Ma quello sulla locandina dell’edicola è il ragazzo che faceva il fruttivendolo? Lo chiede una signora del posto all’edicolante, che risponde pronto: “Sì, è proprio lui, di lavoro fa come Rocco Siffredi sa?”. Siamo a Sanremo, la seconda patria di Luca Ferrero, attore hard che vive a Praga dove ha fondato la sua società di produzione: Luca Ferrero Experience. Ma appena può torna a casa per riposarsi e riprendersi un po’di vita vera fra i vigneti, gli uliveti e gli orizzonti mozzafiato della riviera del ponente ligure. In provincia tutti sanno. Ma va da sé che, se sulla prima pagina della testata locale PrimaLaRiviera, riproposta dagli strilloni, c’è l’annuncio di una sua intervista sui film per adulti che gli hanno cambiato la vita. La curiosità muove ogni tipo di coscienza. E nobilita verso la volontà di esplorare un mondo solo apparentemente lontano. Se poi compare anche la foto di lui con Rocco, il vip entrato nelle case degli italiani attraverso interventi in programmi di prima serata come “Ballando con le stelle”, anche la suora laica, il chierichetto, la pseudofiglia di Maria che si posta su Of nuda ‘tanto è tutto digitale’, gli sposati che di nascosto guardano siti, la giovane nonna che “ai miei tempi a Bussana Vecchia facevano sesso libero all’aperto” (vicina località di insediamento hippy negli anni ’60, ora attrazione turistica con gli hippy dentro ma senza più sesso solo collanine), vogliono saperne di più. Perché è un mondo che, nonostante Lilli Gruber abbia cercato di scandagliare con il distacco della giornalista nel suo libro inchiesta “Non farti fottere”, parlando anche di Ferrero in alcune pagine, solo un insider protagonista riesce a restituire. Nella paginata, persino la ripresa dalla prima del sindaco di Imperia Claudio Scajola sull’emergenza idrica che ha colpito più volte il territorio per la carenza di infrastrutture passa in secondo piano, sfocata rispetto al come, cosa, quando e perché di Ferrero. E poi sta cominciando a girare la voce che l’attore voglia in futuro affiancare alla sua normale attività un altro genere di imprenditoria: aprire un glamping nei terreni di famiglia a Riva Ligure. No, non un’oasi naturista scambista ma una struttura normale per famiglie. Perché i camping di lusso scarseggiano sulla costa e a 46 anni bisogna cominciare a pensare anche a qualcosa di meno effimero.
Ferrero, il desiderio di dedicarsi anche al settore turistico in futuro è dovuto solo al suo attaccamento ai luoghi e alle origini o anche alla crisi delle produzioni cinematografiche del settore?
A entrambe le motivazioni. Il settore del mercato targato ‘adult only’ è in continuo mutamento da sempre. Ma l’avvento di Internet ha creato una vera e propria rivoluzione. Ora tutto il mondo delle produzioni è in mano a due colossi che propongono contenuti gratuiti. All’epoca in cui ho iniziato io c’erano ancora i dvd. Con l’arrivo della rete ogni contenuto è diventato fruibile online diffuso dalle grandi case di produzione miliardarie, che controllano il mercato e promuovono i loro prodotti e quelli degli altri con cui dividono i profitti. Infine l’arrivo della piattaforma Of che, se pur nell’amatoriale, ha creato un’altra importantissima flessione nel mercato professionale. Ci siamo adattati.
Come vi siete adattati?
Anch’io ho aperto diversi canali e due su Of che, ricordiamoci, è nato inizialmente per i fan dei professionisti e poi si è trasformato. I primi mi servono da cassa di risonanza: quel 40 per cento che ho perso nell’ambito attoriale lo recupero nel settore amatoriale sulla piattaforma Of dove creo contenuti con la mia compagna Ambra.
Come ha iniziato la carriera?
Per caso. Da una vacanza in Ungheria con un amico nel 2011. Allora lavoravo nell’impresa edile di mio padre e ogni tanto davo una mano nell’azienda di mia zia di ortofrutta. Ero sposato con la mia seconda moglie e un amico mi ha invitato a fare un week end a Budapest. Aveva conosciuto su Fb il produttore e regista Mario Salieri e da solo non ci voleva andare.
Un po’ come nel film “Un sacco bello” di Carlo Verdone? L’amico sfigato spunta tutti i nomi della rubrica per trovare un compagno di vacanza.
Diciamo solo che lui non aveva le doti per fare il porno attore ma si vede che sperava lo potessi fare io. Infatti è stato un talent scout inconsapevole. Premetto che io non sapevo nemmeno chi fosse Salieri perché non ero un consumatore di quei film. Ma quando ci siamo ritrovati a bere un caffè negli studi della produzione il regista mi ha guardato a lungo e mi ha chiesto la disponibilità a fare un provino. Io ho preso la proposta come uno scherzo. Però poi, a pensarci, mi sono detto: “beh, sarebbe una chance”. In quel periodo avevo bisogno di guadagnare. Allora sono tornato a casa e, a distanza di un mese, dopo averne parlato con mia moglie che non era d’accordo ma si era convinta che sarebbe stato solo un gioco senza futuro, mi sono presentato al casting.
