Ma l’arte fa paura? E i messaggi? Quand’è che qualcosa smette di essere lecito? C’è un momento in cui, agli occhi di chi decide, le cose smettono di essere legittime e vengono proibite. Immaginate dover realizzare un’installazione per scopi umanitari, ottenere fondi, patrocini e realizzare tutto. Immaginate arrivare a due giorni dall’inaugurazione, ricevere un no in grado, semplicemente, di cancellare tutto. Immaginate di averci messo in mezzo ingegneri, artigiani, una statua alta quattro metri e mezzo. E ricevere il sacro veto dal peso morale e, inaspettatamente, politico di un alto prelato meneghino. Se non riuscite a immaginarlo chiedetelo a Fabrizio Spucches, l’artista milanese “lasciato sull’altare”, per parafrasare il curatore del libro sul suo ultimo progetto artistico, prima immaginato in collaborazione con il Comune di Milano e conclusi in solitaria, navigando a vista sulla Darsena. Si chiama Souvenir, è diventato altro. Forse meglio così? Ecco com’è andata: “Lavoravo con un’importante organizzazione umanitaria di cui non faccio il nome (abbiamo deciso di non citarli pubblicamente); questa importante organizzazione mi chiede qualcosa per riflettere sul cambiamento climatico. C’era la necessità di raccogliere dei fondi per la popolazione alluvionata in Pakistan in quel periodo e c’era un’emergenza umanitaria molto importante. Allora propongo di costruire una replica della Madonnina in scala 1:1 e di piazzarla in mezzo alla Darsena, come se Milano si fosse svegliata completamente sommersa tranne la sua guglia. L’idea piace e si comincia a lavorare per realizzare questa istallazione”.
Ci sono abbastanza elementi da mandare in blackout molte, troppe, teste. Il tema ambientalista, lo scopo umanitario, l’uso di una figura sacra non solo per la Chiesa milanese ma per i milanesi stessi. Il coinvolgimento un po’ di tutti: “Costruire una Madonnina di quattro metri e mezzo e metterla in sicurezza in centro città non è cosa da poco. Vengono coinvolti ingegneri, artigiani, prendiamo il patrocinio del Comune, c’erano dei fondi europei. Addirittura il sindaco, Beppe Sala, si era proposto di venire a fare il primo selfie il giorno dell’inaugurazione”. Ci mancano gli annunci in Gazzetta. Sennonché qualcosa cambia: “Era tutto pronto, ma due giorni prima il monsignor Borgonovo, un arciprete della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, ferma il progetto sostenendo che la figura della Madonnina non può essere mercificata. Si trattava però di un progetto umanitario, di sensibilizzazione. Ci siamo detti: cosa facciamo con questa Madonnina costruita, l’ufficio stampa pronto, la squadra pronta a installarla? Decidiamo di provare a recuperare il progetto a fine estate, a settembre, e proviamo a incontrare Borgonovo sperando di fargli cambiare idea. Lo abbiamo incontrato due volte ma il veto è rimasto. Dopodiché, cosa che faccio fatica a comprendere, l’organizzazione umanitaria si è tirata indietro e sono rimasto solo”. La Veneranda non ha diritti sulla Madonnina, se non quel pezzo di suggestione dovuto alla toga che sembra aver persuaso in un attimo tutti gli attori coinvolti.
Ma davvero esiste un problema di mercificazione? A Milano, dove restano da vendere soltanto le ostie? È tanto palese quanto visibile. Basta camminare: “Passeggiando per piazza Duomo mi accorgo però che di madonnine mercificate ce ne sono migliaia e, in particolare, oltre alle varie edicole, mi capita di entrare nello store ufficiale del Duomo, nel bookshop della Veneranda Fabbrica del Duomo e rimango sbalordito quando vedo diverse repliche della Madonnina e l’effige è addirittura rappresentata nelle etichette dello spumante e nei profumi. Perché noi per fare un progetto di sensibilizzazione non possiamo mercificare la Madonnina ma loro possono vendere lo spumante del Duomo?” Prima domanda che non riceverà mai alcuna risposta dalla Veneranda: “Mi piacerebbe piuttosto capire le motivazioni. Ma in due incontri non siamo riusciti a chiarirci e il veto è rimasto. Tra l’altro il problema non è mai stato la mercificazione in sé, non c’è nulla di male anzi; è una cosa bella mercificare, creare le condizioni per uno scambio. Io sono a favore del mercato. Ma perché questo doppio standard?”
Torniamo nel bookshop ufficiale della Veneranda: “Allora vedo che c’era una Madonnina di bronzo da trenta centimetri venduta in edizione limitata a 790 euro. Ripeto, questo è il mercato, va benissimo, ha un valore. Ma la contraddizione era evidente. Decido di acquistare questa statuina e ho fatto l’installazione in modo abusivo, da solo, calandomi nella Darsena l’8 settembre, il giorno della natività della Madonna, e piazzando questa Madonnina in linea di massima senza alcuna sicurezza sul risultato. Devo dire che per fortuna la città di Milano ha risposto in modo molto umano e fraterno e sin dall’inizio si è creata una folla di gente, poi i giornalisti e la cosa ha iniziato a girare”. Ennesima dimostrazione che spesso gli individui hanno una sensibilità diversa, o addirittura diametralmente opposta, a quella delle istituzioni. L’opera ha successo, un successo in sé, prima che venga ripercorsa tutta la storia e l’ostracismo durante l’estate. “Certo, nei giorni di luglio in cui era prevista l’installazione originaria, con la statua da quattro metri e mezzo, si era abbattuta su Milano una vera e propria alluvione. L’effetto sarebbe sicuramente stato incredibile e il messaggio sarebbe arrivato ancora con più forza”.
Ma a questo punto l’opera aveva assunto una nuova forma, dall’intuizione magistrale ci si è spinti oltre, fino a creare, tra il 15 e il 24 dicembre, un’Edicola, realizzata grazie ad Angelo Casa, proprietario della Pop House Gallery, il mecenate che ha scelto di appoggiare Spucches, e all’Edicola Civic, che ha fornito lo spazio proprio in centro città. Nasce Souvenir, un progetto anche fotografico, raccolto nel libro curato da Nicolas Ballario per la collana Luminous Phenomena di Nfc edizioni (la casa editrice irregolare di Amedeo Bartolini), in grado di raccontare, attraverso l’arte, la storia di questa Madonna sopravvissuta al grande diluvio. Una Madonna ridotta a trenta centimetri di bronzo. Un souvenir. “I souvenir hanno a che fare anche con la memoria” dice Spucches. “Quando vediamo il souvenir delle Torri Gemelle guardiamo un ricordo. Io ho una vera e propria collezione di statuette di dieci centimetri. Ho evidentemente una passione innata per questo oggetto seriale, ma quando lo compri diventa tuo. Comunque non c’è stata una vera pianificazione per questo progetto. È stato un lavoro istintivo che ogni volta si è reinventato. Nasce in maniera molto istituzionale, poi viene bloccato, poi diventa un souvenir preso alla Veneranda e installato sulla Darsena, poi abbiamo pensato di fare un’edicola, estendendo il concetto di mercificazione e aprendo uno spazio in cui esporle. Poi comprando proprio nel loro bookshop ufficiale un pezzo che senza motivo vietano di mercificare. Sono riuscito a rigenerare il progetto originale anche giocando, per esempio mettendo la Madonnina nell’acquario per esempio. Diciamo che questo lavoro qui è stato fatto a quattro mani con il monsignor Borgonovo. Devo ringraziarlo”. Lo ringrazieresti regalandogli una delle tue madonnine? “ No, ma gli farei un bel ritratto”.