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Sanremo 2025, Cristicchi idolo meloniano? Dall’utero in affitto allo spettacolo sulle foibe (e le scorte dopo le minacce). E ora critica Amadeus che rifiutò “Quando sarai piccola”: “Meglio, nel suo Festival mi sarei sentito a disagio...”

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

13 febbraio 2025

Sanremo 2025, Cristicchi idolo meloniano? Dall’utero in affitto allo spettacolo sulle foibe (e le scorte dopo le minacce). E ora critica Amadeus che rifiutò “Quando sarai piccola”: “Meglio, nel suo Festival mi sarei sentito a disagio...”
Simone Cristicchi meloniano? Alcune opinioni controverse, uno spettacolo sulle foibe, la scorta per le minacce e ora anche le critiche al Festival progressista di Amadeus… Ma davvero il cantante va rappresentato come giullare alla corte di una parte politica e non come uno che, senza ideologia, decide di raccontare proprio quelle storie che possono urtare? Non è questo che dovrebbe fare gli artisti?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Simone Cristicchi ha raccontato l’isolamento e l’abbandono dei matti nelle case di cura, tanto da meritarsi gli elogi e l’amicizia della poetessa Alda Merini. Con un tema così aveva vinto Sanremo. Ora torna al Festival con una canzone sulla madre colpita da un’emorragia cerebrale, Quando sarai piccola e c’è poco da dire se non che dovete sentirla. Problema: è contro la maternità surrogata. Cristicchi, non la canzone. Secondo problema: fece uno spettacolo sulle foibe. Terzo problema: potrebbe piacere ai meloniani, non come Elodie, che Giorgia Meloni non la voterebbe mai, neanche se le tagliassero una mano (dice). Insomma, è stato accusato di essere fascista. In più fa piangere, commuove, sceglie temi pesanti che vanno dal sociale alla vita privata e proprio quest’ultima è chiaramente il quarto problema della nuova sinistra che ha reso il personale politico e che quindi è costretta logicamente a considerare inaccettabile che un artista parli di quello che succede tra le mura di casa, a meno che non si tratti di femminicidio o violenza di genere, va da sé.

Simone Cristicchi al teatro Rossetti di Trieste per il decennale di "Magazzino 18" lo spettacolo sulle foibe
Simone Cristicchi al teatro Rossetti di Trieste per il decennale di "Magazzino 18" lo spettacolo sulle foibe
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Secondo alcune analisi fatte con intelligenza artificiale, la sua canzone sarebbe quella con il minor quoziente di sanremità di tutte. Un unicum del Festival. Canzone per altro rifiutata da Amadeus, spiega Cristicchi al Corriere della Sera: poco male, “nei suoi Festival sarei stato a disagio e fuori luogo”. Lui si definisce “un disertore che non ha bisogno di disertare”, “una scheggia impazzita sia della musica che del teatro”. Lo è. Come ha ripetuto in conferenza stampa, è quasi un debuttante, non lo conosce nessuno, era quasi sparito, stava lavorando nel sottobosco, dove si fa arte come si fa l’artigianato. Certo, difficile andare avanti se sei costretto ad avere una scorta per tre anni a ogni spettacolo a teatro per colpa di Magazzino 18, un progetto artistico che puntava a racconta “la storia del confine orientale” (che è tutta lì, va compresa e, soprattutto – lo dice Mattarella non Giorgia Meloni – non va negata).

Poi ha scritto quel dannatissimo post contro la gpa, eccolo: “Jelena è nata e vive in un piccolo paese del Kosovo. Jelena è una roda, una cicogna. Nessuno deve sapere quale sia il suo lavoro; è un segreto, soprattutto per amici, parenti e villaggio. Ha prestato il suo utero a chi non poteva avere figli, anzi, in un mondo dove le parole rivestono estrema importanza, ha venduto, noleggiato, affittato il proprio utero, perché nel mondo ricco, eterosessuale ed omosessuale, il figlio è un diritto, che se non si ottiene per grazia, fortuna e natura, si compra con il danaro. Il costo di un bambino fatto e finito, esente da difetti, con ragionevole garanzia, varia da 35.000 a 50.000 euro; la quota che percepisce la cicogna, la donna, che ha subito l’impianto, che lo ha portato in grembo per nove mesi e che lo ha partorito, solitamente è di 5.000 euro. Spesso le ‘rode’ vengono convinte a vendersi, spinte anche una povertà estrema che apparentemente non lascia scelta”.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Due canzoni: la prima su un tema tabù, soprattutto nel 2007, portato sul palco più importante della musica e della televisione italiana. L’altra su un dramma familiare che colpisce tutti.

Una storia presa dalla Storia: quella dell’esodo, quelle delle morti, quella delle contraddizioni della guerra e dopo la guerra.

Una storia presa dal presente: quella dello sfruttamento di donne che devono convivere poi con una reazione della comunità e una trasformazione del loro corpo che in altri casi consideriamo indegne.

Cristicchi, da irregolare, da “disertore”, ha semplicemente raccontato storie. I meloniani possono elogiarlo, possono riprenderlo, possono citarlo, la sinistra può paragonarlo a Povia, può considerarlo un utile idiota del governo Meloni. Sono reazioni che si sviluppato ai bordi del fiume, nel fango, nello schifo, dove marcisce tutto. Lo dimostra che quasi nessuno ci capisce nulla: Gasparri nel 2013 lo criticava proprio per lo spettacolo odiato dalla sinistra, definendo Magazzino 18 “vergognoso”; poi lo difese quando accusò la Rai di averlo censurato solo un anno dopo. Nel 2019, ormai completamente persuaso che Cristicchi fosse uno di loro, lo difende a Sanremo. Nel frattempo Cristicchi ha condannato il “genocidio” palestinese e ha difeso Ghali, nuovo santone degli attivisti, opponendosi ai crimini di guerra in Medio Oriente Quindi è di destra o di sinistra? Intanto il fiume va, Cristicchi avanza, riesce in quel che sa fare meglio. Che non è quel che sapete fare voi e cioè straparlare.

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