Selvaggia Lucarelli è tra le firme più note a essersi spesa per denunciare la parzialità della stampa italiana sulla guerra tra Israele e Hamas, cercando attraverso i suoi profili pubblici di informare anche sulle violenze dell’esercito del governo di Netanyahu, mentre i media pare si concentrino esclusivamente sulle aggressioni e gli attacchi di Hamas.
Lucarelli, attualmente firma de Il Fatto quotidiano, che sulla guerra sta mantenendo una linea in controtendenza con alcuni dei maggiori giornali a tiratura nazionale, avrebbe anche accusato il direttore di un importante quotidiano italiano di aver sospeso la pubblicazione di un’intervista fatta a lei.
In un tweet uscito il 23 ottobre scrive: “Peccato che il direttore che in questi giorni ci tiene tanto a difendere la democrazia di Israele sia così poco democratico da bloccare una mia lunga intervista, per giunta già realizzata”. Non è chiaro a chi si riferisca ma tra i commenti c’è chi prova a fare il nome di Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica, senza tuttavia trovare conferma nelle risposte di Lucarelli.
I lettori si sono divisi tra chi ha espresso sostegno e solidarietà e chi ironizza: “Non sei mica il presidente del Consiglio eh”; “Magari semplicemente non è piaciuta”. Tuttavia, le tempistiche sembrano spingere la Lucarelli a ironizzare su quanto sia democratica una testata che, mentre da un lato difende Israele (l’unica democrazia del Medio Oriente”), evita di pubblicare un’intervista a una giornalista che dal 7 ottobre racconta le violenze a Gaza da parte proprio di Israele.
La cronaca quasi quotidiana delle violenze subite dai palestinesi sui profili di Selvaggia Lucarelli è davvero “ingombrante” per la stampa ufficiale come sembra suggerire il post della giudice di Ballando con le stelle e commentatrice politica?
Selvaggia Lucarelli ha anche recentemente condiviso un post che elenca una serie di scene drammatiche tra i civili palestinesi di cui i giornali italiani non avrebbero parlato: “Gaza per il 99% della stampa italiana non esiste” dice. Tra le immagini più forti ci sono quelle di un bambino ferito che chiede ai dottori se sopravviverà e una bambina che riconosce il corpo della madre dai capelli.
“Io oggi non vedo tutto questo sui siti delle più importanti testate italiane. Vedo un nuovo spaventoso video dei terroristi di Hamas che il 7 ottobre sparano alle auto. Vedo carri armati israeliani al confine, gli ostaggi liberati, nuove immagini dei kibbutz delle stragi. Immagini che nessuno dovrebbe nascondere e che nessuno infatti nasconde. Per vedere cosa succede a Gaza invece devo aprire Instagram o alcuni siti internazionali. Ed è straniante, perché da quando esistono i social, i siti di informazione dai social saccheggiano qualsiasi contenuto emozionale, stronzate incluse. Questa volta niente. Gaza deve essere invisibile. La tragedia dei palestinesi va occultata il più possibile per legittimare la forza, la vendetta. Gaza non vale neppure un clickbait”.
Nei giorni in cui si discuteva sulla responsabilità dell’incendio e delle esplosioni all’ospedale Al Ahli di Gaza, mentre il gruppo terroristico Hamas accusava Israele di aver attaccato un edificio pieno di civili e pazienti, notizia rivelatasi falsa, Lucarelli aveva scritto un post per dimostrare come, indipendentemente dalla colpa, Israele avesse come possibile obiettivo militare anche la distruzione dell’ospedale: “Su come siano poi andate le cose il 17 ottobre, in mancanza di prove definitive, ognuno la pensi come vuole”.
In realtà il 18 ottobre, data di pubblicazione del post, erano già usciti vari articoli sulla ricostruzione del “bagno di sangue dell’ospedale” (com’era stato definito dal Daily Mail) che dimostravano la responsabilità del gruppo terroristico mussulmano e scagionavano Israele.