Quante volte avremo sentito l'annosa diatriba da bar su chi è il più forte di sempre nel fare a mazzate?
Ognuno dice la sua, ognuno ha un cugino che è il picchiatore seriale, tutti conoscono qualcuno che esce dalle risse col sangue degli sconfitti sulla maglietta. Quando poi si entra nella dinamica di menzionare nomi famosi, la musica è spesso la stessa: "Eh ma Bruce Lee era il più forte, li stendeva tutti. Ci fosse stato Bruce Lee oggi avrebbe dominato nelle MMA, altro che McGregor".
Oggi, 80 anni fa, nasceva Bruce Lee. 27 novembre 1940.
Un attore leggendario, il volto delle arti marziali orientali, colui che ha portato il Kung Fu negli USA diventando un idolo delle masse tra nunchaku e calci volanti.
Ecco, un attore, ricordiamocelo. Sfatiamo un mito, gente: Bruce Lee non era un combattente. Sarà stato un atleta e grande sportivo col fisico tiratissimo, super coordinato nei movimenti, ma da questo a dire che è il più forte di tutti i tempi ce ne passa.
Nato a San Francisco nel 1940, si trasferisce poi a Hong Kong dove ha iniziato la sua carriera cinematografica girando film quando era ancora un ragazzino. A Hong Kong si appassiona al Kung Fu, ne studia i movimenti e l’esplosività, predilige la scuola del maestro Yip Man specializzata nell’ala Wing Chun. Torna negli States e, tra un lavoro da cameriere e un tentativo di laurea in filosofia, entra nel giro delle serie tv americane con un ruolo in Batman e poi in Green Hornet. La sua consacrazione avviene con pellicole come “Il furore della Cina colpisce ancora”, ma la sua prestazione memorabile è il celebre “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”, dove c’è la mitologica scena di combattimento tra Lee e Chuck Norris, girata nel Colosseo di Roma.
Tutto molto bello, peccato che Bruce Lee e lo sport da combattimento fossero due cose distinte. È indubbio che avesse una forte cognizione delle arti marziali, è anzi un artista in tal senso, capace di portare colpi rapidi e coreografici, ma sulla sua reale capacità di essere un'arma letale ci sono pochissime, scarse prove.
Ad esempio, non ci sono tracce di combattimenti veri, sanciti da organizzazioni che operano in un qualsivoglia circuito sportivo. Kung Fu, Karate, Kick Boxing, Muay Thai, Lethwei, Pugilato: nada. Bruce Lee semplicemente non ha mai combattuto. C'è un video in cui fa sparring con un tipo, delle dimostrazioni in cui rompe tavole di legno o fa cascare a terra la gente col suo famoso "One inch punch", ma questo è quanto. Si vocifera di combattimenti clandestini sui tetti dei palazzoni di Hong Kong, di risse, di titaniche avventure. Voci, nulla di più.
Quando sento dire che Bruce Lee avrebbe battuto anche gente come Mike Tyson mi viene da ridere.
Anzitutto la parte puramente scientifica: Mike Tyson pesa più di 100 chili, Bruce Lee oscillava sulla sessantina. Una combo gancio fegato - gancio testa e montante al volto di Tyson penso ammazzerebbe anche un gorilla. Inutile tirare in ballo pipponi sulla forza di volontà, sulla caparbietà, questa è fisica: un colpo dato da un corpo pesante fa più danni di un colpo dato da un corpo leggero. Fine.
Ma poi: avete mai visto come faceva sacco il buon Bruce? No? Ecco un video esemplificativo. Non c’è bisogno di tirare in ballo Iron Mike qua, basta capirne un minimo di tecnica pugilistica per valutare come inqualificabile il modo in cui Bruce colpisce il sacco.
Sì, ma il punto qual è? Schernire Bruce Lee proprio oggi che è il suo 80esimo ideale compleanno? Dire che è un ciarlatano, un po’ come la mette giù Quentin Tarantino in “C’era una volta a Hollywood”, nella scena in cui Bruce Lee e Cliff Booth (Brad Pitt) si sfidano e il buon vecchio Bruce fa una rigorosa figuraccia?
Assolutamente no. Bruce Lee resta una figura iconica, è bello vedersi i suoi film quando si è nel mood giusto. C’è un’intervista in cui esterna la sua filosofia di vita che è indimenticabile: “Be water, my friend”. Sii come l’acqua, senza forma, shapeless, che sa adattarsi. Non si può prendere in giro Bruce Lee come se fosse uno scappato di casa.
Ma tracciare una linea che separa un attore da uno combattente vero e proprio, beh quello va fatto.
Per rispetto di chi davvero sale sul ring tra le sedici corde, per onorare chi si allena tutti i giorni tra sacco pesante, palla tesa e sparring, inseguendo il sogno di poter indossare un giorno una cintura da campione.
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