Qual è stata la prima scena che le ha chiesto di interpretare Salieri?
Prima mi ha visto nudo e ha esclamato: “Lo avevo detto!”. Poi mi ha chiesto l’impossibile. Salieri faceva grandi film e giocava molto sulla recitazione chiamando anche attori non del settore. La prima scena che mi ha chiesto di interpretare, girata tutto il giorno fino allo sfinimento, è stata questa: io portavo la mia fidanzata dal dottore ma lei sveniva. In quella fase iniziava la parte sessuale: dovevo fare sesso con lei svenuta mentre il medico si masturbava. Mi creda, non è facile eccitarsi con un’attrice che fa la finta morta e uno che si tocca vestito da dottore. Sfido chiunque. Ma quella situazione mi ha stranamente eccitato, a sorpresa. Poi ne ho interpretate altre, sempre su modelli similari, con trama tragica, dark, ai limiti dell’horror. In un film, “Il portiere di Reestraat 13”, ero un capitano della Gestapo. Tagliavo con le forbici i capelli a zero alle ragazze.
Il rapporto con sua moglie ne ha risentito?
No. Tutto bene. Oltretutto c’era stato un momento di fermo subito dopo l’inizio. Ma quando una grossa produzione mi ha notato, ho cominciato a lavorare sul serio e mi si sono aperti gli orizzonti: facevo avanti e indietro Sanremo-Praga. La situazione con la mia ex compagna ha retto per dieci anni, anche con l’arrivo del mio secondo figlio. È scoppiata solo in seguito e non per i film ma per questioni comuni a tutti i rapporti. Tempo dopo, nel 2021, ho conosciuto Ambra, una donna molto affine a me con cui ho ricominciato una nuova vita fondando anche la società Luca Ferrero Experience, che produce film di hard core.
Oggi si fanno ancora film alla Salieri?
I grandi film non si trovano più o quasi. Oggi tutto si gira molto velocemente, si fa un’economia di scala. Anche i guadagni si sono abbassati. Le produzioni sono tutte a Praga e a Budapest per ammortizzare i costi. Il genere sta diventando sempre più un prodotto da consumo istantaneo, con ricambio di attori costante e ritmi estenuanti. Lo confesso: fare questo mestiere ogni giorno richiede un grande sforzo fisico. Noi siamo come gli atleti: quando avevo 30 anni ero nel pieno delle mie forze, ora comincio a sentire un po’ di più la stanchezza. Nei miei massimi ho girato anche 35 scene al mese, sette-otto a settimana. Il boom è stato con 15 scene a settimana, un paio al giorno.
Ci vuole il trucco?
Normale. Oltre agli aiutini, a volte si utilizza sperma finto. Come avviene nel teatro e nel cinema per creare altro genere di effetti. Stiamo parlando di prodotti artistici con recitazione di base. So che questo aspetto fa inorridire i critici d’arte ma tengo a precisare che per noi è un lavoro e la qualità del prodotto deve uscire ai massimi livelli. Anzi, loro che in gran parte ne sono fruitori dopo le prime di Otello lo sanno bene. Il sangue finto in uno spettacolo di Shakespeare stupisce? Se devi fare tante scene di sesso in un giorno è normale trovare i propri trucchi.
Non trova che le donne siano sempre meno dive e sempre più soggiogate dagli uomini nell’hard?
Premetto che, facendo hard core, il gioco è proprio questo. Può sembrare a chi lo fruisce che ci sia prevaricazione maschile. Ma abbiamo contratti fortissimi. Le attrici firmano prima cosa possono e vogliono fare. C’è stato accanimento sull’hard core e anche l’esclusione delle carte di credito di alcuni circuiti da alcune piattaforme. Io dico soltanto che in un qualsiasi film crime ci sono scene estreme ma è finzione e lo sappiamo bene. Anche per noi è così: tutto ciò che realizziamo è frutto della consapevolezza della finzione da parte di chi lo produce e di chi lo recita.
Cosa significa per lei la fedeltà?
Che il sesso è diverso con la tua donna. La maggior parte delle ragazze con cui interpreto ruoli non le conosco nemmeno. C’è una grande differenza fra amare e lavorare. Quando giro scene con Ambra per Of la differenza si vede anche dall’esterno. Al di là dei sentimenti, anche una coppia affiatata di attori trasmette un’interazione non riproducibile. Chissà, magari in futuro sarà tutto animazione e intelligenza artificiale.
Perché le hard le ha cambiato la vita?
Economicamente prima di tutto. La ditta di mio padre aveva chiuso. E comunque ora non mi spacco più la schiena. Ma sta arrivando il momento di investire anche in qualcos’altro. So di essere un attore riconosciuto ma sono una persona semplice. La mia priorità è sistemare i miei figli, lasciare loro in futuro un’attività al di fuori del mio settore.