Michele Lo Foco è un avvocato specializzato in diritto d’autore. Ha scritto testi tecnici sul cinema ma anche romanzi, saggi e libri di poesia e filosofia. Ha svolto incarichi pubblici come amministratore in società quali Cinecittà Holding, Zetema, Rai, Fondazione Cinema per Roma e tutt’ora si dedica al perfezionamento della legislazione dello spettacolo, avendo come primario scopo la difesa dei produttori indipendenti. Con lui parliamo della salute del cinema e della televisione italiana, tra agenti che vogliono scavalcare manager, target giovanile, potere e offerta.
“Il cinema italiano sarà sempre in crisi se non verranno ripristinati i canoni che gli hanno consentito molti anni fa di primeggiare”
Le ultime dichiarazioni di Pierfrancesco Favino riguardo gli attori italiani spesso assenti nelle grandi produzioni internazionali hanno fatto molto discutere ma un fondo di verità c’è. È d’accordo?
“No, non sono d’accordo. Il depauperamento della qualità dei prodotti è anche causato dalla mancanza di attori noti e capaci, e questa mancanza è a sua volta il prodotto dell’incapacità dei nostri produttori e soprattutto delle strutture pubbliche di realizzare film internazionali, veri e ben costruiti. Ma qualche miracolato ancora esiste: Matilde De Angelis è riuscita a ottenere un ruolo all’interno della miniserie The Undoing ed è la protagonista della bellissima e contestata Lidia Poët, Sabrina Impacciatore ha conquistato i cuori di tutto il mondo grazie al personaggio interpretato nella seconda stagione di The White Lotus assieme alle giovanissime Beatrice Grannò e Simona Tabasco. Luca Guadagnino continua a dirigere film di spessore internazionale. Un’osservazione fuori sacco: l’effetto di White Lotus è che tutti vogliono soggiornare nel meraviglioso palazzo di Noto che appare nella serie e fare le vacanze in Sicilia”.
Lei è stato spesso critico verso il cinema italiano in mano ai soliti noti, che fanno lavorare sempre le stesse persone. Perché succede ciò e chi sono questi personaggi manageriali e artistici?
“Il cinema è diventato ostaggio delle strutture pubbliche che erogano denaro, come sempre quando lo Stato decide di intervenire massicciamente in un settore, il mercato subisce un trauma e si deforma. I burocrati stabiliscono gli attori sulla base delle loro attitudini e non più sull’intuito dei produttori. Si crea così un cerchio magico nel quale lavorano solo quelli che sono riusciti ad entrarvi, in un modo o in altro, e lascio alla fantasia del lettore quali possano essere i metodi”.
Chi gestisce la cultura cinematografica italiana tutela i film indipendenti e le piccole produzioni oppure favorisce le major?
“Franceschini e i suoi dirigenti, in primis Nastasi, hanno favorito esclusivamente le minimajor italiane, le major straniere e hanno condannato a morte gli indipendenti, utilizzando leggi, burocrazia, commissioni e televisione di Stato”
Mettendo da parte le commedie, da anni si parla di cinema italiano in crisi. Cosa bisognerebbe fare per risollevarlo?
“Il cinema italiano sarà sempre in crisi se non verranno ripristinati i canoni che gli hanno consentito molti anni fa di primeggiare. Occorrono prima di tutto scrittori, soggettisti e sceneggiatori di livello. Il film non è un meccanismo per tutti, ci vuole cultura, conoscenza degli strumenti, sensibilità. Una volta i ricchi alle amanti regalavano una boutique, oggi le fanno diventare attrici o produttrici: non c’è cinema senza professionalità, e non c’è cinema se manca la libertà”.
Passando alla tv, comandano più gli agenti o i manager dei vari broadcaster?
“La televisione italiana è in mano sotto il profilo editoriale a gente “che ce capisce poco” come diceva il pescatore di anguille del film di Rosi. Anche qui vale lo stesso discorso: i direttori di una volta, Di Russo, Giordani, Guglielmi, Munafò erano grandi professionisti. Quelli attuali, al di là della loro ormai conosciuta liquidità, non hanno gli strumenti per dirigere ma corrono dietro alla notorietà, alla convenzione, al successo facile, ai personaggetti direbbe il presidente della Campania De Luca. Gli agenti hanno trovato terreno facile con questa dirigenza e si sono impadroniti delle redini della programmazione. Ovviamente, i manager delle piattaforme, pur nei limiti della loro professione, cioè degli algoritmi e del successo, possono esercitare il loro potere internazionale”.
La tv italiana è accusata di trasmettere contenuti trash eppure abbiamo l’offerta più ampia del mondo: intrattenimento, doc, informazione, serie tv, fiction, televendite, sport, cartoni animati…
“Lo sforzo economico che ancora viene usato per programmare rende la televisione italiana ricca di offerte, e per gli anziani spettatori è sufficiente. Certamente, la televisione generalista privata è soprattutto trash, non ci sono dubbi, è stupida e diseducativa esattamente come suggeriva Karl Popper, filosofo ed epistemologo austriaco difensore dell’ideale di libertà”.
Al momento, chi sono gli agenti che fanno il bello e cattivo tempo in tv e nel cinema?
“Lucio Presta e Beppe Caschetto in Rai. Il cinema non ha figure di rilievo”
Al di là dei social network, le piattaforme ott portano via target giovane alla televisione oppure gli under 35 sono sparsi nella moltitudine di canali del dtt?
“I giovani non guardano né Rai né Mediaset, ma utilizzano il computer, i social e talvolta Netflix o Amazon Prime”.
Quale sarà il futuro di cinema e televisione del nostro Paese?
“Senza un indirizzo, una legge sana, il cinema è destinato a soffrire mentre la televisione farà indigestione di pubblicità e di prodotti. L’unica speranza è che la concorrenza costringa le televisioni a selezionare il prodotto con molta attenzione. Certo, se il tempo di passaggio tra la sala e la televisione fosse come in Francia, 15 mesi, il cinema avrebbe un po' di respiro”.