Quando si parla di politica è facile cadere in luoghi comuni, il discorso in campo è spesso quello del sottolineare la differenza, l’estraneità e il contrasto fra il noi e gli altri, fra il presente e il passato. Mitizzare è fin troppo semplice. Abbiamo forse un po’ tutti la tendenza di considerarlo come migliore, più puro, più semplice. Storia di una passione politica (Chiarelettere 2023) ha il pregio di mostrarci un’epoca storica e una figura di politica molto più credibile, piena di fragilità, scommesse, azzardi ed errori. In definitiva molto umana e se posso, nel mio piccolo, direi anche portatrice di una narrativa decisamente più interessante. Tina Anselmi è stata una donna ricca di sfaccettature. A riguardare i filmati in cui viene intervistata si può intravedere e intuire una certa tenacia, una limpidezza del discorso che oggi, tra urla e strepiti dei politicanti, fatichiamo a riconoscere. Storia di una passione politica parla della sua vita, che dalla politica fu completamente assorbita, delle sue scelte e dei suoi ideali. Non a caso viene utilizzata la parola passione il cui significato rimanda a un sentimento in grado di agire sull’animo, e a cui l’animo soggiace. Tina Anselmi, nelle sue memorie, parla di politica come di una spinta vitale. L’unico modo possibile per poter agire, per poter cambiare qualcosa. La sua personale storia politica ha inizio negli anni della seconda guerra mondiale, quando l’impossibilità di non schierarsi si fece incalzante.
Nata nelle campagne di Castelfranco Veneto, aderì alla lotta partigiana a diciassette anni e da allora l'impegno politico non l'ha mai abbandonata. Fu impossibile non schierarsi, disse semplicemente, riguardo alla sua esperienza come partigiana. La sua militanza politica l’accompagnerà nel sindacato e all’interno della democrazia cristiana, attraverso le campagne del diritto di voto per le donne, alle lotte sindacali nelle fabbriche al referendum a favore della Repubblica. Farà anche l’insegnante, dopo la laurea in lettere all’università cattolica di Milano. Entrò in Parlamento nel 1968, nel 1976 fu la prima donna ministro nella storia repubblicana, nominata al dicastero del Lavoro e poi alla Sanità. Compare fra gli autori della riforma che introdussero il servizio sanitario nazionale. Vivrà in prima linea i 55 tragici giorni del rapimento Moro. E fu infine presidente della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli. Su questo sfuggente e mai chiarito tema è presente un poderoso volume edito sempre per Chiarelettere: La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi a cura di Anna Vinci. Esso racchiude i diari, i foglietti, le annotazioni che Anselmi conservò e trascrisse durante tutto il periodo delle indagini. L’inchiesta fu estremamente difficoltosa, e mancò una vera collaborazione da parte del mondo politico. La pubblicazione nel maggio del 1981 delle liste degli iscritti alla loggia P2 portò a un gravissimo scandalo. Il clamore che ne seguì tuttavia non fu accompagnato da ulteriori indagini. Le lettere raccolte in questo volume sono testimonianza dello spirito della Anselmi, della sua tenacia e nel senso del dovere che non le permise di lasciare nulla di intentato. Verità e menzogna si mescolano, le testimonianze sono spesso inattendibili. Tuttavia il lavoro d’inchiesta svolto ha permesso di aprire un piccolo varco in questo mondo parallelo dove chiunque può essere ricattato e ricattabile, dove la democrazia è a rischio, dove è lo stesso stato a scendere a patti con chi lo vuole distruggere.
In definitiva, emerge con grande tenacia l’ideale e il bisogno della difesa della democrazia e della laicità. Si schierò a favore di divorzio e aborto, nonostante l’appartenenza ad un partito notoriamente contrario. In effetti, fu in prima linea nella ricerca e attuazione di leggi più giuste nei confronti, in particolare, delle donne. A partire dal diritto di Voto, dalla legge sul divorzio e dalla tutela delle prostitute. Scopriamo così anche il lato più umano, quello che si contraddice e si mette in discussione, quello che ammette errori e mancanze derivate da inesperienza e ingenuità. Sono quindi gli episodi legati a un’umanità concreta e genuina quelli che più ci rimangono impressi e che hanno forgiato lo spirito della Anselmi, legati a personaggi del popolo: dal falegname con la cravatta ribelle al regime, al contadino in bicicletta al confine per comprare di nascosto libri di politica e religione francese, perché tutti avessero la possibilità di leggere. È l’importanza di raccontare delle vite di chi con le proprie possibilità, spesso molto limitate, ha provato a cambiare nel suo piccolo qualcosa. La testimonianza schietta di Tina Anselmi incalza e invita il lettore a prendersi la propria parte di responsabilità, così come ha fatto lei, sempre tentando, attraverso quella che definiva l’arte della politica, di cambiare in meglio, di provarci. In libreria dal 24 marzo, Storia di una passione politica è la biografia a tutto tondo di Tina Anselmi. Prima donna ministro della repubblica italiana, insegnante e partigiana.