Fiona Harvey, la vera Martha di Baby Reindeer, è sicuramente una bugiarda. Oltre ad essere una stalker. Se ci fosse stato qualche dubbio, difatti, questo è stato inesorabilmente spazzato via con l’intervista rilasciata ieri sera al giornalista Piers Morgan. A evidenziarlo non è stato solamente il suo linguaggio non verbale, ma anche tutte le contraddizioni che ha messo in campo nella sua discutibile narrazione della vicenda. Una delle più clamorose, e inconfutabili, è stata quella di negare di aver visto la serie. Un diniego avvenuto sin dalle prime battute della conversazione. Peccato, però, che incalzata dal giornalista, ha più volte dimostrato di averla guardata. Eccome. E sarei pronta a scommettere che l’abbia vista anche più di una volta.
Un esempio per tutti? Dopo aver chiesto conferma alla Harvey circa l’incontro in un pub di Richard Gad, Morgan le chiede se davvero non ha mai pagato i suoi drink. Lei, in tutta risposta, afferma che c’era un errore perché aveva sempre bevuto limonata. Tradendosi, dunque, perché sapeva che nella serie il suo alter ego ordinava coca zero. Il diavolo sta sempre nei dettagli. Mente, mente spudoratamente. Guarda in alto a destra, fa movimenti oculari rapidi e sbatte le palpebre. Ancora. Pur ribadendo di non aver visto le puntate sulla piattaforma, Fiona afferma che la Martha di Baby Reindeer non le somiglierebbe proprio per niente. E anche sul suo conto si rivela particolarmente ferrata. Non solo sul colore dei capelli, che, come evidenzia, è diverso dal suo, ma anche sulla precisa età anagrafica. Trentotto anni, dice. Sa perfettamente quanti anni ha Jessica Gunning, l’attrice che l’ha impersonificata. Come anticipavo, il problema non è se ha visto la serie. Il problema è capire quante volte è accaduto.
Il momento più alto della menzogna arriva però quando Piers Morgan le chiede se è vero che è stata capace di inviare “41mila e-mail, 350 messaggi vocali, 744 tweets, 106 lettere e 48 messaggi su Facebook”. In quei frangenti il suo volto, che è la parte maggiormente coinvolta nel tentativo di mascherare l’inganno, è ricco di “fughe di informazioni”. Nel negare di aver mandato un numero così spropositato di mail, parlando solo di “Handful mail”, “una manciata di mail”, si passa la lingua tra le labbra, rotola gli occhi, e in un breve scatto annuisce con il capo ciò che sta negando con le parole. Ma è con l’espressione facciale che dimostra il suo tentativo di manipolare la conversazione.
Di fronte alle 41mila email fa la faccia schifata. La faccia schifata è una reazione istintiva al disgusto o alla disapprovazione. Quando qualcuno mente, ed è verosimile credere che Fiona Harvey lo stesse facendo, può sentirsi a disagio o in colpa, e questo disagio può trasparire attraverso espressioni facciali come il disgusto. Proprio come ha fatto Fiona che, in un altro tentativo di dissimulazione, ha in realtà palesato la sua natura di bugiarda. Morgan, a quel punto, le chiede di quantificare cosa intendesse per una manciata di email e lei dice “Non lo so, 10”. A quel punto il giornalista le domanda come sia possibile che quelle email siano comunque arrivate a Gad. Un dato che ha trovato riscontro negli accertamenti della postale. Come tale, incontrovertibile. Lei messa alle strette ne vuole uscire e, in un tentativo dissimulatorio e menzognero, muovendo gli occhi a destra e a sinistra, esordisce: “Probabilmente se l’è mandate da solo”.
Dimostrato quindi come Fiona avesse confutato un dato certo, sul finire dell’intervista, Piers tenta il tutto per tutto per far emergere anche il suo lato ossessivo ed ossessionato. E ci riesce. Il giornalista chiede a Fiona se, dopo quanto accaduto, continua comunque a mandare le email. E lei ci casca. “Certamente ne mando tante e a tante persone. Sono arrivata ad avere sei account diversi”. Morgan, consapevole di aver fatto centro, incalza ulteriormente: “Come sei account? Non sono un po' troppi”. Ed è a questo punto che verbale e non verbale di Fiona Harvey confluiscono in una sola direzione. “No, ma forse erano quattro. Comunque mi piace tenere le persone separate. Dare a persone diverse mail e contatti così da evitare di mescolare la vita privata dal resto”.
Incalzata da Morgan, sul perché facesse finta di inviare i messaggi con un iPhone quando non ne era proprietaria, tocca l’apice il suo ritmo respiratorio cambia improvvisamente e la donna inizia a muovere la testa in modo irrequieto. Tutte queste manifestazioni di non verbale collimano con la confusione che fa nel rispondere. Difatti, dopo aver dichiarato di possedere quattro cellulari, tentando di dissimulare perché resasi conto che quello era un dettaglio che poteva risultare sospetto, afferma che “alcuni si sono rotti nel corso del tempo”. Come a battaglia navale. Colpita e affondata. Solo su una cosa ha detto la verità. Ha ammesso di aver chiamato “per gioco” Richard Gad, “piccola renna”. La realtà, però, è molto più complessa di come lei ieri sera l’ha dipinta.
Quando qualcosa esce su di uno schermo deve necessariamente essere romanzato, sceneggiato, a tratti amplificato. Ma dall’intervista resa ieri sera da Fiona Harvey due sono le considerazioni che possiamo trarre. La Martha di Baby Reindeer ha impersonificato come meglio non poteva il personaggio. E ciò perché, esigenze sceniche a parte, la brutta storia di Richard Gad non è lontana da come è stata cristallizzata nella fortunata serie Netflix. Si mettano l’anima in pace le femministe che nelle ultime settimane hanno preso le parti della Signora Harvey solo perché donna. La violenza deve essere condannata in ogni sua forma, perché è proprio in diverse forme e sotto diverse inclinazioni che può manifestarsi. Su queste cose non si scherza. Tanto meno si può “influenzare”.
La personalità di Fiona Harvey è visivamente patologica. E se non ve ne siete convinti dopo aver visto l’intervista e letto fino a qui, catapultatevi sulla sua bacheca Facebook. Da ieri la donna non fa che pubblicare stati sul giornalista che l’ha intervistata. Lo fa offendendolo ed in maniera compulsiva, dandogli non troppo velatamente dell’alcolizzato, del prepotente. Addirittura, si spinge a fare body shaming. Peraltro, commettendo anche una serie di errori grammaticali. Una pericolosa Martha è tra noi. Per fortuna oltre manica.