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George Jung,
l'uomo che ha ispirato Blow,
è morto. E non ci ha insegnato niente

  • di Filippo Ciapini Filippo Ciapini

6 maggio 2021

George Jung, l'uomo che ha ispirato Blow, è morto. E non ci ha insegnato niente
Boston George è morto. Reso celebre dal film Blow interpretato da Johnny Depp è uno dei pochi narcotrafficanti ad aver acquisito notorietà dopo il successo della pellicola. Diciamo che ci ha insegnato poco e nulla, in fin dei conti, era un criminale. Ma forse una lezione di vita ce l'ha data...

di Filippo Ciapini Filippo Ciapini

O ragazzi George Jung è morto. Ecchiccazzoè direte voi. Sì dai lo conoscete, è il tipo del film “Blow” con protagonista Johnny Depp. Si dai quello della frase “Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle”, eddaje ve la siete anche tatuata sull’avambraccio. Beh insomma la storia del criminale Boston George è una delle pochissime che ha trovato una super notorietà dopo essere stata raccontata da una pellicola.

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Anche perché Pablo Escobar già si conosceva, Don Vito Corleone idem, Tony Montana era Al Capone, forse el Chapo Guzmàn era semi-sconosciuto, ma vabbè dettagli. Una storia simile a quella di George Jung potrebbe essere quella del truffatore Frank Abbagnale Jr, interpretato magistralmente da Leonardo Di Caprio in “Prova a prendermi”. Ma vabbè, contesti diversi. Insomma per chi non avesse mai visto Blow, Shame on you guardatelo, ma ve lo riassumiamo non consensualmente in una riga.

pic.twitter.com/reYyBqK8TK

— GEORGE JUNG (@THEGEORGEJUNG) May 5, 2021

George Jung a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta prima trafficava la marijuana, poi la cocaina, viene catturato, estradato, poi liberato, mette su famiglia dalla quale nascerà la figlia Kristina. Sembrava uscito dal giro, ma tra adrenalina e problemi finanziari vari, ci ricasca e viene incastrato nel 1994 e condannato a scontare tipo più di venti anni di carcere. La piccoletta già, arrabbiata perché il padre non la considerava, non lo ha mai perdonato. Dopo aver visto il film, presa dal rimorso, sì. Fine. George Jung non è stato uno stinco di santo. Era un narcotrafficante di cocaina strafatto h24 che praticamente ha subordinato il mondo della droga alla sua famiglia. Ci ha insegnato poco o nulla, forse il fatto che abbandonare la propria figlia per trafficare cocaina non sia l’ideale. Ecco quello sì, cazzo se ce l’ha insegnato. Alla fine tutti a dire “Guarda ‘sta stronza ha aspettato il film per perdonarlo”, però un po’ la capisco, diciamo che sicuramente la faccenda poteva essere parecchio gestita meglio.

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Nonostante tutto ciò però la sua morte dispiace, alla fine mica era un terrorista. George Jung è morto, ma già il fatto di sapere che ha riallacciato i rapporti con Kristina non può far altro che farci piacere. Perché alla fine sì puoi volare clandestinamente in Colombia, Messico e Stati Uniti. Puoi smazzare miliardi di dollari alla volta e gestire uno dei traffici internazionale di droga più potenti al mondo, puoi essere anche il fantasista del cartello di Medellìn (mica pizza e fichi), ma alla fine se non fai pace con i tuoi cari qualsiasi scenario di vita che ti si presenterà di fronte sarà grigio e senza sapore. Quindi sapere che abbia chiuso gli occhi per sempre con la (nuova) moglie e la figlia ritrovata al suo fianco, credo lo abbia purificato di tutti gli scazzi interiori che aveva. E questo non ci fa altro che piacere. Però il film era bello.

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