Se il romanzo è “la grande Stronza della vita di un uomo”, come una volta disse a Gore Vidal, allora Norman Mailer è uno che con gli stronzi ci sapeva fare. Si faceva sopraffare? Forse sì, se pensiamo che da romanzo breve, Il nudo e il morto è diventato un libro monumentale, megalitico, forse il libro definitivo sulla Seconda Guerra Mondiale (come La stanza enorme di E. E. Cummings fu, parola di Lawrence d’Aria, “il più bel romanzo americano sulla Prima”). Ha vinto due volte il Pulitzer, due volte il National Book Award. È Truman Capote ma cattivo, Thomas Wolfe ma meno ingenuo. Ha scritto The White Negro, che oggi non tradurrebbero né pubblicherebbero più. Secondo il giornalista Michael Wolff ha praticamente fatto rinascere il giornalismo (e lo dice uno che, con un libro inchiesta, ha rischiato di finire a processo con Trump durante il suo primo governo, e quindi contro un presidente americano in carica). La Nave di Teseo, che sta ripubblicando Mailer, ha scelto di dare alle stampe Il difficile mestiere dello scrittore, finora inedito in Italia. Di cosa parla? Di tutto: se vuoi essere un giornalista leggilo. Se vuoi essere romanziere leggilo. Se vuoi vincere un Pulitzer leggilo. Se vuoi rischiare di venire censurato (proprio come la Random House ha fatto con lui, a cento anni dalla nascita, quando si rifiutò di pubblicare dei suoi saggi politici per via delle obiezioni di alcuni tra gli editor più giovani e invasati). Se odi le figure retoriche leggilo. Se vuoi capire qualcosa di come va il mondo, leggilo.
Aveva gli occhi azzurri ed erano l’unica forma di dolcezza che mostrava in pubblico. Era onesto, politicamente scorretto è dire poco. Lui, che aveva tutto il diritto di frequentare salotti e ascoltare musica da camera, ricorda questo agli amichettisti di oggi: “Non è consigliabile che un romanziere – dopo che ha avuto successo! – viva troppo a lungo in un ambiente sociale elevato. Dal momento che è un mondo di rigide regole, non si può essere se stessi. C’è un meraviglioso riflesso automatico in questo ambiente sociale. Funziona così: se sei fino in fondo uno di. Noi, non sei molto interessante”. Che poi, essere se stessi è un problema centrale per chi scrive, anche chi scrive notizie: “Sono sempre stato affascinato dalle spie e dai loro cugini spirituali, gli attori. […] Quando una spia prova un sentimento d’amicizia per la persona che dovrà tradire, l’amicizia è comunque vera. Il giornalista medio è, in questo senso, una spia”. Mailer vi consiglia anche chi leggere. Non solo scrittori, ma filosofi, scienziati. Freud? “È la chiave per capire come le persone sopportassero il peso psichico delle esistenze che conducevano negli anni ottanta e novanta dell’Ottocento e nel primo decennio del Novecento: imprigionate, terribilmente sovraccaricate, e tuttavia piene di vitalità ed energia nonostante la pressione”. Vi ricorda qualcosa? E Marx? “Il Capitale è un romanzo fenomenologico, con le merci che fungono da protagoniste (conoscendo un’esistenza straordinariamente vitale)”. Poi bisogna capire l’arte di Picasso: “In linea con lui, ciò che a questo punto trovo più interessante nella scrittura è il dover continuare a elaborare un nuovo approccio alla natura della realtà”.
Mailer, come i veri scrittori, non evita di confrontarsi con i temi più difficili, con i tabù: “Credo che la questione se la gente dovrebbe essere libera di creare pornografia hardcore sollevi interrogativi etici piuttosto profondi. Voterei a favore, ma non dobbiamo dare per scontato che non provochi danni. Per qualcuno, sarebbe una maledizione, per altri, una perversa benedizione. Ma è possibile che si stia giocando con la propria anima”. Provate ad aprire a caso il libro, troverete qualcosa a cui non avete pensato o che non avete mai pensato così bene. Pagina 292: “L’amore non è mai rose e fiori, ma fiori e scoregge”. Pagina 332: “Mentre perdiamo la bussola dei sensi nelle interferenze dell’incipiente macchina universale, il nostro bisogno di far valere l’ego assume proporzioni elefantiache. I graffiti sono l’espressione di un ghetto minacciato dalla pestilenza, perché la civiltà si è adesso isolata dal ghetto”. Un’ultima volta. Pagina 405: “La coscienza americana, in mancanza di una grande tradizione romanzesca, finì per essere sviluppata dalla piaggeria delle opinioni stereotipate di direttori di giornali di provincia e educatori di provincia, dal peggio della religione istituzionale, una forza informe nutrita dai terrori di tutti i cristiani lasciati a riempire gli spazi aperti dall’audacia iniziale dei pionieri, e questi cristiani dei nostri giorni non erano semplicemente altrettanto audaci”. Le pagine di Mailer non sono gli anticorpi al conformismo. Ormai siamo tutti ammalati. Le pagine di Mailer sono il napalm.