Con due mesi buoni di ritardo il fenomeno Barbie sbarca in Russia, ma, come tutte ciò che riguarda la Russia di questi tempi, ci sono - ovviamente - dei problemi. Il 21 luglio 2023 usciva in anteprima mondiale assoluta Barbie: il film della Mattel sull'iconica bambola rosa, tutta ciglia e paillettes, in poche settimane è diventato un vero e proprio fenomeno culturale che ha conquistato milioni di spettatori e si è guadagnato anche il traguardo di uno dei maggiori incassi al botteghino di tutti i tempi (parliamo di oltre 1 miliardo e 400 mila dollari!) superando persino l'ultimo film della saga di Harry Potter, Harry Potter e i doni della morte parte 2, Pirati dei Caraibi e La bella e la bestia, solo per citarne alcuni. Ma se da noi il fenomeno è arrivato, esploso e in un certo senso scemato, dato che ce ne siamo ormai praticamente dimenticati, in Russia lo stanno scoprendo solo adesso. Perché? Il 31 agosto, a poche settimane dall'uscita sugli schermi mondiali (o forse dovremmo dire occidentali), il Ministero della cultura della Federazione Russa aveva dichiarato che non aveva intenzione di promuovere (o permettere) la visione delle pellicole di Barbie e Oppenheimer poiché esse "non rispecchiano i tradizionali valori spirituali e morali della Russia".
La dichiarazione, che pur aveva suscitato parecchio scalpore, non deve però sorprendere, poiché non è un segreto che dall'inizio del conflitto in Ucraina a febbraio del 2022 i rapporti con l'Occidente si siano pian piano deteriorati sempre più, fino ad arrivare una situazione di totale chiusura, riflessa anche nell'industria culturale e dell'intrattenimento. Dall'inizio dell'operazione speciale, moltissime multinazionali occidentali hanno infatti lasciato definitivamente il mercato russo e dunque anche la distribuzione di film di produzione americana è diventata problematica.
La sensazione generale è quella di star vivendo una nuova e sinistra fase di guerra fredda, in cui pur non essendoci un muro fisico a separare i due blocchi, visto che l'Unione Sovietica è ormai solo un lontano ricordo, il muro sia diventato di natura ideologica e sia sempre più difficile trovare uno spiraglio per passarci attraverso.
Tuttavia, pur con mille limitazioni, sanzioni e divieti, i cittadini russi non hanno saputo resistere alla Barbiemania e ora, finalmente, la pellicola sta arrivando anche sui loro schermi.
Già da quest'estate, quando l'hype per Barbie ha raggiunto il suo apice in Italia, in Europa e negli Usa, i social media sono impazziti e sono riusciti in piccola parte a rompere quella barriera ideologica e culturale creatasi con l’occidente. Pur non avendo visto il film, difatti, molte pagine Instagram russe hanno iniziato a creare meme sulle ipotetiche versioni di una Barbie russa, con abiti tradizionali da contadina, o con accessori da "cittadina sovietica media" che hanno fatto impazzire il web.
Ma, tornando all'oggi, è notizia di questi giorni che molti cinema russi hanno deciso di violare i divieti del ministero della cultura e trasmettere comunque, seppur illegalmente, il tanto atteso film di Barbie.
Bbc Russian ha parlato di lunghe file di persone che, nonostante le sanzioni, aspettano ansiosi in coda la proiezione sulla mitica bambola rosa e, soprattutto, la maggior parte degli spettatori è dell'idea che sia ingiusto limitare la circolazione e lo scambio di idee, film, musica o qualsiasi altro prodotto culturale, perché la gente dev'essere libera di poter scegliere.
Curioso è il fatto che, non disponendo in molti casi delle licenze ufficiali per trasmettere né Barbie, né l'altro grande blockbuster estivo Oppenheimer, molti cinema russi sono ricorsi a un bizzarro stratagemma, arrivando a cambiare i titoli di entrambi i film, che sono stati presentati rispettivamente come "Rapidi incontri", per Barbie e "Gelo" per Oppenheimer (forse a richiamare un inverno nucleare).
L’entusiasmo generale però, pare non essere condiviso da Maria Butina, deputata del Parlamento russo, che ha dichiarato che non c'è assolutamente nulla di straordinario in Barbie, né per quanto riguarda il film, né per la bambola fisica, esortando le sale cinematografiche russe a "rispettare la legge", anche perché la pellicola incriminata sarebbe, secondo le sue parole, un mezzo di propaganda Lgbtq+.