Musica per film, musica per spot televisivi: sofà, liquori, profumi, agenzie di viaggi, bibite, cosmetici. Music for the Masses, citando il titolo di un album dei Depeche Mode. Brani leggendari compressi, ridotti, utilizzati a ripetizione in tv, sui social, sulle piattaforme in streaming. Brani adorati e via via detestati. La fruizione della musica è certo cambiata, è cambiato il formato, gli incassi dal live-concert hanno visto una drastica contrazione degli incassi dal via della pandemia: ecco che anche i giganti della musica hanno deciso di adeguarsi, vendendo a cifre enormi il loro catalogo musicale, soprattutto a fondi di private equity ma anche alle major della musica mondiale. Non hanno venduto solo gruppi rock o solisti del passato, con la fase creativa ormai alle spalle, ma anche nomi sulla cresta dell’onda, tipo Justin Bieber (al fondo britannico Hipgnosis Songs), che vendono nei negozi, che incassano dagli stream.
Certo, non tutti i seguaci di cantanti e gruppi ne sono entusiasti. L’eccessiva commercializzazione dei lavori dei musicisti può determinare anche una specie di crisi di rigetto. Si è perso in autenticità, in magia. Questa crisi è però ben pagata e quindi per i fan di Bob Dylan, per esempio, ci sarà da storcere il naso dinanzi allo spot tv di Airbnb dello scorso anno, con Shelter from The Storm - uno dei brani più belli del Menestrello del folk americano - ad accompagnare una coppia con un cane che trova rifugio ideale in una capanna nel sud-ovest degli Stati Uniti.
Anche Dylan, infatti è caduto in tentazione: nel 2022 ha ceduto i diritti sulle registrazioni e anche sui futuri lavori discografici a Sony per circa 200 milioni di dollari. Due anni prima, il cantautore americano aveva venduto alla rivale Universal il suo catalogo editoriale per una cifra tra i 300 e 400 milioni di dollari, andando così complessivamente oltre i 500 milioni di dollari che Sony ha pagato a Bruce Springsteen per l’intera collana di dischi, nastri, demo, testi prodotti in oltre 50 anni di carriera dal Boss.
La recente fotografia scattata da Forbes agli incassi dei giganti della musica nel 2022 mette al primo posto i Genesis, con 230 milioni di dollari, davanti a Sting (210 milioni di dollari). E non è ovviamente un caso che la leggendaria band del rock progressive inglese degli anni ‘70 si trovi al vertice, perché qualche mese fa ha ceduto i diritti sul suo catalogo musicale al Concord Music Group per circa 300 milioni di dollari. Un accordo ricchissimo, che non ha incluso tra i destinatari dell’assegno Peter Gabriel, storica voce dei Genesis. Anche Sting, esattamente un anno fa, ha venduto il suo catalogo - diritti, royalties come autore e repertorio dei Police - alla Universal per 300 milioni di dollari. E hanno venduto anche stelle contemporanee come Imagine Dragons (a Concord Music Group) e Calvin Harris che ha ceduto il suo repertorio a Vine Alternative Investments, mentre i diritti di Taylor Swift sono stati ceduti a Shamrock Capital. E le acquisizioni riguardano anche altre star del passato come Bob Marley, il cui catalogo è stato ceduto a Primary Wave per 50 milioni di dollari, oppure Neil Young, a Hipgnosis Songs per 150 milioni di dollari. Il prossimo nome a cedere potrebbe essere quello dei Pink Floyd, qualora Roger Waters e David Gilmour, che litigano praticamente ogni giorno, anche via social, riuscissero a trovare l’accordo su una produzione leggendaria.