Un quoziente di gioia, (FVE 2023) è un romanzo dove le affinità elettive si forgiano attraverso l’amore per la musica, che è unico conforto contro la durezza della vita. Giorgio Galli immagina per noi un finale diverso per questa coppia e sembra così vero che non possiamo far altro che crederci. C’è una foto in bianco e nero che ritrae una coppia. Si trovano in un ovale, come quelle immagini che si tenevano nei ciondoli di un tempo, dai vestiti indossati riusciamo a intuire il periodo in cui è stata scattata. Siamo prima della seconda grande guerra; lui indossa un completo elegante, lei un cappello piumato e delle scarpe con tacco. Entrambi guardano dritto verso di noi e mentre lui appare anziano e leggermente imbarazzato, lo sguardo di lei è quasi beffardo, e sorridente ci sfida ad osservarli di rimando. Un quoziente di gioia ha come protagonisti proprio questa coppia. La storia nel romanzo non ci racconta la realtà dei fatti, ma poco importa in fondo. Sappiamo che ci sono stati e sappiamo che si sono scritti più di mille lettere. Ma cominciamo dal principio.
È il 1926. Tutto il mondo è sopraffatto da venti di cambiamento; eppure, ci sono certe vecchie abitudini, certi modi di vivere e pensare che faticano ad adattarsi al tempo che corre. Leoš Janáček fa parte di questo mondo che sta scomparendo. Il fatto che ne sia perfettamente consapevole non fa che acuire in lui un antico dolore. Janáček è uno dei più grandi compositori del XX secolo, alla continua ricerca di un’approvazione che dal mondo accademico stenterà ad arrivare. È nel 1926 che inizia a scrivere lettere a Kamila Stösslová, aspirante critica musicale di appena venticinque anni. Condividono una grande solitudine e un’imposizione di dolorose scelte di vita. La corrispondenza fra i due dura anni e attraversa città e confini, da Brno a Praga, da Berlino a Varsavia. Questa storia torna a noi raccontata da Giorgio Galli nel suo nuovo romanzo.
Un racconto con protagonisti due sensibilità affamate di vita, alla ricerca di una forma suprema di condivisione ed espressione artistica. Saranno da tanti mal interpretati, giudicati e incompresi. Ne siamo da subito affascinati e coinvolti perché in fondo tutti noi abbiamo un debole per gli outcast, tifiamo per una loro rivalsa, per una finale vittoria. In questa storia non ritroviamo nessuna rivincita plateale, anzi. È in effetti una composizione fatta di particolari che appaiono quasi insignificanti e di tante, minuscole, piccole gioie, appunto. È in questi frammenti di spensieratezza che l’angoscia provata dai protagonisti, angoscia esistenziale, che deriva da regole imposte, da amori mancati, da una società che rigetta, viene per un istante dimenticata. Dalle lettere scopriamo un’intimità appassionata, fatta di episodi di quotidianità intervallati da discussioni filosofiche sulla realtà politica e sociale che li circonda. A unire tutti questi elementi fa da collante un viscerale amore per l’arte.
La musica è la coprotagonista dei due amanti, l’unica in grado di regalare a entrambi quella giovinezza perduta e rubata. Metafora di questa giovinezza mancata è La piccola volpe astuta ad opera di Janacek. È una fiaba nella quale elementi del comico e del tragico risultano indissolubilmente legati alla vita. Siamo a tutti gli effetti nel mondo di Kafka, di Dostoevskij, del sentimento Toska, che è qualcosa che va oltre la melanconia è la tristezza. “È uno stato in cui si sente il vuoto del cosmo, e, allo stesso tempo, l’uomo è consapevole della terribile nitidezza e intensità di un singolo momento della vita. Pure, questa toska ci lega intrinsecamente alla stessa scintilla che ci dà vita e ci consente di tenere accesa una piccola luce contro il peso di quel vuoto che si abbatterebbe su di noi e ci spezzerebbe...”. È grazie alla musica che i due amanti possono vivere in questa dimensione di luce, che è uno stato di grazia, lontana da una realtà non all’altezza delle aspettative. La storia di questa coppia è stata in passato già raccontata:ne i testamenti traditi di Milan Kundera Leoš Janáček morì accanto all’amata Kamila Stösslová nel suo letto d’ospedale. Si tratta nuovamente di una storia di invenzione, di un modo per celebrare un amore puro e impossibile. Per questo sarebbe insensato raccontare ciò che successe davvero fra i due. In un mondo per definizione stessa crudele e angosciante l’unica via di fuga è riconoscere questi piccoli momenti di gioia. E perché no, riscrivere una storia troppo amara, cercare come scrive Galli, "di aderire alla verità poetica delle cose piuttosto che a quella fattuale".