Oppenheimer di Christopher Nolan, uscito al cinema anche in Italia, è basato sulla biografia Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato (American Prometheus) di Kai Bird e Martin J. Sherwin, racconta la vita del fisico americano Robert Oppenheimer (Cillian Murphy) e dell'invenzione della prima bomba atomica nell'ambito del progetto Manhattan. Il film ha una novità che per gli amanti del cinema di Nolan è una vera e propria chicca: è stato scritto in prima persona dallo stesso regista creando un gioco di prospettive alienante (ma ordinato) tra le scene, distinguendole in riprese in bianco in nero (che sono quelle dedicate al processo storico realmente accaduto a Oppenheimer e dunque dall’impronta decisamente più oggettiva e veritiera) e quelle a colori, frutto della mistica reinterpretazione di Nolan. Niente di nuovo invece sul fronte temporale, in Oppenheimer si parla ancora e tantissimo di tempo, tutto il film che rappresenta la rincorsa verso la creazione della bomba atomica, la fa diventare un’operazione (a volte troppo da action movie americano) dai minuti contati come se l'esplosione dovesse arrivare il prima possibile. Oppenheimer non racconta della bomba, è la bomba atomica. Il suono, la luce, la colpevolezza, la morte, la terra devastata dal rilascio dell’arma nucleare permeano la pellicola, ne anticipano le mosse. Nello specifico il sonoro curato da Ludwig Göransson (si era già occupato delle musiche per Tenet), rientra tra i motivi per cui in molti odieranno o ameranno questo film perché non lascia mai in pace lo spettatore. È presente in ogni scena, nel processo, nei racconti del passato del giovane fisico emigrato in Europa, durante il sesso, laddove si palesa il senso di colpa. Il suono non se ne va mai via, come il rumore del Cuore Rivelatore di Poe: è stancante, spesso martellante, sempre presente.
La prima ora e mezza di film (di tre), eccezion fatta per lo spaccato sugli anni di studio del giovane scienziato e qualche accenno a quella che diventerà un’aspra critica alla società americana, poteva benissimo essere ristretta a venti minuti, proprio perché viene detta sempre la stessa identica cosa: qualcosa sta per succedere, qualcosa di nuovo sta per essere conosciuto e cambierà le sorti dell’umanità. Come Prometeo, Oppenheimer sta scoprendo il fuoco, la luce dell’arma più potente mai stata progettata e siamo a un punto di non ritorno. Entrambi peccano di quella che gli antichi greci chiamavano hybris, tracotanza. Il primo deve fare i conti con gli dèi, il secondo con il futuro del mondo intero. Ad entrambi questo potere eccita, già nelle prime sequenze del film lo studente Oppenheimer fa un esperimento immettendo del cianuro di potassio in una mela lasciata sulla scrivania del suo professore. Voleva avvelenarlo? No, gli voleva bene, ma la spinta verso la conoscenza e forse pure verso la distruzione ha avuto inconsapevolmente la meglio, per qualche istante. (Anche se il nipote del fisico sostiene che non sia mai accaduto nella realtà). Eppure, in questa parte iniziale Nolan non si sbilancia, se sia giusto o meno studiare e lavorare alla bomba atomica non è dato sapersi, ci si appella al diritto della conoscenza. Questo concetto si racchiude nella prima frase veramente importante del film: “l’energia e il paradosso della fisica e del mondo intero non tutti lo possono accettare”. Ma qual è questo paradosso? È quello morale che infligge Oppenheimer, la colpa di aver scoperchiato il vaso di Pandora, di aver fatto defluire tutti i mali, tutta la violenza in virtù della scienza. La domanda per noi potrebbe semplificarsi e tradursi così: “quanto è lecito e giusto spingersi verso qualcosa sapendo che non è possibile tornare e guardarsi indietro?” (come nel mito di Euridice).
La cosa che più infastidisce lo spettatore con una coscienza e che ne sa un po’ di maccartismo è vedere l’America, dopo l’esito “positivo” del rilascio delle bombe a Nagasaki e Hiroshima, urlare: “abbiamo vinto”. Oppenheimer ci fa vedere una società fondata sul bisogno costante di autocelebrazione, sul desiderio impellente di opprimere l’altro. Ecco, il film sarebbe dovuto iniziare un’ora e mezza dopo, direttamente con la scena in cui Oppenheimer viene festeggiato dalla folla di americani che gioiscono per aver sterminato i giapponesi e per essere arrivati prima dei sovietici nell’eterna e nauseante gara tra i due mondi, tra la Russia e l’America, a chi è più forte. Ma a differenza dell’ex presidente americano Truman e di molti suoi colleghi, Oppenheimer è stato sempre consapevole della propria parte di responsabilità per il lancio dell'atomica sulle città giapponesi, tanto che commentò la prima esplosione della bomba di Hiroshima dicendo: “I fisici hanno conosciuto il peccato”. Nel film è Truman a confortare il fisico statunitense sostenendo che non ha motivo di autocolpevolizzarsi perché è l’America che ha voluto l’arma nucleare, Nolan ci dice che è l’America la vera “distruttrice di mondi”, non lui.