altra musica di merda. Non era meglio passare per raccomandato?