“Dio avrà anche creato gli uomini, ma Samuel Colt li ha resi uguali”. Era lo slogan pubblicitario diffuso a metà Ottocento per pubblicizzare le nuove Colt, la rivoltella alla portata di tutti. Potremmo aggiungere che Samuel Colt ha, in un certo senso, creato l’America. Non solo per quell’immaginario fatto di un liberalismo non filosofico ma pratico, che vede nel diritto all’autodifesa (anche dal Potere) le stesse caratteristiche del pane, dei capi di bestiame, delle staccionate (e che per questo somiglia più al libertarismo). Ma anche perché, come i berretti, come le pacche sulle spalle, come il pollo fritto, sono una traccia della storia del Paese più grande e importante dell’Occidente, la cui parabola politica e culturale è tanto breve rispetto a quella continentale, quanto più radicale. La Colt è un’arma apparentemente semplice, prodotta con grande abilità. Certo non è mai stata, come ricorda William Burroughs, un’arma troppo precisa. Ma era un’arma facile da usare. La sua grandezza è tutta qui. Samuel Colt, che nasce 209 anni fa esatti, il 19 luglio 1814, rivoluzionò il modo di produrre e commercializzare le armi leggere.
Stupirà persino Charles Dickens, che ne scriverà il 27 maggio del 1854 dopo una visita in una fabbrica, nella “regione cupa e fumosa di Millbank”: “Questa piccola pistola che mi è appena stata messa in mano raccoglierà più di duecento parti, ognuna delle quali è fatta da una macchina”. È un’arma pensata per durare, costruita con attenzione. Questo porterà a un’altra grande novità nella fabbrica Colt: “Quello che comunemente si chiama lavoro a cottimo non è il sistema abitualmente adottato qui. Si è scoperto che tenta gli uomini ad affrettare il loro lavoro a scapito di una finitura ordinata, e il manager preferisce concedere a un operaio sei mesi di prova, durante i quali impara il mestiere di fabbricare armi con le macchine, ed è anche sicuro a quel punto per aver mostrato quanto vale il salario”. Si va a bottega, per imparare il mestiere delle armi, che non consiste più nell’addestramento per l’esercito, in quella che poteva essere una formazione rituale, dunque istituzionale, un’educazione all’obbedienza. No, stavolta il mestiere delle armi era destinato alla disobbedienza, alla resistenza, alla ribellione. Senza accorgersene le armi diventavano una questione di competenza collettiva, che coinvolgeva nella produzione “falegnami, ebanisti, ex poliziotti, macellai, vetturini, cappellai, installatori di gas, facchini o, almeno” e arrivava nelle mani dell’uomo qualunque. L’individuo anonimo, senza grande preparazione. Il mestiere delle armi diventò il mestiere degli individui, dei cittadini. Il mestiere dell’uomo civile.
Samuel Colt ha costruito l’America perché rese gli uomini tutti uguali. Non diede loro asterischi e “ə”, né la colla per attaccarsi all’asfalto. Avrebbe potuto però. Il bello delle pistole è che non negano un’ultima parola a nessuno. Tranne a chi merita un colpo alle spalle. E la colla altro non è che una pistola scarica. Le armi in America sono lo zucchero a velo delle libertà negative. Il modo di esaltarle e di proteggerle dal mondo esterno. Una intensa polvere bianca che non ha competizioni, neanche la cocaina; la polvera bianca per antonomasia. Colt significa possibilità di sparare, ma ancora di più possibilità di non farlo. Significa poter scegliere. Lawrence d’Arabia aveva una Colt – “inseparabile”. Con questa avrebbe partecipato alla Rivolta araba. Avrebbe sparato, sì, un colpo nei cieli traditi dalla promessa di un’indipendenza rubata. Perché la Colt è l’arma di chi non si fa fregare. È anche l’arma di chi sa pregare, a volte.
Lo credeva la moglie di Colt, Elizabeth. Alla morte del marito la vedova decise di costruire una Chiesa per commemorare lui e i suoi tre figli defunti. Nel 1864 avevano ricostruito a seguito di un incendio la Colt’s Armory e anche gli operai di questa fabbrica avevano diritto a pregare. Così poterono inginocchiarsi e ringraziare il signore nella Chiesa da 2milioni di dollari della vedova Elizabeth. Un capolavoro dell’alto gotico vittoriano che divenne uno dei centri di aggregazione fondamentali di Hartford. All’ingresso sudorientale c’è il portico dell’armaiolo, dove croci scolpite sono mescolate con componenti della Colt Navy 1851. Non tanto perché Dio sia a favore delle armi. Ma perché si può essere a favore delle armi e dalla parte di Dio. Che è un altro modo di dire che si è dalla parte del giusto. Il punto è questo. La prima pistola di Samuel Colt è la variazione sul tema del destino di una società giusta, i cui germi erano tutti nell’indipendenza americana e che ora sono stati messi da parte, rinchiusi nello stanzino più buio della politica occidentale, in anestesia totale. Stiamo diventando una società senza Colt, cioè senza palle. Una società addomesticata, che fotte i liberi a favore degli schiavi. Schiavi soprattutto di una neutralità politica che vira sempre verso i totalitarismi (perché se credi che la politica sia semplice finirai per chiedere soluzioni semplici). Vogliamo bandire le armi, anche quelle leggere, proprio come la Colt. Sputando sulle radici della società libera moderna. Ma non è questa l’America, non sarà questo l’Occidente. Non è questa la libertà.