L’amore tossico, vendicativo, disperato, perduto: “L'amica geniale” di Elena Ferrante ha esplorato ogni declinazione dei sentimenti, intrecciando le vite di Lila e Lenù con quelle degli uomini che orbitano intorno a loro. La quarta stagione – in onda questa sera su Raiuno con le ultime due puntate – chiude il cerchio, portando sullo schermo l'ultimo atto della tetralogia. Sullo sfondo di una Napoli-protagonista, la narrazione si concentra sulle figure maschili che, pur restando spesso in secondo piano, lasciano un’impronta profonda nelle vite di Lenù e Lila. C’è Nino Sarratore (Fabrizio Gifuni), amato da Elena e detestato dal pubblico per i suoi tradimenti seriali. C’è Alfonso (Renato De Simone), il cui tragico epilogo mette in luce un odio transfobico crudele e spietato. E poi c’è Enzo Scanno: l’unico personaggio maschile positivo, un ex fruttivendolo dal cuore grande che agisce con gentilezza e rispetto. Chi ha letto i libri sa già come finirà la storia tra Enzo e Lila (spoiler nel corso dell’intervista), ma ciò che rende Enzo speciale è il suo percorso: da ragazzino silenzioso a uomo maturo e affidabile, un punto fermo per Lila e una coscienza morale per il rione. A interpretarlo, nell'ultima stagione, è Pio Stellaccio, nato a Salerno e formato all’Accademia Silvio D’Amico, che ha prestato la sua versatilità in diverse produzioni. Da “Don Matteo” a “Mina” Settembre”, passando per “Un Professore” e “Il metodo Fenoglio”. Presto lo vedremo anche nel biopic Rai “Champagne”, dove darà il volto a Bernardo Faiella, padre di Peppino Di Capri.
Enzo è l'unico uomo gentile de “L'amica geniale”. Com'è interpretare un ruolo che rompe i codici del patriarcato?
“È qualcosa di straordinario, perché ogni volta che qualcuno mi parla della serie o dei libri, capisco quanto sia importante interpretare un personaggio del genere. Rappresenta valori semplici ma potenti, come l’empatia e l’altruismo. È bello essere Enzo Scanno, oggi più che mai.”
Oggi ci sono più “Sarratori” che “Enzi”?
“Senza dubbio. Viviamo in un’epoca in cui l’individualismo è spinto all’estremo. Trovarsi di fronte a una persona che mette l’onestà e l’amore al centro della sua vita è raro. Enzo è l’opposto di Sarratore: niente vanità, solo azioni concrete. Il suo eroismo quotidiano, coerente tra ciò che pensa, dice e fa, è davvero rivoluzionario.”
Il coraggio di Enzo è ancora più dirompente se pensiamo alla Napoli del dopoguerra, giusto?
“Esattamente. In una Napoli che cercava di rialzarsi, tra illusioni americane e il peso di arrangiarsi per sopravvivere, la sua figura emerge con ancora più forza.”
Enzo è solo un “sottone”, o c'è di più dietro la sua umiltà?
“C’è di più. Pensare che le persone buone siano ‘fesse’ è un cliché che dobbiamo superare, specie al Sud. Enzo dimostra che sostenere Lila non è dipendenza, è amore. E quando c’è bisogno, sa tirare fuori le unghie.”
C'è una scena che lo rappresenta al meglio?
“La scena finale (quella che vedremo stasera, ndr). Il suo monologo, in macchina con Lenù, svela un uomo che, pur amando profondamente Lila, trova il coraggio di proteggere se stesso, facendo un passo indietro (dopo la traumatica scomparsa di Tina, la loro figlia, ndr).”
Aveva letto i libri di Elena Ferrante, prima di entrare nel cast?
“La serie televisiva mi aveva già colpito per la sua intensità, quindi mi ero ripromesso di leggerli. Ho iniziato dal quarto volume durante la preparazione del ruolo, e poi sono tornato indietro per comprendere meglio il personaggio. Prima di allora non conoscevo il fenomeno Ferrante”.
