La serie Le Fate Ignoranti, ispirata all'omonimo film del 2001 e diretta dallo stesso regista Ferzan Özpetek, è uscita da qualche giorno su Disney + e i social non sono certo rimasti indifferenti. Sono in molti, però, a non parlarne in toni entusiastici. Il vespaio è partito dalla pagina satirica a tinte rainbow Prossimi Congiunti, creata da Gaetano Di Lieto, che ha pubblicato un post corredato da una feroce critica all'opera in particolare, ma anche alla filmografia di Özpetek in generale. Forse quasi inaspettatamente, sono stati in molti a dargli ragione: tra loro anche volti noti del mondo LGBT come Diego Passoni che ha ricondiviso la critica sul proprio profilo Instagram. Mentre il dibattito online infuria, abbiamo raggiunto telefonicamente Di Lieto per farci raccontare meglio cosa non funzioni nella prima fatica seriale del regista turco. "Tanto per cominciare, le soap opera di Canale 5 osano di più", ci ha risposto, "ma è come se Özpetek avesse una sorta di lasciapassare: nessuno proferisce verbo nonostante i cliché che propina oramai da anni. Ho pensato fosse arrivato il momento di parlarne". Ecco l'intervista completa:
Perché definisce la serie "una scadente versione melò dell'omosessualità"?
Comincerei a dire che il problema riguarda in generale tutta la produzione cinematografica di Özpetek, non certo solo questo ultimo lavoro dove semplicemente si ripetono tutti i cliché che il regista si porta dietro da anni: le terrazze che sono marchio di fabbrica dei sui film come i piedi in quelli di Tarantino, poi questi personaggi più o meno variopinti che pur tentando di scardinare certi stereotipi finiscono per risultare, involontariamente, più offensivi di quelli che vedevamo nel film Il Vizietto (1978, ndr).
Nello specifico, quali sarebbero questi cliché "offensivi"?
Il problema principale è questo: Özpetek crede di supplire con le sue buone intenzioni - che di certo non metto in discussione - a una direzione degli attori scadente e tendente al piatto. Faccio un esempio: anche in Mine Vaganti (2010, ndr), il tentativo di descrivere le meschinità e le contraddizioni della piccola borghesia di provincia del Sud Italia non va mai oltre l'oleografia. È qualcosa di assolutamente imparagonabile alle meschinità ritratte in maniera impietosa da Monicelli in Parenti Serpenti (1992, ndr). Mi sembra quasi di bestemmiare solo a fare il paragone. Anche nel capolavoro di Monicelli, comunque, c'è un coming out che è sì rimasto nella storia del cinema: quello del personaggio di Alfredo, interpretato da Alessandro Haber.
Livelli differenti, dunque. Qual è il personaggio più "stereotipato" ne Le Fate Ignoranti - La serie?
Su tutti, purtroppo devo dire quello di Annamaria, interpretata da Ambra Angiolini. Credo che il problema lo spieghi il copione stesso già dalla prima battuta con cui lei si presenta a Luca Argentero: "Ciao, sono Annamaria. Cartomante e lesbica da 16 anni". Nemmeno nelle clip di presentazione dei reality show si arriva a tali livelli di sintesi imbecille.
Quindi è vero, come ha scritto su Instagram, che "Le fiction spagnole di Canale 5 osano di più"? In cosa?
Per esempio nella soap Una vita in varie occasioni sono state proposte storyline i cui protagonisti erano personaggi LGBT. Recentemente, c'è stata una storia d'amore tra due donne, ovviamente tormentata perché la soap è ambientata agli inizi del Novecento. In passato, invece, c'è stata una relazione tra due uomini. Quando dico che produzioni come questa "osano di più" intendo che, pur andando in onda di pomeriggio verso le 14, non hanno paura di mostrare dei baci tra persone dello stesso sesso. Anzi, mi sorprende che non siano stati censurati conoscendo come ragiona il nostro Paese.
Ok, ma di baci "omo" ce ne sono anche nei film di Özpetek, compresa la serie Le Fate Ignoranti...
Sì, ma considerato che lui immagino possa godere di molte più liberta non essendo "legato" alle logiche di palinsesto di una rete nazionale, semplicemente non sfrutta questo "vantaggio": le scene di sesso sono sempre castigatigatissime. Eccezion fatta per Napoli Velata, certo, ma lì i due attori coinvolti nelle scene con gli amplessi sono Alessandro Borghi e Giovanna Mezzogiorno. Quindi in sostanza un uomo e una donna. Impossibile non notare questa evidente differenza di trattamento. Altrettanto, spiegarsene il motivo.
Fatte queste considerazioni, a questo punto trova "paracula" la scelta di inserire nel cast Lilith Primavera, attrice nata maschio, per interpretare il ruolo della transgender Vera nella serie?
