Con Something Beautiful, nono album in studio per l'artista, Miley Cyrus si reinventa ancora una volta, mescolando pop, soul, rock e psichedelia elettronica in un album visivo che ambisce a essere tanto un viaggio sonoro quanto una terapia estetica. Ispirato a The Wall dei Pink Floyd, ma con un guardaroba migliore e un tocco di glamour pop, il disco esplora temi come la bellezza nell'impermanenza e la guarigione attraverso il dolore. Miley Cyrus stessa lo definisce un tentativo di "medicare una cultura malata" tramite la musica, con l'intento di "far vibrare il corpo a un livello diverso". Something Beautiful è uscito appena questo venerdì ed è già un'opera che sfida le convenzioni del pop contemporaneo (pur rimanendo tale), proponendo un mix audace di suoni e immagini che riflettono la continua evoluzione di Miley Cyrus come artista e come persona. L'album è accompagnato da un cortometraggio musicale omonimo (stesso per il quale pare che la cantante abbia avuto un incidente importante sul set tale da compromettere la sua salute in seguito a un'importante infezione partita da una ferita al ginocchio) in uscita il 6 giugno 2025 al Tribeca Film Festival e successivamente nelle sale il 12 giugno negli Stati Uniti e il 27 giugno a livello internazionale.
Come ogni introduzione che si rispetti l'album ha un preludio, ovvero Prelude che a livello sonoro è interessante, a livello melodico può ricordare tutto e niente, da sonate storiche a una banale pubblicità di un profumo con tanto di voice-over. Diciamo che il mood si percepisce ma non trasmette a sufficienza il senso di tutto, se non spiegasse lei a parole quello che vuole significare non avrebbe il senso logico che assume in modo autoreferenziale. Dopo questa intro in modo anche poco omogeneo si collega il singolo che dà il titolo all'album ovvero Something Beautiful, non credo sia davvero il brano più forte dell'album, ma sicuramente complesso e strutturato. Se non si ha un certo background non è possibile contestualizzare i brani e l'intero album, le citazioni sono tanto "pop" quanto raffinate e sottili anche quando vogliono sembrare accessibili all'ascoltatore medio, ma non è per niente così... Non credo che chiunque possa davvero ascoltare e capire tutto (a partire dalla lingua a finire con le citazioni sonore). Se non fosse per tutta l'immagine e il costrutto, seppur valido, del personaggio e dell'artista che davvero è Miley non sarebbe mai stato pubblicato un disco così e non avrebbe mai fatto nemmeno la metà dei numeri che ha raggiunto. Inoltre la durata dei brani ha una media che supera spesso i 4 minuti e anche oltre, e questo è davvero impensabile per il tipo di fruibilità che ci si aspetterebbe da una superstar internazionale. Difatti dopo i primi due brani nei quali bisogna immolarsi c'è quello che doveva essere il vero singolo d'apertura, ovvero End of the World che ha quella vena malinconica ma commerciale da inizio estate che sta bene con tutto e che ricorda mille altri brani, ma con la voce pazzesca e il timbro unico di Miley assume tutt'altra sfaccettatura. Il passaggio tra i vari brani non è omogeneo e scontato come in teoria potrebbe essere un concept album a tutti gli effetti, ma si intuisce dall'ascolto che la parte video sarà fondamentale a dare un contesto al tutto, e quindi fino all'uscita del cortometraggio non credo si possa davvero valutare.
Il brano successivo è More to lose che ha un vago sentore di quando Miley era ancora "Hannah Montana" e cantava The Climb, il brivido è lo stesso e il brano è fortissimo e inconfondibile, vale già tutto l'album per me. A questo punto dopo uno slancio emotivo così potente era necessaria un'interruzione, ed ecco l'Interlude 1 che spezza in un certo senso la pesantezza e profondità dei brani precedenti. Il concept prende parte dei cori e del mood precedente, ma si stacca, e non si capisce nemmeno fino a che punto fosse necessario, la piega qui diventa blues dissonante ma molto cinematografica e psichedelica, poi ancora una volta questa atmosfera si interrompe e parte Easy Lover che si sente lontano miglia e miglia dall'essere proprio un brano di Miley Cyrus. Prevedo questo come tormentone estivo in linea con quello che già ha dimostrato la cantante sulla scia di Nothing Breaks Like a Heart. Si sente moltissima influenza anche di suoni black e disco che incrociano Michael Jackson e finiscono sulla psichedelia di Lady Gaga. E ancora una volta veniamo interrotti da Interlude 2 che diventa uno stacco invece più cupo, come se fossimo partiti da un deserto soleggiato e stessimo gradualmente scendendo le scale per entrare in un club privato a milioni di chilometri sottoterra e dovessimo attraversare i livelli della crosta terrestre. Qui si collega subito Golden Burning Sun che anche nel testo stesso spiega dinamiche per le quali emotivamente è arrivata a quell'apertura sonora e vocale, altro brano molto fruibile. Finalmente quasi a metà album capiamo davvero il senso di tutto con il brano Walk of Fame che letteralmente