Oggi, 8 dicembre 2024, mio padre avrebbe compiuto 83 anni, ma a 46 si è tolto la vita, lasciando mia mamma, mia sorella e me con il cuore spezzato per sempre, nell'assenza del suo sorriso e della sua voce profonda, del suo sguardo rassicurante, della sua intelligenza sottile, della sua femminea eleganza, della sua umanità, quella di un padre degno del suo ruolo, affidabile e confortante. lo avevo quasi sedici anni e mia sorella ne aveva già compiuti diciassette, mia mamma ne aveva compiuti quarantaquattro proprio il giorno in cui scelse di andare a morire lontano da noi, per non spaventarci, ma sapendo che ci avrebbe dato il più grande dolore della nostra vita.
Non sapeva più come fare, era deluso per non essere riuscito a darci quello che sperava, sentiva di aver fallito, di non aver avuto fortuna e successo, ed era angosciato dai debiti che aveva contratto, non aveva più fiducia in se stesso, si sentiva un perdente, si vergognava, non aveva capito che per noi invece non lo era, e che avrebbe dovuto aprirsi e noi lo avremmo perdonato, perché gli volevamo bene, avevamo bisogno di lui, lo avremmo amato comunque, anche nella cattiva sorte, era il papà, il mio papà. Era così fiero del mio talento musicale che mi accompagnava ovunque andassi a suonare, caricando in macchina gli strumenti, le mie tastiere che lui chiamava pianole, e mi appoggiava nella mia composizione di musica ricercata, per lui più la mia musica era dissonante e più era soddisfatto di me, mi esortava alla sperimentazione, mi faceva ascoltare Sibelius e i Pink Floyd, mi insegnava ad usare la pellicola per fare filmini e montarli in moviola tagliando i nastri, mi spiegava come funzionava il registratore a bobine con cui ascoltavamo il Dixieland di Glenn Miller e Benny Goodman, e in auto mentre mi accompagnava a fare le mie serate mi faceva mettere le cassette della musica che ascoltavo io, quattordicenne nel 1986 e mi confessava che i Dire Straits piacevano anche a lui, più dei Duran Duran.
Ho imparato così tanto da mio padre che quando all'improvviso non c'è più stato ho sentito una mancanza infinita, proprio nel momento in cui stavo diventando un adulto e avevo bisogno di un complice, un riferimento, una guida per diventare uomo. lo conoscevo le sue difficoltà, com me si confidava, e a casa gli reggevo il gioco, infatti spesso gli davo il denaro che avevo ricevuto a fine serata nei locali, tanto a me non servivano i soldi. Per questo una sera, prima che io mi addormentassi, venne nella mia stanza senza accendere la luce e mi appoggiò sul comodino un barattolo che usava per conservare i negativi dei provini fotografici arrotolati, dicendomi: "Ti ho messo centomila Lire, così non penserai che non te li ho restituiti". Non avevo capito il perché, ma non diedi troppa importanza a quella cosa e mi addormentai, non sapendo che era la sua ultima notte e che io non l'avrei mai più rivisto.
Quando dopo tre giorni di ricerche fu ritrovato senza vita nel bosco in tasca aveva la sua lettera di addio insanguinata avvolta in un fazzoletto di seta nero, e alcuni biglietti da visita, tra cui quello di un negozio di strumenti musicali su cui aveva scritto a biro "£ 400.000", da cui si capisce che nonostante il tormento che lo stava assalendo era andato ad informarsi sul prezzo di una batteria elettronica che desideravo da tempo. Nella sua lettera c'è un passaggio in cui mi dice che è certo che diventerò qualcuno nella musica e che non devo rinunciare ai miei concerti per lui perché non ne vale la pena. Se sapesse che ora la cattiveria di alcune persone mi ha tolto la gioia di fare i concerti e la libertà di mantenere me e la mia famiglia con la musica sono certo che oggi lotterebbe con me. Spero che appaia in sogno a tutti i miei detrattori per dirgliene quattro, a cominciare da Selvaggia Lucarelli.