Siano lodati i film d’azione, senza pretese, recitati sostanzialmente male, ma non così male da risultare inguardabili. Con Jason Statham che salva, grazie alla sua faccia, al suo stile e a tantissimi pugni, la trama banalissima. Siano lodati i film che vogliono intrattenere e lo fanno anche in modo macchiettistico: rider con troni fatti da moto e teschi di antilopi, boss russi con bastoni da passeggio con un teschio d’oro in cima e figli idioti vestiti da trapper, qualche rivoltella, qualche cappello da cowboy, molti locali notturni.
Sia lodato A working man, pessimo film che ti fa passare due orette il pomeriggio, da tenere in sottofondo e guardare a tratti mentre si fa altro. Sai come va a finire, sai che le parti belle sono le botte tra Statham, ex militare che deve salvare la figlia del suo datore di lavoro (e amico fraterno), e i russi con strass e tendenzialmente sottopeso (interessante notare lo stile queer di molti di loro). Il film è stato prodotto da Sylvester Stallone e Statham stesso, diretto dallo sceneggiatore (e regista) di Fury, David Ayer. Un anno prima ha fatto un film dieci volte superiore a questo, The Beekeper, sempre per Prime.

Purtroppo il film spinge troppo sulla guerra tra valori e disvalori e, in particolare, su un patetico tono drammatico. Ma questi film non fanno mai commuovere, non sono mai profondi, non sono mai seri. Lo ha capito, meglio di Ayer, Guy Ritchie, che ha sfruttato più volte la faccia di Statham, ultimamente in un altro film che in certo senso rientra nel filone di Beekeper e A working man. La furia di un uomo (altra produzione Prime). A differenza di Ayer, Ritchie ha capito che questi film danno soddisfazione non solo per il notevole numero di risse, ma anche per le battute vanesia del protagonista imbattibile. Lo aveva capito anche Stallone nei primi due film della trilogia de I mercenari (emblematica la scena di Chuck Norris, di cui si dice che non pianga, al massimo gli sudano gli occhi; arriva, fa fuori tutti e gli dicono, a memoria: si diceva fossi stato morso da un serpente. E lui: vero, ma dopo giorni di lenta agonia il serpente è morto).
In ogni caso Ayer e Stallone hanno puntato su una sceneggiatura di diverso livello, nonostante qualche timido tentativo di ricordarci che Statham ha la faccia di uno che deve farti ridere mentre picchia la gente. Il risultato? Due ore abbastanza piatte che finiscono per piacerti. A tal punto che nel primo weekend A working man ha debuttato in America con oltre 15 milioni di dollari di incassi (5 in più del previsto), battendo Biancaneve della Disney. Siano lodati gli incassi per questi film, tre volte su cinque pessimi, due volte su cinque ottimi (ma tra i pessimi ci sono sempre i salvabili). Insomma, se avete due ore da perdere perdetele, così spunterete l’elenco dei film di un attore che può a buon diritto essere considerato da molti un feticcio.