cita a livello sonoro (e non solo) proprio Lady Gaga, ma con un suo stile, di certo non si può recriminare alla Cyrus di avere poca personalità, anzi, io l'ho sempre amata proprio per quella come donna e come voce. Ma la domanda è, non essendoci ancora dichiarazioni in merito, Gaga ha sentito e approvato tutto? Non per altro, ma si sa che le due artiste si supportano molto a vicenda e si stimano, solo che qui è il filo del rasoio tra ispirazione e plagio. Non metto in dubbio infatti che il video stesso ci porterà grandi chiarimenti, anche perché (come citato a inizio articolo) bisogna dare una spiegazione aggiuntiva al contesto di questa canzone. Pare che per girare parte del video e del cortometraggio che accompagna l'album, e nello specifico questo brano, si sia scelta come location proprio la Walk of Fame" ma che per risparmiare sulla produzione e sul bloccare l'intero posto pagandone l'utilizzo del suolo, si sia optato per riprese notturne. Questa scelta pare una tirchieria gratuita dati i budget del progetto e le stesse dichiarazioni di Miley Cyrus, ma pare dovessero risparmiare da qualche parte... e proprio mentre si girava il video la cantante sarebbe caduta in modo (a suo dire) patetico non vedendo il pavimento dissestato e si sarebbe frantumata un ginocchio, in seguito, portata in ospedale, sarebbe stata presa in giro proprio per la dinamica del fatto. Ma anche se lei ci scherza il fatto è stato grave, non si è rotta niente ma l'infezione nata dalla ferita al ginocchio le avrebbe gravemente compromesso tutto. Tutta questa parentesi per dire: era nel mezzo della produzione e alcune cose sono state fatte a risparmio o il suo malore ha compromesso anche il risultato dell'album stesso poiché non era in grado di registrare? E questo lo chiedo anche a me stessa, perché noto un dislivello sonoro che mi lascia intuire lo stesso tipo di discontinuità.
Proseguendo con l'ascolto abbiamo Pretend You're God invece ho sentito una citazione melodica a se stessa del brano Prisoner che era in feat con Dua Lipa, quindi mi ha da subito condizionata perché se piacendomi il precedente questo non può piacermi meno. Ma per ricollegarmi alla parentesi aperta prima, alcune scelte sembrano lievemente riciclate in modo intelligente e ricercato, ma per chi conosce a memoria tutto il percorso si nota parecchio (io forse da super fan lo noto? I don't know... cit). Ulteriore svolta è il brano successivo in feat. con Naomi Campbell, che già detta così fa strano, ma il brano Every Girl You've Ever Loved è ancora più strano. Chiariamo, uno strano bellissimo però eh, è una canzone che trasuda stile senza nemmeno il video, figuriamoci dopo, altra super hit. Immagino ci saranno poi dei Radio-Edit per far rientrare oltre 5 minuti di brani in qualcosa di radiofonicamente accettabile per la soglia di attenzione media, che di certo non può essere come la mia in questo momento. Comunque mi sento di tranquillizzarvi, Naomi parla solo, non canta, e anche qui... cosa ricorda il tutto? Oltre a una citazione evidente a Madonna in Vogue sembra un rewind del brano-featuring tra Michael Jackson e la stessa Naomi Campbell in In the Closet ma in versione remix. Dopo questa bomba non da poco che mi apre un vortice di inception, parte Reborn che segue già in modo più coerente anche il brano precedente tra MJJ (king of Pop) e un ritornello disco anni 80 che sembra a tutti di aver già cantato. Lei qui canta di una rinascita, ma io riconosco perfettamente invece la vera lei che è sempre rimasta fedele a se stessa nonostante le apparenti incoerenze e le relative deviazioni sul percorso. L'album finisce con Give Me Love che ritorna sull'introspezione dei primi brani, sfiora qualcosa di orchestrale e country ma non è identificabile in un vero e proprio genere, così come in realtà tutto il disco. Il progetto è mastodonitico a livello di scelte sonore e di qualità audio, immagino quella video, ma non credo sarebbe stato nemmeno lontanamente pubblicabile se non fosse stata Miley Cyrus. Questo per me è un bene, lei fa quello che vuole e come vuole e per chi vuole davvero ascoltarlo o no, ma almeno ci mette non solo la faccia ma anche l'anima e la voce, e per poco lei in questo caso specifico ci rimetteva anche la salute. Chi vorrà ascoltarlo davvero e capirlo potrà farlo, chi vorrà solo avere qualche traccia orecchiabile potrà averla ad uso e consumo, e penso che questa sia la soluzione più geniale per i tempi di oggi, è importante considerare tutte le prospettive e chi può farlo deve creare qualità e orecchiabilità, a costo di risultare sconclusionato o geniale, in questo caso opto per la seconda.
Tracklist di Something Beautiful e voti:
- Prelude 4/10
- Something Beautiful 6/10
- End of the World 8/10
- More to Lose 10/10
- Interlude 1 (5/10)
- Easy Lover 8/10
- Interlude 2 (7/10)
- Golden Burning Sun 7/10
- Walk of Fame (feat. Brittany Howard) 10/10
- Pretend You're God 9/10
- Every Girl You've Ever Loved (feat. Naomi Campbell) 10/10
- Reborn 10/10
- Give Me Love 9/10
