Il nuovo libro di Lilli Gruber "Non farti fottere - Come il supermercato del porno online ti ruba fantasia, desiderio e dati personali" (ed Rizzoli, 2024) è scorrevole, strutturato e ricco di informazioni circa i potentati della pornografia online: i dati e i fatti che vengono elencati, sono il frutto di inchieste da autorevoli fonti, come la stampa di settore negli Stati Uniti e i grandi giornali stranieri che si sono occupati di reati relativi al porno online. Notizie interessanti e poco note al grande pubblico. Anche se spesso studi, ricerche e inchieste hanno una scarsa attinenza con la realtà sociale italiana e con la cronaca della Penisola e, nei casi in cui invece ne hanno moltissima, quest’attinenza non è raccontata al lettore. La macroeconomia dell'hard online è ben dettagliata: le inchieste tracciano la fotografia dell'attuale capitalismo mondiale che sostiene l'industria dei video gratuiti. Un business che implica: sfuggenti proprietari, grandi fondi e investimenti finanziari, società di carte di credito. Il capitalismo contemporaneo, in cui i grandi portali con brevi video di sesso gratuiti, quali XVideos e Pornohub, sono tra i più trafficati siti web del Pianeta e il loro fine è monetizzare i dati personali e il traffico degli utenti: "Se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu". Gli stessi gruppi hanno monopolizzato, dopo averlo prima piratato e poi fagocitato, l'intero settore mondiale del cinema a luci rosse. Nel volume viene anche illustrata l'esplosione della Gig-Economy della pornografia: la vendita di hard amatoriale e sex working digitale, post pandemico e via Onlyfans. All’interno ci sono le interviste a quattro donne italiane: due sono lavoratrici del settore "adult" e due sono note esperte: la filosofa e docente, la dottoressa Rosi Braidotti dell'Università di Utrecht e la dottoressa e sessuologa Alessandra Graziottin. Nonché sono incluse le testimonianze di due uomini, esperti in materia: il giornalista patron di Dagospia, Roberto d'Agostino, che illumina con la suprema citazione «nessun caz*o è duro come la vita» e lo storico regista di settore, Mario Salieri. Non è casuale la disparità di genere sessuale nelle opinioni: il volume è infatti figlio del sentimento collettivo e dell'ondata emotiva "contro il patriarcato", dopo i noti casi di cronaca del 2023. Con un volo pindarico l'autrice riesce a far ricadere fatti distinti e avvenimenti diversi, in un medesimo pentolone concettuale: dallo stupro di gruppo di Palermo, ad Andrea Giambruno che mima gestacci in Tv giocandosi carriera e famiglia, passando a uno o due tra i più diffusi generi di video gratuiti online, ovvero le scene gonzo di gangbang e triple penetrazioni estreme, fino ad arrivare alle sentenze per reati come le molestie sessuali a scuola e altro ancora. Strizzando le pagine, ai minimi termini la tesi è l'equazione: Patriarcato = Porno = Reati.
Lilli Gruber non fornisce al lettore risposte, anche perché il libro pone poche domande: l'autrice intende far ragionare il lettore circa l'ipotesi alla base ma, forse per superficiale conoscenza della materia, forse per voler confermare la tesi, il risultato finale appare opaco. La selezione degli argomenti, comprese quali fonti e quali notizie illustrare al lettore, è un po' nebulosa: sembra che l’impellenza sia il giudizio estetico con cui determinare quali pratiche sessuali è lecito mostrare attraverso la pornografia, più che svelare le reali dinamiche di un’economia online e chiedere a chi di dovere le doverose soluzioni legislative e sociali per porvi rimedio. Nel saggio pare infatti che la pornografia si sia "adattata" al capitalismo, quando è invece una delle storiche “locomotive” di qualsiasi tecnologia ed è la "killer application" dell'unico sistema economico rimasto all’umanità: "il sesso vende" è infatti un motto secolare, che è stato solo adottato dal marketing newyorkese del Novecento. Pertanto al lettore più attento pare che siano tradite alcune aspettative di copertina. Se di supermercato si tratta, nel libro viene illustrato, da un unico punto di vista anche se con più voci, un solo prodotto: i video di "bastoncini di pesce", però nell'intenzione di rappresentare la totalità del supermercato online. Che è pure enorme e multipiano. E il fine è di confermare la tesi totalizzante: “Il cibo industriale non è salutare”. Ma, sempre