Ho scoperto i Coma_Cose la notte di Natale, nel 2017, con "Jugoslavia". A una festa, a 1200 km di distanza a Milano, ho ascoltato per la prima volta California e Fausto Lama e sono rimasta sospesa a metà tra "un po' mi cringiano" e "che figata". I Coma_Cose non sono mai stati ordinari, hanno sempre avuto un'identità vicina all'it-pop (o indie italiano, chiamatelo come vi pare) ma allo stesso tempo lontana da tutto. Un po' Al Bano e Romina Power, un po' Yolandi e Ninja, California e Fausto hanno sempre avuto un immaginario interessante, legato a Milano e, soprattutto, intrecciato sempre di più con la loro storia personale. Lasciarsi, ritrovarsi, amarsi e sposarsi. Potremmo riassumere così, molto (ma molto) brevemente, la storia dei Coma_Cose. I due, che con "Cuoricini" quest'anno a Sanremo hanno portato all'Ariston una vera e propria instant hit, escono con "Vita fusa", il loro nuovo album che ha una copertina "carina e coccolosa", un po' kitsch, così brutta da fare il giro e diventare bella. Ma al di là della cover, com'è il nuovo album dei Coma_Cose?

Un disco che mi riconferma quello che ho pensato la prima volta che li ho ascoltati: oscillano tra il proporre musica interessante, fuori dagli schemi ordinari del mainstream, e lo scivolare nel cringe. "Vita fusa" è un disco personale, tra ballad e brani più ritmati, dove Milano fa da sfondo al grande amore dei Coma_Cose, con questo titolo polisemico che gioca sulla parola "fusa", dove troviamo quelle dei gatti (protagonisti anche di "Due gatti a Milano", dove sono veri e non, perché poi i due gatti non sono altri che California e Fausto), la fusione artistica e affettiva e la vita "fusa" intesa come burnout emotivo. Un sacco di cose, insomma, che i Coma_Cose hanno voluto racchiudere in un album che celebra anche dieci anni di carriera insieme. "Ci siamo voluti fare questo regalo di riraccontarci la nostra storia" hanno spiegato durante la conferenza stampa di presentazione del disco. E hanno anche voluto chiudere un cerchio. Ma sarà la fine dei Coma_Cose? Assolutamente no. Ma come spiegato da Fausto Lama: "Sicuramente abbiamo voglia di cambiare, perché siamo due persone che amano molto il cambiamento, la scoperta e abbiamo voglia di fare qualcosa di nuovo. Non saprei dire cosa faremo, abbiamo un po' di idee per la testa. C'è anche un po' l'esigenza di fare cose da soli, ma questo è normale e magari esulano dalla musica".

Ad ascoltarlo, "Vita fusa" non sembra essere un disco d'addio, ma di consapevolezze acquisite. Di quelle che ti fanno guardare indietro e chiederti "ma avrò fatto bene?", "poteva andare in maniera diversa?". Un disco che, con brani come "Salici" e "Goodbye", riconferma l'estro creativo del duo, capace di attirare l'attenzione con sonorità che si muovono con disinvoltura tra cantautorato, pop e sfumature anni novanta. Tuttavia, c'è sempre quella ricerca dell'immagine surreale, che ha sempre caratterizzato le loro produzioni, che a volte sembra sfociare in costruzioni linguistiche forzate. E non sempre è un bene, con i testi che sembrano perdere la loro naturalezza, affogando in una possibile volontà di stupire, più che di regalare all'ascoltatore autenticità. Così, si torna al punto di partenza: i Coma_Cose sono interessanti sì, ma sono anche capaci di spiazzare, non sempre positivamente.
