Avete mai avuto a che fare con uno sportivo professionista? Vi è mai capitato di parlare con qualcuno che abbia dedicato gli ultimi vent’anni al raggiungimento di un solo traguardo in ambito sportivo? Avete mai intervistato qualcuno che abbia fatto della sua passione, non soltanto un semplice lavoro, ma la sua sola ragione di vita?
Nel caso non vi sia mai capitato, vi sveliamo un segreto: chi si sveglia la mattina e non pensa ad altro se non a palleggiare, correre in moto, correre in auto, nuotare, giocare a tennis, sciare e via dicendo, molto difficilmente sarà in grado di dire qualcosa di particolarmente interessante in qualsiasi altro ambito della vita. Si tratta di una generalizzazione, è chiaro: esistono calciatori laureati e sportivi a vario titolo illuminati, ma quello che è lecito aspettarsi da loro è soltanto un’estrema abilità in un ambito molto specifico della vita (il loro sport), non di certo la capacità di discettare di massimi sistemi su qualsivoglia argomento di interesse pubblico. È a partire da questa consapevolezza che le frasi pronunciate di recente da Sofia Goggia, in merito all’assenza di sciatori omosessuali, paiono del tutto prevedibili, nonostante la stessa Goggia, sia iscritta a un corso di Scienze politiche alla Luiss - non proprio il cliché di ogni sciatrice di alto livello.
D’altra parte, di “sfondoni” simili, ne abbiamo già sentiti a bizzeffe nel corso degli anni. Così, su due piedi, viene in mente un ottimo Gianluigi Buffon, tutto fiero, davanti alle telecamere della Rai, con addosso una maglia recante in bella vista la scritta “Boia chi molla”, prima di essere costretto a confessare di non sapere minimamente quale fosse l’origine storica di quel motto così convincente (e noi gli crediamo). Memorabile, ancora, è la spontanesissima uscita del signor Antonio Cassano, interpellato anche lui sulla questione omossessualità (in Nazionale, questa volta): “Problemi loro!”, disse, credendo di evitarli lui i problemi, mentre i cronisti presenti chiudevano gli occhi estasiati già immaginando i titoli dei loro servizi.
Alberto Tomba, a memoria d’uomo, non disse mai cose particolarmente sconvenienti, salvo fingersi un carabiniere in servizio per saltare la coda che gli impediva di accedere rapidamente a Cortina, a bordo della sua automobile. E come non ricordare il nostro Marco Melandri, abbandonatosi di recente, proprio sulle pagine di MOW, alla confessione di aver contratto volontariamente il Covid, prima di essere travolto da un’ondata di indignazione che l’ha portato a ritrattare e a doversi giustificare pubblicamente delle sue affermazioni.
Ora, chiedereste ad Alessandro Orsini quale sia la sua opinione sulla tracciatura di quest’anno del muro dell’Hausbergkante, proprio sulla Streif? Ecco, supponendo che la risposta sia no (anche se siamo sicuri che avrebbe un’opinione anche a questo riguardo), perché vi aspettate che Sofia Goggia abbia la capacità di esprimersi in maniera corretta su un argomento così facilmente in grado di generare polemiche anche quando ad esprimersi sono interlocutori ben più attrezzati? Colpa di Cazzullo che l’ha intervistata, direte voi. Nein! Cazzullo ha fatto centro, tanto che noi siamo qui a parlarne. Ad Orsini non si chiede di parlare di discesa libera perché non fa notizia, lo sportivo che fa una gaffe sugli omosessuali sì. Il problema, quindi, non è né la Goggia, né chi l’ha intervistata: il problema è chi si è indignato per quello che ha detto. Un tutto sommato sparuto gruppo di persone a cui è necessario, ancora una volta, ricordare una circostanza fondamentale: esiste un mondo fuori da Twitter e questo mondo la pensa per la gran parte proprio come Sofia. C’è ancora molto da fare in questo Paese? Sì, ma forse è il caso di fornire a queste persone argomenti convincenti, invece che gridare all’orrore attraverso lo schermo di un cellulare.