Tra le strade affollate e gli “hotel senza tempo”, questo il bello secondo loro di Sanremo, i Coma Cose tornano per la terza volta al Festival con la consapevolezza di chi ormai ha imparato a navigare in questo mare di musica, spettacolo e pressioni. "Siamo felicissimi di essere qui, questa volta più che mai l’abbiamo voluto noi", raccontano entusiasti. Dopo le esperienze particolari del primo Festival ai tempi del Covid e del secondo con un brano che era nato senza pensare a Sanremo, Fausto e California stavolta hanno fatto una scelta precisa: “Ci piace questo bellissimo circo pazzo e volevamo esserci con qualcosa che rappresentasse davvero il nostro linguaggio, sia musicale che testuale”. I Coma Cose hanno sempre trasformato la loro musica in una sorta di diario personale, in cui raccontano non solo il loro rapporto ma anche il mondo che li circonda. Così accade anche con Cuoricini, il brano in gara: “Non chiude un cerchio, ma racconta il nostro presente. È una canzone che parla di coppia, ma anche dell'epoca in cui viviamo, sempre con un telefono in mano e l’ansia da prestazione che ne deriva”. Un tema che riguarda tutti, tra giudizi, aspettative e quella sensazione di vuoto cosmico dopo minuti passati a scrollare lo schermo. Se qualcuno pensasse che Cuoricini strizzi l’occhio ai tormentoni da classifica in vista dell’estate, Fausto e California sorridono e rilanciano: “Abbiamo progettato questa canzone con un sound molto alternativo, partendo dalla New Wave e arricchendola con drum machine, chitarre elettriche e sintetizzatori analogici. Certo, la formula è quella di un tormentone, ma vogliamo che faccia pensare”. Per loro, la sfida è proprio questa: creare musica che resti, anche quando sembra leggera.
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Dopo Malavita e il percorso che ne è seguito, i Coma Cose sono pronti a pubblicare un nuovo album, un progetto che definiscono molto intimo: “Ci sono molte ballad e chi ci segue dagli inizi ritroverà sonorità familiari. Cerchiamo sempre di stupirci e di rinnovarci, ma alla fine siamo sempre noi”. Per loro, spiegano, il disco è un luogo di espressione autentica, un rifugio in cui sperimentare. Il singolo resta la punta dell’iceberg, la scintilla che accende la curiosità. Poi c’è il tour, un evento speciale che segna i dieci anni di carriera: “Faremo due date importanti in autunno, al Forum di Milano e all’Unipol Arena di Bologna. Sarà una grande festa, un racconto di tutto il nostro percorso, con momenti inediti e un viaggio tra le nostre canzoni”. Fausto e California sono una coppia nella vita e nella musica, una combinazione che potrebbe sembrare complicata, ma che loro, spiegano, affrontano nella maniera più naturale possibile: “È tutto collegato, la nostra storia, la nostra musica, il modo in cui viviamo. È difficile tenere separati i piani, ma è anche ciò che rende il nostro progetto così autentico”. Per preservare il loro equilibrio, però, hanno imparato a prendersi i propri spazi: “Da un po’ di tempo non raccontiamo più la nostra vita privata. Non è una presa di posizione, è solo qualcosa che è successo spontaneamente. A volte ci prendiamo anche un mese senza social, è un modo per rimanere con i piedi per terra”. Sul futuro del Festival, con l’ipotesi di un trasferimento da Sanremo, i Coma Cose sorridono: “Milano? Brescia? Mah… Sanremo è Sanremo, come fai a spostarlo? Il mare, le strade, gli hotel storici… è tutto parte del Festival. È un’istituzione e ha un’atmosfera che sarebbe difficile ricreare altrove”. In attesa di scoprire cosa riserverà il futuro al Festival, loro si godono il presente, pronti a salire ancora una volta sul palco dell'Ariston per raccontare, con la loro musica, un altro pezzo di vita. E per chi si chiede se ci sarà un’altra sorpresa dietro l’angolo, la risposta è semplice: con i Coma Cose, nulla è mai scontato.
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