È diventato un fumetto: Super Easy, scritto da Giulio D’Antona, disegnato da Pietro B. Zemelo. È diventato un libro: Il diario di Khaby. C'è sempre il modo di non complicare le cose, I Grandi, Mondadori, 2022. È stato la mascotte della Juventus di Manuel Locatelli. È andato a Cannes, ha firmato una collaborazione con Hugo Boss. Sarà il nuovo giurato del format Italia’s Got talent sulla piattaforma Disney. Patrimonio valutato al momento: più o meno 2 milioni di euro. Chi è? È l’uomo più seguito, clicckato, spiato del mondo. Qualcosa come 160 milioni di follower. Khaby Lame. Senegalese. Ha 23 anni. Soltanto 23 anni. E in meno di due, da operaio di fabbrica a Chiavasso, è diventato sic et simpliciter un allegro milionario. Bene. Certe storie ci piacciono, malgrado diffidiamo della facilità retorica sul modello commedie americane. Ma qui il punto, sapete, è che è tutto vero.
Accidenti, un ex lavavetri, l’incubo incarnato di talune fobie leghiste, nel bel mezzo dei deliri Covid, viene licenziato. Correva l’anno 2020. Il sottoproletario al quadrato, se vogliamo, l’anonimo dimorante di una casa popolare, in una periferia piemontese, il disoccupato “ché tanto figurati questo” direbbe l’omino della strada tutto Salvini-Meloni-celhoduro (qui rimembriamo aforismi un po’ antiquati il cui gusto poetico resta tuttavia intatto quasi quanto un nom de plume), invece che crepare nel sospetto collettivo, invece che spacciare crack, invece che riproporre un modello archetipo e modernista del vu-cumprà colto ma attenzione sempre troppo abbronzato, e vu cumprà, cosa ci combina, carissimi? Diventa il Tiktoker instagrammato primo in classifica, al cospetto del quale la Ferragni e Vacchi sono il Paolo Paperino della situazione. Vorrei argomentare con ironia, eppure a tratti ho bisogno di fermarmi e realizzare che il prodigio non è assolutamente discutibile, come un fatto che accade, può accadere. Il premio al destino disperato. I disperati nel mondo superano di gran lunga, moltiplicate per ics volte, il patrimonio di Kabhy. Ma allora perché Khaby? Cosa vuole insegnarci questa storia? L’innocenza e la fatica meritano il premio alla fine.
Non è detto, lo sappiamo. Piuttosto altre lapidi ricordano un procedimento contrario. Ad ogni modo, che avrà fatto mai Khaby per conquistare 160 milioni di guardoni? Niente. Khaby non ha fatto niente. E qui si aprono a ventaglio alcune riflessioni. Il suo stile sarebbe quello di tacere nei video in linea generale; dunque clip muti e comici, l’anti life hack, mostra le palme alla fotocamera. Un gesto easy, capite, che potrebbe fare il paio con l’enjoy vacchiano al secolo re di Instagram (direi detronizzato). Per dire: tranquillo fratello, va tutto bene. Occhi bianchi sgranati e pupille roteanti. Potrebbe fare ridere. Sembrerebbe che la parolina magica sia: leggerezza. Qualcuno tirerà fuori Calvino: lasciatelo in pace, per favore. Leggerezza nel senso: fottitene. Può darsi. Nel senso: caz*o, non piangere. Può darsi. Un reindirizzamento dello stato di connessione di ognuno. Connessi, diceva Vacchi. Fregatene, scialla, futtitinne, ve lo traduco nelle varie lingue oriunde dello slang e dell’imprecazione. Cambieremo le sorti dei dizionari. Alla voce anima: luogo leggendario in cui un tempo si diceva abitasse una qualche verità, nella contemporaneità indica lo stato on line o altrimenti off di un colui ad cazzum (il solito deficiente che vuole ingannarvi, modificando le impostazioni, ma tanto è sempre on). Ecco. Il nuovo dizionario della lingua oriunda. Il nuovo dizionario della lingua influenzabile alla voce uomo: entità che leggendariamente comportava un consesso di virtù, oggi realisticamente equiparabile a un grosso non lo so. La lezione sul finale allora qual è? Chi ha mai detto che ci sia?