Di libri sulla ricerca della felicità ne abbiamo letti fin troppi, vero?
Il tema non solo è impervio ma spesso anche inflazionato, sovrappopolato da autori che ne vogliono decifrare il senso, consegnare un manuale in semplici mosse da formula magica.
Come in fondo tutti sappiamo la felicità non si ritrova in un pomeriggio, forse nemmeno in un libro, anche se ci piace pensare sia così.
“Happy Next, alla ricerca della felicità” (La Nave di Teseo) non ha la pretesa di risolvere il dilemma, perlopiù Simone Cristicchi (sì, proprio lui, il cantante), vuole lasciarci la sua di interpretazione. Prenderci per mano e accompagnarci nella sua personale e privata “ricerca di una finestra sull’infinito”.
Cristicchi getta l’amo e noi abbocchiamo alla sua lenza: non c’è modo di spiegare la felicità, non c’è etimologia, scaletta, riassunto finale. La felicità per l’autore è da vivere, cercandola lungo il percorso che percorriamo.
Il libro si apre quindi come un sentiero che si dirama fra grandi idee di personaggi influenti e rivoluzionari fino alla riscoperta delle piccole e quasi insignificanti cose del quotidiano.
Nessuna pretesa di trovare una risposta univoca e facile al fascino di un’idea che sopravvive all’umanità stessa, ed è destinata a un perpetuo riproporsi. Ma c’è la voglia di rincorrerla per un po’.
Cristicchi è un uomo curioso, a dimostrazione di tutto ciò in cui si impegna: cantautore, scrittore, attore, e qui lo riscopriamo anche in veste di viaggiatore, di interrogatore.
Metà del romanzo è difatti incentrato su dialoghi e interviste con una serie di personaggi curiosi come Don Luigi Verdi, Giulio Mogol, Chandra Livia Candiani, Nadiamaria, Vincenzo Costantino alias Cinaski, Franco Arminio e tanti altri ancora.
Ognuno di loro lascia la propria interpretazione della felicità in queste interviste che hanno tutto il sapore di un dialogo teatrale, nel senso antico della parola: di rappresentazione di una storia, di una vita da cui emerge un insegnamento che si vuole tramandare. Il lascito è parte fondamentale di questo progetto: il libro diventerà uno spettacolo teatrale e un film documentario firmato da Andrea Cocchi.
Alla stregua di quello che fece Pasolini con Comizi d’Amore nel ’65 dove il poeta costruì un film inchiesta intervistando grandi letterati e persone comuni, Cristicchi interroga persone comuni e non, incluso infine anche sé stesso. Dalla sua esperienza di vita alla ricerca della felicità, infatti, fa emergere sette parole chiave, sette parole rappresentative della felicità: attenzione, lentezza, umiltà, cambiamento, memoria, talento, noi.
“Le ho trovate disseminate sul sentiero, sono spiccate tra le tante altre perché, al termine dei miei numerosi e variegati incontri, sono risultate le più ricorrenti. Ognuna di queste parole ha bisogno dell’altra, e tutte insieme formano l’impalcatura dell’uomo che vorrei arrivare a essere”
Raccogliamo il testimone e accogliendo la sua esperienza di vita leggiamo della bellezza, del tempo, del senso di appartenenza, della musica, lontani da conclusioni affrettate o forzate.
Tra queste parole trovano spazio aneddoti, racconti, frammenti di vita: così vorrei terminare con sette episodi che ritroverete nel testo e difficilmente potrete dimenticare
- L’esame della bellezza giornaliera
- Sacrum facere: rendere sacra qualsiasi azione
- Babbo Natale Segreto
- Un Palloncino bianco
- Il Profumo di un padre in bottiglia
- Toma, un ragazzo strano
- Una festa fra le macerie
Insomma, al di là della felicità come industria plurimiliardaria da manuali di auto - aiuto, app che trasformano in grafici gli effetti di cibi ed esercizi fisici sul nostro umore e gare per chi arriva prima al “vissero per sempre felici e contenti”, Cristicchi ci ricorda che è possibile tornare a vivere una vita piena di momenti felici che si possono cogliere con consapevolezza e gratitudine.