Avete presente quei genitori bigotti, ignoranti, che ricordano il nome dei loro figli ma non si sono mai fermati ad ascoltarli e capirli? Bene, prendeteli per mano, anzi trascinateli con forza in sala. Fatelo subito, sia mai che possano crescere e maturare con Unicorni, il nuovo film di Michela Andreozzi, la storia di una o più famiglie senza soluzioni, un film che non propone a nessuno un modello vincente, anzi ci mostra i problemi di oggi, le definizioni, i turbamenti emotivi e l'educazione vecchio stile, ma che di sicuro ci fa capire l'unica cosa che conta davvero per i nostri figli: essere ascoltati. Perché quello che vogliono loro dai propri genitori, che siano madri single o coppie omogenitoriali, è solo non sentirsi soli in un mondo da combattere. Lucio (Edoardo Pesce), conduttore di una nota trasmissione radiofonica, spigliato, brillante e dalle idee progressiste, è sposato con Elena (Valentina Lodovini), insicura ed emotiva. I due hanno una grande famiglia allargata in cui però non manca l'armonia (che include la prima moglie e una figlia di Lucio) e un unico figlio: Blu (Daniele Scardina), 9 anni, che adora vestirsi da femmina ed è libero di farlo, con il permesso di mamma e papà, solo quando è a casa.

In occasione della recita scolastica, però, Blu vuole a tutti i costi indossare il costume della Sirenetta: i suoi genitori, divisi tra il desiderio di assecondarlo e quello di proteggerlo, saranno i primi a dover riconsiderare la loro apertura mentale e a intraprendere un percorso di consapevolezza e accettazione, in cui saranno accompagnati da un gruppo eterogeneo di coppie di “Genitori Unicorni”, guidato da un’accogliente psicologa (Michela Andreozzi). E poi ci sono Stefano (Lino Musella) e Paola (Thony), una coppia conservatrice (specie papà Stefano), diciamo alla vecchia maniera. Insomma lo sguardo e il cast di Unicorni, ampio, perfetto, lineare. Ogni inteprete, ogni personaggio esprime i propri limiti e desideri, le convinzioni sicure di destra, le rivoluzioni di sinistra, tutto a passo di danza, come la recita finale dei bambini, ecco, forse Unicorni è proprio questo: una grande coreografia sull’amore. Per se stessi, per gli altri, per i figli. Si sente che è un lavoro di pancia, quello di Michela Andreozzi, si sente che vuole assomigliare alla realtà – o meglio a una parte, a quella che vorremmo vedere di più nelle scuole, nelle case. Genitori anche scombinati e strani, genitori che vanno a scuola, pure loro, per capirci qualcosa, come si educa, come ci si lascia educare visto che non esiste una guida, un manuale di sicuro. Ma di sicuro, come di mostra Unicorni, c’è un dovere da rispettare: far vivere i propri figli con la libertà di scegliersi come vogliono.

