Quante volte ci siamo sentiti dire dai nostri genitori o parenti “Il servizio militare a te avrebbe fatto bene?”. Io, una persona per buona parte dei miei 45 anni mite ma poco incline alla disciplina ferrea e propenso invece alle pagliacciate e al disordine come filosofia di vita, questa frase l’ho sentita pronunciare da mio padre centinaia di volte. Lui, classe 1935, era cresciuto nel mito del dualismo “ordine & disciplina”. Si atteneva scrupolosamente a una routine mattutina che sembrava scolpita sulle tavole di Mosè: sveglia presto, apertura finestre di tutta la casa indipendentemente dal periodo dell’anno o dalle condizioni climatiche, doccia veloce e almeno parzialmente fredda (“per temprare il corpo!”, mi urlava quella stronzata mentre, pallido e tremante, lo odiavo in silenzio) durante la qua-le era consentito detergersi solo con un mattone di sapone di Marsiglia (un probabile retaggio della sua infanzia). Ero così abituato a lavarmi col solo sapone di Marsiglia che la prima volta che andai in gita con i miei compagni di scuola (era forse la prima media) e mi feci prestare un bagnoschiuma “tutto in uno” da un amico mi sentii come uno dei protagonisti di quei film di fantascienza anni ’80 quando nel backyard della sua casa in un paesino della provincia agricola americana atterra ca-sualmente un manufatto alieno che gli garantirà incredibili poteri.
Comunque, “Quante volte ti sei sentito dire “avresti dovuto fare il militare?” è la domanda con cui quest’estate iniziava l’annuncio per i casting da parte della casa di Produzione Blu Yazmine per la realizzazione della prima edizione de “La Caserma”, in onda il 19 gennaio su Rai2.
Il Collegio, il format di grande successo nel quale una classe di tamarri ambosessi viene scaraventata in un rigido istituto scolastico in un’epoca del passato (una diversa per ogni stagione: 1960, 1961, 1968, 1982, 1992) e cerca di ottenere la licenza media, ha dimostrato un fatto incontestabile: che il pubblico, soprattutto quello dei giovani, ama seguire le vicende dei propri coetanei alle prese con la disciplina ferrea dell’istituto e senza supporti tecnologici di alcun tipo (all’inizio della serie gli studenti devono abbandonare all’ingresso laptop, smartphone, smartwatch e tablet, come anche trucchi piastre per capelli e gioielli). Il processo d’immedesimazione viene favorito dal fatto che il programma risponde anche all’interrogativo strisciante che attanaglia le giovani generazioni cresciute a pane e profili social, ovvero: “Riuscirei a vivere senza telefonino?”. Sembra che ogni anno arrivino migliaia di richieste di partecipazione al programma, come a dire: i teenager odiano la disciplina ma poi segretamente la bramano. Hanno bisogno di uno scopo. Adesso la Rai sembra pronta a fare il passo successivo con La Caserma. Il programma, basato sul format originale inglese Lads’ Army, è semplice: 21 concorrenti selezionati, ragazzi e ragazze di età compresa fra i 18 e i 22 anni, devono trascorrere sei settimane in una vera caserma (ambientata a Villa Sacro Cuore di Santa Giuliana a Levico, in Trentino) sopportando la rigidità marziale in una serie di prove che forgino il corpo, lo spirito e favoriscano il lavoro di squadra.
La narrativa audiovisiva in materia è storicamente ricca e permette di lavorare su stereotipi ben metabolizzati dallo spettatore: già mi immagino l’invasato gonfio di muscoli con la sfumatura alta, il timidone flaccido che sogna il dottorato in lettere ma è lì per dimostrare ai suoi di avere gli attributi, il desperado bello e maledetto che vede nell’esperienza militare la possibilità di trovare uno scopo, il cazzaro della compagnia che sopperisce alle carenze fisiche con una notevole dose di cinismo… Come per l’apripista Il Collegio, anche le reclute della caserma subiranno un viaggio nel tempo: le loro gesta sono ambientate nel 1917, prima della fine della grande guerra. Qualche pignolo potrebbe storcere il naso di fronte al fatto che Levico all’epoca era ancora territorio Austro-Ungarico e quindi la bandiera tricolore che sventola nelle prime immagini del promo è un errore: vero, ma non credo sia il caso di fare troppo i professorini qui, del resto il reality con le interrogazioni di storia è appunto Il Collegio. Ne La Caserma, almeno sulla carta, si fanno le flessioni, bisogna rifarsi il letto in 12 secondi e marciare nel fango cantando a squarciagola inni marziali. Cosa dobbiamo quindi aspettarci? Sarà un programma che strizzerà l’occhio al primo tempo di Full Metal Jacket o a Ufficiale e Gentiluomo (ovviamente senza suicidi) oppure dovremo accontentarci di una versione serializzata di “Soldati - 365 all’alba” (film del 1987 di Marco Risi nel quale il frustrato e insicuro comandante Massimo D’Apporto prendeva di mira ai limiti della tortura e del realismo la sfigatissima recluta Claudio Amendola)?
Personalmente la prima associazione mentale che mi è venuta quando ho letto de La Caserma è stata quella con Classe di Ferro, la prima serie televisiva creata da Bruno Corbucci nel 1989 realizzata con la piena collaborazione dell’Esercito Italiano; fatto questo che, a quanto scrive Wikipedia, avrebbe garantito “maggior verosimiglianza”. Dai ricordi che ho della serie mi permetto di avanzare qualche dubbio. Le due stagioni, per un totale di 24 episodi, raccontavano le quotidiane e tragicomiche vicissitudini di un eterogeneo gruppo di ragazzi provenienti da tutta Italia per svolgere il servizio militare. Il cast vantava parecchi attori che avrebbero fatto strada in futuro (Giampiero Ingrassia e Rocco Papaleo per esempio) ma il personaggio più celebre è indubbiamente il Sergente Maggiore Roberto Scherone, interpretato da un Adriano Pappalardo ai vertici del tono muscolare e del gonfiore corporeo. Un’altra cosa che purtroppo ricordo con raccapriccio è la sigla di apertura della prima stagione, “Asso”, cantata da un imberbe Jovanotti probabilmente solo perché, come Elvis Presley prima di lui, in quel periodo era alle prese con il servizio di leva ad Albenga. “E’ la storia di uno/ di uno regolare / che poi l’hanno mandato / a fare il militare / che lui se ne sbatteva / di tutte quelle storie / ma era uno normale / e lo doveva fare / Asso! Asso!”. Sono certo che anche Lorenzo l’abbia saggiamente rimossa. Nonostante tutto ciò (o forse proprio grazie a) Classe di Ferro si rivela un successo clamoroso, toccando vette di 20 milioni di spettatori; ma erano anni dove il monopolio televisivo sull’intrattenimento non conosceva minacce o concorrenti e non si cercava quindi di capitalizzarne la popolarità con più edizioni: come il servizio di leva vero, anche Classe di Ferro Season 3 sarà abolita.
Auguriamo comunque a La Caserma (in onda in prima serata su Rai 2 dal 19 Gennaio) la stessa fortuna del suo illustre predecessore.