Sanremo 2025 è ormai una fiera di vanità senza sostanza? Sì, secondo due voci che di musica ne sanno qualcosa: Morgan e Red Ronnie. Uno, l'eterno enfant terrible della musica italiana, l'altro, il nostalgico custode di un'epoca in cui la musica non era solo TikTok e coretti catchy. Entrambi, senza peli sulla lingua, hanno demolito il Festival di quest'anno con la delicatezza di un elefante in un negozio di porcellane. Morgan, con una storia Instagram che sa più di manifesto punk che di sfogo estemporaneo, non ha risparmiato nessuno: “Mi fa davvero schifo, insopportabili i cantanti, zero originalità, zero ironia, zero autenticità. Le canzoni una più orrenda dell'altra, musicalmente vuote e inesistenti. I testi? Involuti, inutili, allucinanti. Mia figlia di quattro anni al toy piano è Stockhausen in confronto”. Un colpo al cuore per l'Ariston, che si sforza di sembrare cool e inclusivo, ma che a detta di Morgan risulta più falso di un Grammy al maestro Domenico Bini. L'ex frontman dei Bluvertigo salva solo un dettaglio: l'idea (sua) di invitare i Duran Duran, che saliranno sul palco nella terza serata. Simon Le Bon come ultimo baluardo di un'epoca in cui le band scrivevano canzoni, e non algoritmi?
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Red Ronnie non è da meno. Interpellato sul Festival, ha sfoderato una metafora degna di una recensione su TripAdvisor: “Quando hai la merda o il nulla, per renderlo appetitoso devi metterci sopra le luci e fare tante inquadrature”. Non proprio un endorsement per i cantanti in gara e la regia di quest'anno. E rincara la dose, ricordando il Sanremo di Giorgio Faletti, che con Minchia, signor tenente aveva chiesto una sola telecamera fissa su di lui: “Perché quando hai qualcosa di vero da dire, non servono effetti speciali. Oggi ci sono canzoni scritte da sette autori, e il risultato è il nulla cosmico”. Il Festival, che vorrebbe essere la Mecca della musica italiana, secondo Morgan e Red Ronnie è più simile a un talent show allungato con l'acqua. E mentre Carlo Conti si affanna a spiegare che il Papa è stato coinvolto a sua insaputa, e Tony Effe cerca di convincerci che il suo flow sia rivoluzionario, c'è chi, come Morgan, aveva creato un momento di alto situazionismo con Bugo. Almeno lì c'era una storia. Sanremo 2025, tra outfit che gridano gli slogan dei brand e playlist che sembrano generate da un'intelligenza artificiale con problemi esistenziali, ha trovato i suoi detrattori perfetti. E forse, sotto sotto, hanno anche un po' ragione.
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