usando la figura retorica consumistica, in realtà il lettore si sarebbe aspettato che il saggio potesse approfondire l'intero supermercato dell'hard online. O, quantomeno, il totale del reparto dei differenti cibi surgelati e non quasi un j'accuse verso una sola tipologia di prodotto nel supermercato. Troppa sineddoche: una parte, per il tutto. In generale, come Vannacci, il libro di Lilli Gruber è interessante per informazioni e notizie, ma alcune opinioni sono contrastanti e generano un po' di confusione: ad esempio pare quasi che la "dipendenza da pornografia online" possa essere un sinonimo, se non addirittura una causa, della "pornificazione" della società. Quando invece è spesso uno degli effetti e risultati. Un lampante esempio del costume e della società che diventano sempre più pornografica è il nude look totale e VM18 di Bianca Censori, che espone il pube in faccia al mondo mentre è a passeggio col proprio "black master" Kanye West. Non a caso è il medesimo outfit "senza pantaloni" che viene propagato dalla moda e dalla pubblicità sulle pagine di giornali e Tv. Anche la cantante italiana Annalisa è in versione "no pants" nell'attuale spot televisivo della casa automobilistica Toyota. Pertanto aggiungere il parere di un italiano Don Jon, il "porn addicted di Little Italy" nell'eccelso film che è stato appositamente scritto, diretto e interpretato nel 2013 da Joseph Gordon-Levitt con Scarlet Johansson (spoiler: colei che "manipola" il protagonista) e Juliane Moore (spoiler: colei che "salva" il protagonista), poteva forse contribuire a meglio inquadrare le cause e gli effetti della dipendenza e del fenomeno sociale che il termine esprime. Sull'edizione de La Stampa di mercoledì 17 aprile 2024, Mirella Serri scrive invece che "Non farti fottere" contiene anche un'intervista a Rocco Siffredi, ma nel libro Lilli Gruber scrive invece: "Avremmo potuto parlarne, se avesse trovato il coraggio di sostenere un’intervista, ma è erroneamente convinto che io abbia una posizione anti-porno". Il quotidiano torinese documenta quindi due notizie: la prima è che la sua editorialista non ha forse letto il libro, la seconda è che di sicuro non l'ha sfogliato. Mentre MOW invece l'ha fatto e proprio insieme a Rocco Siffredi.
Rocco, hai visto che Lilli Gruber ti accusa nel suo libro di non esserti concesso per l'intervista?
Sì, ma premetto che io sono un grande fan di Lilli Gruber. L'ho sempre vista come una donna affascinante. L'ho sempre trovata sexy e mi piace il suo stile. Ho anche fantasticato sulla sua sessualità, come faccio con qualsiasi persona che ammiro. Ma posso dire che l'unica chiusura, in realtà, la ha avuta lei nei miei confronti. Ed è quella che scrive: lei ritiene che io penso agli introiti che perdo a causa del porno online gratuito. Ed è anche per questo pensiero, questo pregiudizio, che non ho voluto fare l'intervista.
Nel libro ci sono diversi punti, in cui la vostra visione è concorde. Circa la sessualità: l'educazione sessuale a scuola, il consenso e il rispetto, il dialogo in famiglia... Ma anche sul porno: la qualità del Cinema a luci rosse in confronto ai “fast food" di video gratis, l'accesso a pagamento e VM18, la differenza tra realtà e fiction. Potrei continuare...
Ma è la scoperta dell'acqua calda. Brava Lilli, che hai studiato e ti sei informata, ma devo fare una tirata d'orecchie, a te e a tutte le persone che se ne accorgono solo ora. Dove eravate? Vi siete accorte solo adesso della situazione in cui siamo? Lei scrive nel 2024 le cose che dico da anni: "Stiamo crescendo una generazione di pornostar". E che, questa cosa qua, avrebbe portato qualche problemino ai ragazzi. La colpa principale è della tecnologia, che facilita le cose, e del porno gratis che è accessibile online a chiunque. Ora è inutile che lei si metta a scrivere che cosa ha detto Rocco Siffredi nel 2023: non l'ho detto solo alla ,inistra Roccella, nel 2015 avevo lanciato una petizione per l'educazione sessuale a scuola, lo avevo detto già alla ministra di allora, basta guardare su Google, sono stato anche invitato a dibattiti nelle scuole, ma è scoppiata sempre la polemica da parte dei soliti benpensanti, perché c'era il mio nome.
Però tra i punti che avete in comune ci sono anche l'accesso solo a pagamento e vietato ai minori di diciotto anni: VM18. Come, tra l'altro, prescrive la legge italiana.
