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“Il 2025? Non vedo luce, era meglio vivere nel 44 avanti Cristo”, Maurizio Battista al cinema con Tu Quoque. “La comicità? Se fa polemica è fastidio perché…”. E sui giovani…

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

3 aprile 2025

“Il 2025? Non vedo luce, era meglio vivere nel 44 avanti Cristo”, Maurizio Battista al cinema con Tu Quoque. “La comicità? Se fa polemica è fastidio perché…”. E sui giovani…
Maurizio Battista arriva al cinema con Tu Quoque, un film che più che un racconto sembra un pugno in faccia ai problemi universali che ci trasciniamo dietro dal 44 avanti Cristo: i debiti, la malattia, “le sfighe”. Con Battista abbiamo parlato di un’epoca, quella degli antichi romani, forse più avanti della nostra, di storie che si possono riscrivere e di quando è meglio fare caz*ate. “Da giovani, perché poi da grandi ripartire è difficile”. Ecco cosa ci ha raccontato

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Maurizio Battista ha fatto un film che si chiama Tu Quoque, ora al cinema. C’è il 44 avanti Cristo, ma anche il 2025. Scena dopo scena, tra disagi, sfortune, debiti e figli che non ti capiscono, sembra proprio che si stesse meglio prima. Ai tempi di Cesare. Anche quando la storia, come vedrete nel film, a volte si riscrive. Noi abbiamo intervistato il comico romano per parlare dello scenario nefasto che si intravede all’orizzonte dietro il Cupolone, tra piani di riarmo, guerre, malattie e le caz*ate dei giovani (da non rifare da grandi). E in tutto questo che ruolo ha la comicità? Deve distendere, creare una bolla, cosicché lo spettatore possa buttarsi dentro di essa e chiudere le porte con l'esterno. Oggi più di ieri. “È come una seduta di psicoanalisi. Se pure la comicità, come sento in molti casi, va lì a far polemica, a buttare benzina sul fuoco, non è comicità, è fastidio”. 

Maurizio Battista
Maurizio Battista press day film Tu Quoque

Maurizio Battista. In Tu Quoque il protagonista parte per un viaggio nell’Antica Roma, considerando la situazione attuale nel mondo, tra piani di riarmo e guerre, ha capito che è meglio vivere in questo 2025 o nel 44 a.C.?

Beh, forse nel 44 a.C. la vita era difficile comunque, solo che lì era difficile, qui è drammatica. Stiamo peggiorando. Non vedo luce, lo dico con un groppo in gola avendo anche figli piccoli. Forse era meglio vivere nel 44 a.C.

Il protagonista è come sconfitto, tra un matrimonio finito, la malattia, i debiti e i figli che vorrebbero di più da questo padre. Cosa vuol dire ripartire dopo i cinquant’anni? 

È difficile, io dico sempre ai giovani 'se dovete fare errori, fateli da giovani' perché poi da grandi non li risolvete. Meglio rompersi un braccio a trent'anni che a sessanta.

Come in Tu Quoque, ha mai desiderato di riscrivere una parte della nostra storia contemporanea? 

No, mi sembra già abbastanza rovinata quella che c’è. Se mi ci metto pure io a dare una mano, è una catastrofe.

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Maurizio Battista Tu Quoque

È nostalgico verso un tempo che non hai mai vissuto, tipo quello dell’Antica Roma? 

No, o meglio mi piace quella storia, quei personaggi. Dunque non direi nostalgico anche perché credo sarei durato mezz’ora in quel periodo lì. Però come dicevo mi piacciono la storia, i personaggi, questi grandi eroi dell'epoca.

Nella situazione in cui stiamo vivendo, tra incertezze, paure del domani… Tu Quoque sembra mostrare una risposta: la risata. Penso alla scena in cui la dottoressa commenta lo spirito ironico con cui il protagonista accetta la sua tragica condizione di salute. Le chiedo, qual è il valore della comicità oggi?

La comicità dovrebbe essere un servizio da dare al pubblico, che sia televisivo, teatrale, per staccare la famosa spina, quella bollla in cui per due o tre ore gli spettatori non dovrebbero pensare a niente. È come una seduta di psicoanalisi. Se pure la comicità, come sento in molti casi, va lì a far polemiche, a buttare benzina sul fuoco, non è comicità è fastidio, deve anche far riflettere, sicuramente, ma non ci prendiamo troppo seriamente. 

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