Se la serie di Sky “Hanno ucciso l’uomo ragno” sta riscuotendo un successo travolgente, non mancano i commenti di chi è stato protagonista della storia degli 883, come Claudio Cecchetto. È lui, il talent scout che negli anni ’90 trasformò Max Pezzali e Mauro Repetto in icone della musica italiana, che torna a parlarne: “La serie sulla storia degli 883 io non l’ho vista. Quella storia l’ho scritta io assieme a Pier Paolo Peroni. E non parlo della sceneggiatura, ma di quel che accade più di 30 anni fa”, dichiara al Corriere della Sera.
Cecchetto, icona della discografia italiana, non si limita a raccontare la propria versione, ma evidenzia anche le differenze tra la narrazione della serie e la sua esperienza diretta: “Nella serie mi presentano spiegando che vengo da Ceggia, che è vero. Poi il mio personaggio dice: ‘Odio la provincia’. La verità è che le cose stanno all’opposto e non è affatto un dettaglio da poco.” E, a conferma del suo profondo legame con le realtà di provincia, ricorda i suoi “colpi di genio”: “Ho sempre lavorato con la provincia. Ho scelto gli 883 per il loro talento ma anche perché provenivano dalla provincia, da Pavia. Jovanotti è di Cortona, Amadeus è di Ravenna, Fiorello è di Augusta”.
Non mancano parole di affetto per Mauro Repetto, un personaggio tanto peculiare quanto discusso: “Mauro Repetto conduce un programma sulla mia radio, Radio Cecchetto. Ogni venerdì risponde alle domande degli ascoltatori... Lui è un ragazzo che ha sempre avuto un grande entusiasmo verso tutto: è un sognatore che realizza i suoi sogni... e così fece all’epoca, quando lasciò gli 883”. Un rapporto che, diversamente da quello con Pezzali, sembra essersi mantenuto positivo e collaborativo. Quando gli si chiede se con Max sia riuscito a riappacificarsi, Cecchetto risponde lapidario: “Passiamo ad altro, grazie”.
Ma com’è nata, secondo Cecchetto, la leggenda degli 883? “All’inizio degli anni Novanta ‘Non me la menare’. Erano tutti bravi a scrivere canzoni d’amore, appassionate e dolci. In pochi tentavano il successo andando oltre. ‘Non me la menare’ parla di un rapporto tra un ragazzo e una ragazza... il genio degli 883 originò da lì”. Secondo il produttore, il segreto del successo del duo risiede nella capacità di raccontare “fatti di vita comuni... che aiutavano gli ascoltatori a vivere questi piccoli e giovanili drammi quotidiani”.
Non solo aneddoti musicali, ma anche intuizioni produttive. Cecchetto racconta come il titolo dell’album “Hanno ucciso l’uomo ragno” fosse stato, a detta delle case discografiche, uno scoglio insormontabile: “Nessuno scommetteva sul fatto che ‘la morte dell’Uomo Ragno’ potesse diventare una storia di successo... eppure le cose andarono come tutti sanno. Ecco perché dico che bisogna saper scoprire i talenti”. Il produttore non manca di sottolineare come oggi i giovani abbiano strumenti diversi per farsi strada: “Adesso ci sono i social... i giovani possono farsi conoscere al pubblico con pochi filtri, senza qualcuno che decida fin da subito se hanno o meno un futuro”.