Il mio sito è da sempre solo a pagamento e VM18. Per fare questo cinema oggi ci sono compliance, controlli medici e limitazioni. Ad esempio non possiamo mostrare un bicchiere, perché potrebbe sembrare che si bevono alcolici. L'accesso ai ragazzi va impedito al porno gratuito, che è online, dove c’è di tutto e che è arrivato dopo, come scrive anche lei nel libro. Perché è quello che i giovani guardano: è lì che vanno. I ragazzi non vanno sui siti a pagamento come il mio, vanno sui siti dei video gratuiti. Sono quarant'anni che lavoro nel settore, non lo faccio da due settimane, non ho letto un po' in giro e basta, lo faccio da tanto questo lavoro qua. Ho esattamente la misura di cosa è diventata la pornografia in tutto questo tempo: è cambiato tutto. Oggi non è più in mano ai registi, ai pornografi, sono aziende che gestiscono dati. Ormai siamo già oltre, il mondo è già andato avanti, bisogna spiegare cosa fanno con il loro telefonino i ragazzi e le ragazze, bisogna dire chiaramente le cose, senza la solita doppia morale, che non serve a nessuno.
Sono passati trent’anni dal click su "Ok, affermo di avere 18 anni", che è un'invenzione legislativa americana (The Communications Decency Act) del 1996, al nuovo Digital Services Act (Dsa) europeo, che è in vigore da domenica 21 aprile 2024 e intende porre obblighi per i distributori di video porno gratuiti in Europa. Un adeguamento di norme e leggi, anche secondo te è urgente e necessario?
Questo è evidente, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto. Chi poteva farlo, perché non lo ha bloccato? Perché la politica non ha bloccato prima l'accesso ai siti gratuiti? Adesso si svegliano tutti, ma bisogna vedere se si interviene per cambiare davvero qualcosa.
Il libro descrive i meccanismi macroeconomici e alcuni aspetti tecnici, come il data mining e i prodotti "civetta" per catturare gli utenti, c’è molta tecnologia?
Sì, ho visto e ha ragione. Bisogna spiegare come funziona la tecnologia. Ma anche a Milano ne avevo parlato (da Wired, ndr), l'anno scorso col pubblico e un giornalista esperto, perché ho vissuto tutta, proprio tutta la tecnologia del mio settore in quarant’anni: da attore, poi regista, produttore, il cinema, il betamax, le videocassette, il digitale, fino a oggi. La pornografia che noi abbiamo imparato prima di Internet, guardandola sullo schermo dei cinema e della Tv, è cambiata. Oggi non esiste più. Ormai ci sono i produttori di dati, che lavorano sulle voglie delle persone. Ma che è un'altra cosa: non c'entra un caz*o con la pornografia e con il sesso, quello.
Il saggio contiene un’accusa ai video “gonzo” (sesso ginnico senza trame, ndr) e le “gangbang” più estreme, che sono anche tra i video in tendenza nei siti porno gratuiti. Ma che, ai tempi dei sexyshop e delle videoteche, erano in uno specifico reparto: “Hardcore”, in cui erano presenti le videocassette e i Dvd dei tuoi film. Tu che ne pensi: la colpa è solo dei gusti sessuali degli uomini, come suggerisce il libro?
Nel porno moderno molte donne sono tra le professioniste, come producer e registe, che rappresentano la maggior parte dei siti più forti online oggi, basta guardare i nomi delle premiazioni negli ultimi anni. Altrimenti sembra che è una prerogativa maschile la scena di sesso più hard. Ma, possono garantire con i miei veri e autentici anni di esperienza sul campo, che sono proprio le attrici che, per prime, hanno iniziato e guidato verso scene di sesso violento, così detto “rough sex”, facendolo diventare un trend degli ultimi venti anni. Parlo di top star come: Kelly Stafford, Annette Schwartz, Sasha Grey, Ava Devine e tantissime altre, posso elencarne più di una ventina con cui ho personalmente lavorato. La conseguente moda, che porta le nuove generazioni, sia di pornostar, che di ragazze della porta accanto, a chiedere e proporre sesso “hardcore” è causata anche da questo, occorre dirlo, oltre ovviamente dai dati su cui lavorano i siti porno gratuiti.
Nel libro ci sono i numeri di Onlyfans: 230 milioni di iscritti, ma non c’è scritto che, secondo l'azienda, i “paganti” sono per l'87% solo uomini. Su Onlyfans pagano solo i maschi mentre, al contrario, la società non fornisce molte informazioni sui "creators" che fatturano: alcune stime ritengono il 70-90% come donne. Tu che ne pensi delle giovani generazioni che cercano un’occupazione nel settore per adulti?