C'è chi dice di sapere chi sia. Lei che ne pensa?
“Non conosco la sua identità, ma come molti, ho pensato alla teoria della coppia: Domenico Starnone e la moglie, Anita Raja, in una scrittura a quattro mani.”
Si dice che Ferrante sia apparsa nella quarta stagione.
“Un po' come Hitchcock nei suoi film? Sarebbe un colpo di scena geniale, che diventerebbe memorabile una volta svelato.”
Tra Lila e Lenù, chi è veramente l'amica geniale?
“All'inizio pensavo fosse Lila, per il suo percorso nel rione e tutto ciò che ha superato. Ma riflettendo meglio, e ricordando le parole di Lila stessa—‘Lenù, tu sei la mia amica geniale’—ho capito che la genialità è reciproca. Entrambe spingono l'altra verso l'evoluzione, sia emotiva che professionale. In definitiva, sono l'una l'amica geniale dell'altra”.
Passando a un altro tema discusso, cosa pensa delle critiche sull’accento forzato di Alba Rohrwacher (Lenù) e Fabrizio Gifuni (Sarratore)?
“Criticare è facile, ma loro hanno fatto un lavoro enorme. Certo, il dialetto autentico sarebbe più coerente con i personaggi, ma questo prodotto va in 150-160 paesi, e in pochi noteranno davvero queste discrepanze. Alla fine, è stata privilegiata la capacità degli attori di portare il personaggio sullo schermo, anche sacrificando la precisione linguistica. E questa scelta la capisco.”
Anche gli ascolti sono stati al centro del dibattito. “L’amica geniale 4” ha registrato la metà degli spettatori rispetto alla prima stagione. Colpa della messa in onda tardiva (dopo l'America)?
“I tempi della tv sono cambiati. Oggi la gente guarda le serie quando vuole, senza pubblicità e senza orari impossibili, come quelli che vanno dalle 10 di sera a mezzanotte. Me l’aspettavo. Magari c'è chi l’ha vista subito sul sito americano, per curiosità. Ma non è disinteresse, è un nuovo modo di fruire i contenuti.”
Essere parte di una produzione internazionale, che effetto fa?
“Sono una persona molto ‘low profile’, come direbbero all’estero. L’orgoglio è tutto nell’aver partecipato. Certo, fa effetto leggere un articolo in Cina o ricevere messaggi da amici che parlano di fan inglesi, ma preferisco restare coi piedi per terra.”
Dopo Enzo, sarà il papà di Peppino di Capri nel biopic Rai (in onda probabilmente dopo Sanremo). Cosa l’ha colpita di questo ruolo?
“La possibilità di entrare nei panni di mio padre. Lui ha 90 anni, è del ’35 e ha vissuto momenti difficili, come i bombardamenti americani a Salerno. Interpretando il papà di Peppino, mi sono ritrovato a rivivere quelle dinamiche tra padre e figlio: indicare una strada che si ritiene giusta, anche se non è quella che il figlio desidera. Mio padre avrebbe voluto che continuassi con lo studio di famiglia, ma oggi, vedendo che sono felice, ha capito che ho fatto la scelta giusta. È questa relazione, fatta di contrasti e amore, che ho portato nel personaggio.”
E il cinema, invece? È qualcosa che l’attrae?
“Molto, ma le carriere seguono percorsi strani. Ho avuto due opportunità a inizio carriera, ma le ho perse: la prima per un incidente, la seconda perché avevo già preso un impegno teatrale. Magari la terza sarà la volta buona. Mai dire mai.”
E se dovesse scrivere la bio Instagram di Pio Stellaccio?
“Difficile. Forse direi: un uomo che ha lottato per i propri obiettivi senza mai calpestare nessuno. Ho sempre vissuto nel rispetto degli altri.”