XFactor è partito, o per meglio dire è ripartito, con un Morgan in più e un Fedez che colora. Il primo, la cui partecipazione era in forse per la recenti intemperanze durante un concerto (insulto omofobo e compagnia) ha subito messo le cose in chiaro al minuto 4 del debutto: “Con estrema naturalezza e umiltà, penso di essere veramente il migliore”. La lontananza sai è come il vento... E dopo nove anni può diventare persino un incendio. Ma chi si aspettava un Castoldi in versione genio e sregolatezza sarà rimasto deluso. Intendiamoci, la sua presenza ha fatto notizia, e smosso un po' le acque della noia, ma con estrema morigeratezza, segno che è maestro dell'intrattenimento anche senza eccessi. Semplicemente la prima puntata delle audizioni ruota intorno a lui: rilassato e dal pensiero talmente illuminante che gli altri non sanno neanche dove guardare. Sarà per questo che Ambra si risente appena si accorge che forse le verrà tributata qualche banalità e cerca il contrasto proprio con lui, puntualizzando una serie di ragionamenti che fanno cadere le braccia (e anche qualcos'altro). I due, infatti, non sono d'accordo su alcuni giudizi, e l'ex lolita di Non è la rai cerca quasi la lite: “Non è che quello che piace a tutti è tutta mer*da. Sembra che per fare gli strani sia necessario andare contro ciò che piace a tutti quanti [...]”. Morgan serafico replica: “Sono d'accordo…”. Ma Ambra ormai scatenata, reagisce: “Non sei d'accordo con me, ma non è che mi interessa”.
Se il buongiorno si vede dal mattino... Quanto a Dargen D'Amico, scudiero mascherato dagli occhiali da sole, e unico che riesce a capire i riferimenti musicali dell'ex Bluvertigo, è quello più divertito. Al contrario del signor Ferragni, che fin dall'ingresso sembra seccato e desideroso di essere altrove. Tra un’esibizione e l'altra si è messo anche a disegnare sulla sua cartellina, beccato poi da Ambra. Si mostra probabilmente come si sente, schiacciato dalla new entry, e invece di interessarsi alle facezie del programma (di cui palese non gli frega più niente: figurati a noi) entra nei panni dell'antipatico perennemente scazzato. Della serie: mi si nota di più se mi metto a colorare o se discuto con Morgan come i restanti due? Del resto, da malato di egocentrismo (Sanremo docet), se non può mettersi al centro dell’attenzione va in crisi. Dillo alla mamma, dillo a Marco Castoldi.
Passiamo alla qualità musicale, medio bassa e in parabola discendente, acuita dai tanti sì di giudici per ora troppo prudenti e buonisti. Qualcuno ha avuto esperienze discografiche, qualcuno sa di già sentito (quasi tutti), ma qualcosa di buono su cui lavorare c'è. Se si tralasciano le buone esibizioni di Matteo Alieno sulle note di Io non piango del Califfo e di Angelica Bove con La notte di Arisa (ogni edizione c’è almeno qualcuno che la propone), un’altra che sa stare sul palco è Sara Sorrenti: progetto interessante che unisce canzone, recitazione e un po’ del mondo CCCP. E poi coglie in fallo Castoldi che non sa chi sia Franchino (vocalist più famoso d'Italia). Capitolo band, si cercano ancora i nuovi Måneskin (auguri!). Ma sul finale un po' di sano rock arriva. Sono i giovanissimi Astromare, capaci di far saltare tutti: un duo piano, batteria e voci che suona musica anni 50 e 60 negli hotel, e che si presenta alle selezioni con mash-up di Jerry Lee Lewis. Un'esplosione di gioia e disagio insieme, ma almeno loro erano vivi (capito Federico?).