Lo pagano gli uomini, ma lo fanno le donne. Sono cose che vanno raccontate e che vanno dette senza ipocrisia, senza fare il solito doppio standard, morale e bigotto. Occorre spiegare bene anche a chi vorrebbe farlo, va spiegato che cosa è il porno e come si fa. Ho creato apposta la Academy per insegnare ai ragazzi, che ancora oggi in tanti mi scrivono che vogliono fare questo lavoro, così vedono cos’è davvero fare l'attore porno. Un lavoro dove ci vuole passione, ma anche molta stabilità mentale. Senza non si va da nessuna parte.
C’è l’intervista a una ragazza italiana di Onlyfans, che si definisce “sex worker”, ma pare lavorare in nero: senza partita Iva, pagare le tasse, eccetera. Lilli Gruber scrive che guadagna 1.300 euro al mese, che è l’importo totale pagato dai suoi 40 clienti. Ma questa Gig-Economy del lavoro sessuale amatoriale è davvero come fare l'attrice hard sul set di un film a luci rosse?
Ma no: si è visto con le ragazze di Onlyfans che sono venute a Budapest (NOTA: solo MOW c'era). La maggior parte di loro non vuole fare porno, perché non ha la passione per il sesso e per fare questo tipo di lavoro. Oggi fanno Onlyfans perché pensano che è la strada più veloce per avere soldi, successo, followers, le cose che vogliono oggi. Così non funziona, non si va da nessuna parte. Perché il porno è una strada che, una volta presa, ti cambia la vita per sempre.
Il regista Mario Salieri parla del doping per l'erezione con il medicinale caverjet: «ne fa uso il 95 per cento degli attori, e il risultato è stato aumentare in maniera esponenziale la concorrenza, dato che consente a tutti un livello di performance un tempo patrimonio di pochi», è vero?
Certo! Oggi sono tutti punturati, tutti gli attori porno. Non è più come una volta: gli attori oggi si punturano, quasi tutti usano i farmaci. Ma anche il Gaviscon si usa molto sui set, quello nelle bustine, per ricreare lo sperma. Ai ragazzi vanno insegnate queste cose, senza false ipocrisie. Il va spiegato, bisogna dire ai ragazzi che è fiction e non è il sesso che puoi fare a casa.
Il creatore di Dagospia, Roberto D'Agostino, cita nel libro: «John Giorno, poeta beat americano, è l’autore della più bella poesia sul sesso: “Nessun cazzo è duro come la vita”», sei d'accordo con questa affermazione?
(ride) Grande Roberto. Ha ragione lui, assolutamente. D'accordo al cento per cento.
Sempre intervistato da Lilli Gruber, D'Agostino dice anche che: «Quasi tutti scambiano i trailer di sei minuti su Pornhub per il famigerato “cinema per adulti”. In realtà stanno solo godendosi degli highlights usati per sedurre gli utenti ad abbonarsi ai siti. Il film è un’altra cosa» e che «il porno ha salvato la salute mentale dell’essere umano», tu che ne pensi di queste due sintesi?
Lo spiega bene, grande Dago. Non ci sto a buttare la sessualità e la passione del cinema hard nella pattumiera con il resto. Mi fermano per strada e mi dicono: 'Quanto ci siamo divertiti, Rocco', perché devo buttare via la felicità di queste persone? È vero che il porno ha salvato molte vite, la mia per primo. Sono l'unico del mondo del porno che non ha mai detto: ‘Sono pentito di quello che ho fatto nei film’. Mai, proprio mai nella vita. Sono l'unico che non ha detto che a me ha fatto male. Perché non è vero. Non solo a me, ha salvato la vita a tante persone. Come dice D’Agostino: tranquilla Lilli che io 'non mi faccio fottere' (ride).
Qual è la parte del libro, in cui Lilli Gruber scrive di te, che non ti è piaciuta?
Dove scrive di mio figlio Lorenzo Tano che ha partecipato a Ballando con le Stelle. Lì non mi è piaciuta. Ma dai, "porn-washing"? Ecco, questa è la doppia morale che a me non piace, questo voler essere aperti e poi puntare il ditino, come dire 'però il figlio di Siffredi nel programma Rai'. Questo è un pregiudizio, le colpe dei padri che ricadono sui figli. Lorenzo, certo è stato scelto perché era famoso solo per il cognorme, ma ha partecipato con serietà al programma non è che ha fatto altro, dove è che sarebbe il porn-washing? Anche all'Isola dei Famosi c'era Selen e ci sono andato io, c'è stata Malena, Cicciolina, Eva Henger e anche sua figlia... ma dai, siamo seri, per favore.
