Non ci girerò troppo intorno. Da The Voice Kids, versione per baby ugole d'oro di The Voice (di Rai1) non m'aspettavo niente di più e niente di meno di una festicciola molto zuccherosa. Bambini che fanno gli adulti e sotto Natale? Carini, dolcini, quella roba lì. Invece, signore e signori, capitata per caso alla visione della finale, mi sono ricreduta su tutta la linea. Dopo ieri sera, i talent per maggiorenni (X Factor e Amici) mi fanno quasi tenerezza, laddove frignano persino se si prospetta la tragica eventualità di cantare senza autotune. Pivellini. Qui invece i talenti mignon manifestano un'intonazione e presenza scenica invidiabilissima. Bambini che fanno i bambini, piuttosto, che da questo punto di vista è ancora meglio, visto che nessuno di loro si atteggia a superstar, e se poi alla fine a trionfare è uno solo, lo straordinario Simone Grande, un Bocelli in erba che ha cantato in maniera ineccepibile Adagio (di Lara Fabian) e ha superato la sfida finale contro le altre tre super finaliste, era oltremodo legittimo sperare di farli vincere tutti in blocco. Vi diamo una notizia: a funzionare sono anche i giudici, quattro e per una volta tutti competenti.
C'è la regina Loredana Bertè, che a un passo ritroveremo anche a Sanremo, Gigi D'Alessio che quel pianoforte che tiene in casa regalatogli da Renato Carosone, lo sa suonare davvero (e straordinariamente), il giudice-saltimbanco Clementino, che ha legato assai anche con la new entry Arisa, che sembra aver ritrovato qui quella dolcezza e sicurezza perduta in altri lidi. Valore aggiunto è Antonella (Clerici), la mamma chioccia nonché padrona di casa, che non sbaglia un colpo e ha saputo trasformare un problema, ossia l'assenza di drammi e piantini. E che ti inventi? Già perché oggi non è mica facile fare ascolti senza trash. Invece è proprio quello il punto di forza del programma, che lascia spazio al talento dei piccoli, che si vivono quest'esperienza come un gioco scanzonato. Basta saper cantare, e di questi tempi è un lusso, pure nei talent. “Qui non c'è autotune”, sottolinea il cantante di Non mollare mai. Per sapere se questo spin-off (alla seconda edizione) sia il più amato (già ha sbaragliato la diretta concorrenza di Ciao Darwin, e poi il clone del Biscione, Io canto generation), basta dare un'occhiata anche ai social, dove gli utenti si sono scatenati. Tantissimi coloro che hanno notato quanto i baby canterini siano zeppi di talento. “Immaginateli tra qualche anno sottoposti al giudizio di Rudy Zerbi...”, scrive qualcuno. Non tutte le favole di Natale hanno il lieto fine, o no?