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“I’m not gay”: ecco il reality in cui bisogna dimostrare di essere etero

  • di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

3 maggio 2022

“I’m not gay”: ecco il reality in cui bisogna dimostrare di essere etero
Sono usciti i primi episodi del reality show “I'm not gay”. Un format made in Russia presentato dal deputato anti-Lgbtqi+ Vitaly Milonov. Tra telecamere alla “Grande fratello” e lap dance, otto uomini devono smascherare i non etero (o presunti tali) nella casa in cui vivono. Via alla caccia all'omo...

di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

Eliminare il concorrente gay (o il presunto tale) per arrivare in fondo. Queste le regole del gioco “I’m not gay”, reality tv russo che in questi giorni è arrivato su Youtube. Finora sono stati caricati soltanto due episodi (52 minuti a testa, con tanto di intro) e a farlo è stato sempre lo stesso canale, Il diario di Hacha, account dello youtuber Adamin Sardarov, fra gli showman dello spettacolo. Lo showman che conduce il reality e che compare perfino nell’intro stile “New Pope” è Vitaly Milonov, politico russo della Duma (assemblea di Stato) che da anni porta avanti una propaganda anti-Lgbtqi+ e che, per intenderci, in un video diventato poi virale sui social (poi rimosso) era stato ripreso mentre rispondeva a una domanda che, secondo lui, bisognerebbe “creare rifugi per ospitare persone gay”. Durante le olimpiadi invernali di Sochi, nel 2013, aveva detto che bisognava arrestare tutti gli atleti omosessuali e transessuali presenti ai Giochi. Ecco, costui è il conduttore del programma. Che è girato e trasmesso sulla televisione di Stato russa, Paese in cui dal 1993 non è più illegale essere gay, ma anche dove esserlo comporta avere difficoltà legali e il governo vieta le manifestazioni Lgbtqi+. Le persone omosessuali, in Russia, non possono sposarsi in alcun modo. E chi sostiene questo sistema è anche chi ha deciso che nei canali di Stato ci sia questo programma.

Che, almeno da quello che si vede nei primi due episodi, funziona così. Otto uomini arrivano con un van in una villa e vi si chiudono dentro. Appena arrivati si sistemano, si presentano, si conoscono fra loro, poi arriva la sigla e dopo di essa lo youtuber Adamin Sardarov, che nella sigla compare come il Jude Law di Sorrentino con il costume a mutanda e il fisico bronzeo. Tutto intorno, maschi bianchi che giocano a beach volley. Ma non è la parte più surreale. Lo è semmai quella in cui, negli stessi frame, compare Milonov dentro un palazzo baroccato da capitelli e soffitti in oro in cui viene accompagnato da ragazze in bikini e delle mazze. Il significato? Non lo so. Finita la sigla, inizia il gioco e i concorrenti, come in un qualsiasi “Grande Fratello”, giocano. Le telecamere li spiano nei momenti notturni, durante i pasti, che tutti condividono in comune e a cui partecipa anche Saradov, che li titilla con domande e parla con loro. Nel mentre, passano alcune interviste singole ai concorrenti come in un normalissimo format occidentale.

I'm not gay

Fra cui, ovviamente, oltre alla convivenza e agli scherzi notturni, ci sono anche delle prove da superare. Tipo quella nel primo episodio. C’è da dire che nella televisione italiana, nei palinsesti di certe reti locali, si è vista molta nature e giochi di provocazione, tanto che vedere una lap dance o un twerking di un sedere non è che risulti poi così nuovo. Fa parte del gioco. Ma qui non è uno stacchetto, bensì una vera e propria prova da superare. In pratica, i concorrenti vengono fatti sedere su una sedia e pescare un numero. Il concorrente di turno si siede di fronte agli altri e si apre il fifty-fifty: dietro, a provocarti con balletti e mosse provocanti può essere o un uomo o una donna. Così a volte arriva il twerking femminile, a volte il macho vestito da poliziotto. E giù le risate dei partecipanti. Le nostre che guardiamo, un po’ meno.

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