Da oggi - 25 gennaio - su Audible è disponibile la serie podcast di Barbascura X, scienziato, scrittore, performer teatrale, vincitore del Premio Giancarlo dosi 2020 per la divulgazione scientifica con in curriculum mezzo milione di follower su YouTube e oltre trecentomila tra Instagram e Facebook. Il nome della serie è tutta un programma: “Storie brutta sulla scienza” e promette di insegnarti qualcosa facendoti pure divertire.
Come nasce il podcast?
Nel 2019 ho pubblicato Il Genio non esiste (e a volte è un idiota) edito da Tlon. È andato molto bene e ne ho tratto una serie di spettacoli teatrali che ho portato in giro per tutto il 2019. Possiamo dire che il podcast sia il naturale seguito del lavoro fatto con il libro e in teatro e in cui ho iniziato a raccontare la scienza in maniera meno accademica.
Perché questo titolo: Storie brutte sulla scienza?
Il titolo richiama la mia serie su YouTube che si intitola Scienza Brutta dove parlo di biologia e storia della scienza naturalistica in maniera… proprio brutta. Ho fatto il mio marchio di fabbrica nel raccontare le cose male (ride, ndr). Viene da sé che quando ho deciso di fare il podcast non potevo che farlo con questo stile. Parlo di scienza come te ne parlerebbe un amico al bar mentre si esalta. Senza essere rigidi, accademici, rigorosi.
Entriamo nel dettaglio dei temi che affronti. Perché Edison era un paraculo?
Perché è stato anche un grandissimo imprenditore. Forse addirittura era meglio come imprenditore che come scienziato. Ma è stato pure un grande stronzo, perché ha cercato di boicottare la tecnologia avversaria - che poi era quella di Nikola Tesla - usando quelle che oggi chiameremmo fake news.
Perché Einstein era un disadattato?
Per tanti motivi, ma soprattutto perché la scoperta della relatività generale deriva dall’ossessione nel non voler cedere la sua idea ad altri. Quindi pur di non farlo si è messo a lavorare a testa bassa cercando di non farsi raggiungere da chi – come David Hilbert – stava arrivando alla sua stessa soluzione. Per riuscirci smise di fare qualsiasi altra cosa, praticamente non visse più o visse da disadattato.
E perché Galileo Galilei era un blastatore?
Galilei davvero non ce la faceva ad essere diplomatico. Tanto che il vero motivo per cui è caduto in disgrazia e fu costretto ad abiurare non fu tanto il fatto di aver detto qualcosa di malvisto dalla chiesa. Il vero motivo per cui abiurò è perché nel suo libro lanciò al Pontefice (che era pure suo amico) troppe frecciate inserendo anche conversazioni private. Praticamente era ossessionato dal perculare il Papa. Quindi tanto rispetto… ma un po’ se l’è cercata.
Se pensi all’ascoltatore tipo di Storie brutte di scienza a chi pensi?
A quelle persone che non sanno di essere interessate a simili argomenti. Quando si pensa alla storia della scienza un’aura di noia, in fondo, si percepisce sempre. È a queste persone che io voglio parlare e dire: guardate che può essere divertente. Ascoltatelo anche solo per farvi una risata e poi alla fine avrete scoperto delle cose.
Ti definiscono il punk della divulgazione scientifica. Ti ritrovi in questa definizione?
Più che punk io mi sento un rocchettaro. In realtà il titolo di divulgatore scientifico mi è stato affibbiato, io ho semplicemente sempre fatto quello che mi piaceva e divertiva. Poi siccome il mio stile si distanzia parecchio da chi fa divulgazione in maniera più rigorosa e classica direi che la definizione sia azzeccata.
Come hai capito che potevi parlare di scienza in un altro modo?
Grazie a YouTube. Mentre facevo il dottorato in chimica ho aperto un canale, ma occupandomi di scienza tutto il giorno almeno lì rivendicavo la possibilità di poter fare altro e infatti parlavo di film. Poi un giorno successe qualcosa. Avevo una coinquilina fissata con i panda e iniziai a scaricare tutti gli articoli scientifici possibili e immaginabili per dimostrarle che è in realtà il panda è un animale di merda. Nacquero una serie di dibattiti casalinghi in cui sono convinto di averle dimostrato che il panda meritasse sul serio l’estinzione…
E l’hai convinta?
No, per lei è un animale bello e carino e non va oltre.
E poi?
Decisi di non tenere tutto quel materiale sui panda solo per me e ci feci un video (https://www.youtube.com/watch?v=waapP8AIi-Q&t=203s). Mi divertii molto e si divertirono le persone che lo guardarono. Dissi “che fico facciamolo di nuovo” e così è nato tutto. Raccontare la scienza e farlo male è la cosa che amo maggiormente fare.
A proposito di YouTube: il tuo video “Quello che vorresti sapere sui Virus” è entrato in una shitstorm di negazionisti e complottisti. Che esperienza è stata?
In realtà la vera shitstorm è nata non per quel video - che comunque mi ha portato gente a dirmi che ero pagato da Soros - ma per un live streaming dove commentavo e smascheravo video complottisti. Spiegavo le falle dei loro ragionamenti e qualcuno mi ha preso di mira, ma poi diciamolo: si parla di shitstorm, ma quasi sempre sono dieci persone che usano cento profili diversi.
Poco prima di Natale con il tuo ultimo libro hai vinto il premio Giancarlo Dosi 2020 per la divulgazione scientifica…
E non me lo aspettavo. Pensavo che se mai avessi vinto qualcosa, sarebbe stato per i video. C’erano altri libri in gara, per me erano validissimi e davvero non pensavo di vincere, tanto che quando lo hanno annunciato non sono riuscito a dire niente se non “Ma che davvero”? Inutile dire che mi ha fatto tantissimo piacere, vivo perennemente con la sindrome dell’impostore e non so se mi merito quel premio o di godere di tanta attenzione.
In un’intervista hai detto: “studiare, informarsi bene, non smettere mai di farlo. Perché una volta che hai le conoscenze nessuno ti può rompere il cazzo”. È questo il segreto? Studiare per non farsi rompere il cazzo è la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto?
Beh secondo me sì, ma è un discorso che si porta dietro un pacchetto di spiegazioni. Se studi tanto capisci come gira il mondo. Se studi sai cosa sai e cosa non sai, sai come funziona l’informazione. È abbastanza banale, ma sapere è potere. In un’epoca di pandemia che ha atrofizzato i metodi di comunicazione e scambio delle informazioni è sempre più importante avere conoscenze ed essere in grado di comunicarle può diventare per molti non solo un lavoro, ma una base di vita per poter campare in questo mondo sempre più digitalizzato dove è complicato distinguere il vero dal falso.