Domanda scivolosa. È chiaro che oggi far interpretare un personaggio transgender a un attore o a un'attrice cisgender sia un po' obsoleto. Per intenderci: quando negli anni Novanta Lynch in Twin Peaks propose il personaggio di Denise Bryson, un'agente in transizione interpretata da David Duchovny (X Files), quella fu una scelta sicuramente rivoluzionaria. Almeno a mio parere. Ora spesso negli ambienti wok c'è chi critica perfino questa scelta, rinfacciando al regista di non essere stato sensibile. In pratica, lo accusano retroattivamente di non aver applicato una mentalità che noi oggi diamo per scontata ma che all'epoca nemmeno esisteva. Tornando a Le Fate Ignoranti e a Lilith Primavera, che una scelta di casting in sé a rendere il personaggio "giusto". È il personaggio in primis che deve essere scritto bene. E poi ci deve essere una scelta a livello di casting che sia coerente, certo.
Un esempio di scelta "coerente"?
Hunter Schafer nella serie Euphoria fa un lavoro straordinario sul suo personaggio. È un'attrice molto dotata e questo va chiaramente a prescindere dal suo essere transgender. Se però le avessero dato un personaggio "scritto male", non avrebbe potuto fare un buon lavoro.
Quali reazioni ci sono state dopo il tuo post di critica a Le Fate Ignoranti?
Inevitabilmente, pubblicando quel post ero consapevole di suscitare reazioni contrastanti. Questo perché Özpetek gode della fama di mostro sacro presso la comunità LGBTQI italiana. Ero sicuro che molti avrebbero storto il naso. E così è stato. Tralasciando un paio di commenti davvero sgradevoli, in generale devo dire che chi non ha capito il senso della provocazione ha pensato che fosse inopportuno parlar male di Özpetek perché in un certo qual modo la sua produzione, pur non priva di difetti, fa un servizio alla comunità. Nella mia opinione, indipendentemente dal valore civico o educativo che attribuiamo a una determinata opera, l'opera va giudicata in sé. Eppure, come diceva Oscar Wilde: "Non esistono libri morali o immorali, esistono solo libri scritti bene o scritti male". E così dovremmo "giudicare" anche le serie tv o film. In quanto tali, senza pregiudizi positivi o negativi che siano.
La polemica più a fuoco del mondo LGBTQI verso un film o una serie e quella invece che lei ritiene più sterile...
Di recente sulla mia pagina Instagram ho pubblicato un articolo di giornale degli anni Novanta che titolava: "Ragazzi, non guardate Sailor Moon: fa diventare femminucce". Se l'autrice, una psicologa, avesse fatto questa affermazione oggi, sicuramente ce la saremmo ritrovata come un Orsini qualunque da Giletti, dall Berlinguer o in qualsiasi altro talk show della nostra tv. Anche oggi si crede, soprattutto negli ambienti di destra, che anche la sola "esposizione" di minori a un cartone animato o a un film a tematiche rainbow, li faccia automaticamente "diventare gay". Con questo clima, che esiste appunto da sempre, benvenga ogni tipo di polemica che possa dare attenzione, ricordare e aprire un dibattito sulle tematiche LGBTQI. Se poi devo dire, una critica pretestuosa della nostra comunità al mondo del cinema come delle serie tv è quella per cui si vorrebbe far interpretare personaggi omosessuali solo ad attori e attrici che siano realmente gay o lesbiche nel loro privato. Trovo questa idea una sorta di segregazionismo artistico al contrario nei confronti degli eterosessuali. Come dicevo prima, la riuscita di un personaggio dipende dal modo in cui il suo ruolo è stato scritto e dal talento di chi lo interpreta. Ulteriori considerazioni lasciano il tempo che trovano.
Quali serie o film consiglierebbe a Özpetek di visionare per "aggiornarsi"?
Sicuramente, tra le serie, Euphoria, pur non essendo priva di difetti, è una serie di sicuro molto a fuoco sulle tematiche LGBTQI per come sono oggi nella realtà. Lato cinema, direi Call me by your name di Luca Guadagnino. Così magari la prossima volta Özpetek ci risparmia la classica storia del quarantenne annoiato che incontra il giovane prestante in libreria ed è subito colpo di fulmine. Realisticamente: chi si incontra più, oggi come oggi, in libreria? Battute a parte, se Özpetek volesse davvero creare progetti più a fuoco, gli occorrerebbe dare uno sguardo alla produzione teatrale del compianto Annibale Ruccello che già negli anni Ottanta era mille anni luce più avanti di qualsiasi "Fata Ignorante" e compagnia.
Un'ultima curiosità: da dove ha preso quel "Mina che sgargarozza"?
Premetto che io sono cresciuto ascoltando la musicassetta - temo che questo lasci intuire la mia età - dell'album che Mina fece con Celentano perché mio padre la metteva sempre quando viaggiavamo in macchina. Quindi, nulla contro Mina. Anzi. "Sgargarozza" è una citazione da Donetella Rettore che, ospite del programma musicale Scalo 76, disse: "Mina mi piace ma quando canta sgargarozza come le lavandaie". Una frase cult, per quanto il nome di Rettore oggi come oggi sia problematico da menzionare per via delle infelici dichiarazioni che ha rilasciato nell'intervista a Belve in merito alla comunità LGBTQI.