Se dovessi fare tu una domanda a Lilli Gruber, sempre a riguardo del libro, che cosa vorresti chiederle?
Penso che le chiederei come mai lei, che ora scrive di porno ma da giornalista si è sempre occupata di politica, non hai mai interrogato la politica per bloccare l'accesso ai siti gratuiti? Perché non viene mai detto che, chi poteva fare qualcosa, non lo ha fatto. Ecco, forse le potrei chiedere: perché non ti sei occupata tu, di domandare questo alla politica?
Concludiamo con un'ideona di MOW: ti piacerebbe fare "Rocco ti presento Lilli", dove finalmente anche in Italia parlare in pubblico di porno, proprio come chiede Lilli Gruber nel suo libro, insieme ad esperti e ospiti competenti in materia, per dialogare di educazione sessuale, storia della pornografia e del cinema a luci rosse, sessualità e affettività?
Sempre pronto e sempre fan di Lilli. Donna, non dimentichiamolo.
Tornando a "Non farti fottere": nel saggio è testimoniato che la conduttrice di Otto e Mezzo si informa di pornografia leggendo un unico media italiano: Dagospia. Invece tra le fonti estere e le testate giornalistiche straniere che hanno svolto le inchieste su cui si è documentata Lilli Gruber, ce ne sono parecchie che parlano anche dell'Italia. Però non c'è traccia nel libro e l'effetto è piuttosto straniante. Viene infatti citata un'inchiesta giornalistica, pregressa e in Repubblica Ceca, circa l'attività di uno studio che produce scene di gangbang gonzo estreme e che appartiene alla galassia del portale Xvideos. Oltre a riportare l'altrui inchiesta, non c'è null'altro nel saggio di Gruber: non viene nominata minimamente l'Italia, anche se una buona fetta delle attrici hard, che girano quelle scene sui set di Praga, sono italiane. Oltre una ventina di queste sono state intervistate da Giuseppe Cruciani e David Parenzo a La Zanzara su Radio24 durante gli ultimi anni, mentre una di loro ha anche partecipato all’edizione italiana di un noto format di dating reality, che è stato trasmesso su Cielo in Tv. Ma ancor più strano è che una delle fonti su cui si è informata Lilli Gruber, è la rivista statunitense di settore: XBiz. Ovvero giornalisti e editors americani che dopo il fastidio di aver letto MOW, scrivono: "One of the few local mainstream publications to provide up-to-date coverage of the adult industry". Dall'altra parte dell'Atlantico Xbiz ha speso parecchio tempo per seguire uno dei casi di femminicidio più eclatanti in Italia: l'omicidio di Carol Maltesi, in arte Charlotte Angie, per mano del bancario, foodblogger e suo “aiutante” su Onlyfans, l’assassino reo confesso, Davide Fontana. Come è ampiamente riportato su Xbiz, ma anche su MOW che ha seguito in prima persona il caso: Andrea Tortelli è il giornalista che ha collegato il nome della vittima al cadavere nelle ore successive al ritrovamento, anche grazie a un ascoltatore de La Zanzara che si ricordava dell'intervista in radio e dei tatuaggi di Carol Maltesi, permettendo così l’arresto dell’omicida da parte dei carabinieri. La cronaca e l’intera storia sono raccontate nel bel libro “Sulla tua pelle”. L'effetto straniante nel saggio di Lilli Gruber è che quest’orribile ed efferato femminicidio, che è frutto del “possesso” da parte di un uomo su una donna e che è maturato nel contesto amatoriale di Onlyfans, con vittima una ragazza che era un’attrice in ascesa nel porno mondiale, non trova alcuno spazio in "Non farti fottere". Nulla di nulla, sebbene sia ampiamente documentato dalle stesse fonti che vengono illustrate più volte al lettore all’interno del saggio. Zero. Forse perché la tesi della premessa, ovvero l’equazione (Patriarcato = Porno = Reati), non è compatibile con le motivazioni che sono state scritte nella sentenza della Corte d'Assise di Busto Arsizio, che ha inasprito la pena detentiva per l’omicida Davide Fontana fino all'ergastolo e con le aggravanti della crudeltà: Carol Maltesi è stata uccisa in modo orribile ed efferato "per avere la vittima cercato nella carriera di attrice-porno la sua indipendenza". Ovvero voleva essere una donna libera, anche di interpretare quei video pornografici di gangbang gonzo estreme, che tante attrici hard italiane vanno a girare a Praga e di cui Lilli Gruber scrive nel nuovo saggio in libreria.