Milano, capitale della musica e città più contraddittoria d’Italia. Mentre la metropoli è in mano alla microcriminalità delle baby gang il Tribunale concede il permesso al trapper che porta orgoglioso il nome che inneggia proprio alla criminalità giovanile, Baby Gang, di partecipare al concerto di Lazza. Il trapper è stato posto in una comunità terapeutica ai domiciliari dopo l’arresto, ma questa misura è stata revocata nel luglio scorso e sostituita con l’obbligo di dimora nel Comune dove risiede, con il divieto di allontanarsi da casa tra le 20 e le 9 del mattino seguente, ma per Lazza si deroga. Ci sarà stato in Tribunale qualche fan di Lazza. E ancora: un altro trapper, Simba La Rue si fotografa nei corridoi del Tribunale dopo essere stato condannato a 4 anni per fatti molto violenti e si prende gioco di tutti sui social fotografandosi in perfetto stile Tony Montana. Ma fin qui tutto bene (diciamo così), ne abbiamo già parlato. Ma negli ultimi due giorni il paradosso dei paradossi. Il primo paradosso è quello che vede il sindaco Beppe Sala partecipare alla promo che annuncia il ritorno dei massimi esponenti del Gangsta Rap, i Club Dogo, con una pantomima che richiama il film Batman anche se l’attore scelto è più identificato con Jeeg Robot ed è pure di Roma. Forse Sala non è consapevole dei testi delle canzoni dei protagonisti e magari nemmeno comprende cosa sia il Gangsta Rap. Ma cosi, giusto per ricordarglielo, analizziamo l’ultimo disco dei Club Dogo strofa per strofa in tutti e 15 i brani contiene quali maggiori riferimenti espliciti la droga (40%), il sesso per il 20,8%, i soldi il 16,67%, la politica per il 12% e il gangsta-style (boss, rapine, armi) per il 10,42%. Il secondo, a dispetto del primo, è quello della Polizia Municipale di Milano, e quindi del sindaco, che rimuove il cartellone pubblicitario del nuovo album di Salmo e Noyz perché ritenuto troppo crudo.
E mentre perde tempo a prendersi cura di prestarsi ad una “privata” operazione di marketing, che produrrà un botto di soldi per gli organizzatori del concerto dei Club Dogo, un ragazzo di 27 anni viene ucciso in un agguato a Sesto San Giovanni, tre minori ospiti di una comunità scappano e poi vengono arrestati per due rapine violente commesse a mezz'ora di distanza l'una dall'altra, in zona Bicocca - nella prima minacciando la vittima con un coltello, nella seconda colpendo l'altra vittima con un taglierino -, per poi tornare in comunità come se nulla fosse. E poi ancora Elenoire Casalegno assalita da uno sconosciuto in centro a Milano. Una città italiana dove avvengono più reati. Il capoluogo lombardo registra infatti 5.985 reati all’anno ogni 100.000 abitanti, battendo in classifica Rimini e Torino (seconda e terza in classifica), nonché città come Roma, Napoli e Palermo. Lo stesso Prefetto di Milano riferendosi alle baby gang spiega: “Queste frange giovanili sono fluide, tendono ad affermare il loro protagonismo con prepotenza e crescente violenza, noi dobbiamo bloccare questa escalation”. E come le si blocca? Con una bella azione di marketing pubblico-privato con cui il massimo esponente della pubblica amministrazione e della politica cittadina si fa promotore del genere musicale Gangsta Rap? E intanto continuiamo a leggere sui giornali titoli come questo: "Malamovida in corso Como a Milano: Rolex scippato e ragazza aggredita. Doppio intervento delle forze dell'ordine a distanza di poche ore, in viale Monte Grappa e vicino a via de Tocqueville”.
E se aggiungiamo che adesso anche alcune comunità, non tutte per fortuna, piuttosto che occuparsi seriamente della rieducazione dei ragazzi a loro affidati si stanno trasformando anch’esse in passerelle per ospitate di cantanti, opinionisti e personaggi pubblici che vi si recano solo per uno scambio di reciproco interesse-marketing-pubblicità, per poi tornare a casa con un bello spottone e una medaglia al valor “sociale”. Ma che socialmente non produce proprio nulla, dato che dal giorno dopo ognuno torna a pensare ai cavolacci propri. E questa sarebbe la politica europeista milanese? Una politica che non si preoccupa seriamente di sicurezza, di recupero dei giovani, di integrazione e rete con le periferie, che vive solo di spritz, cene conviviali, eventi a numero chiuso e finto glamour appoggiato a moda e musica? D’altronde sarebbe curioso avere dati sul turismo a Milano. Non mi meraviglierei di leggere che è un turismo basato solo sullo shopping e il divertimento e che di culturale c’è poco o nulla.