Se pensavate che il nome di Sean “Diddy” Combs fosse già affondato nel fango delle polemiche, preparatevi: l’anno più buio del rapper è appena iniziato, e Diddy: The Making of a Bad Boy è il primo capitolo di un turbolento viaggio nel suo presunto impero del crimine. La docuserie di Peacock, che ha debuttato pochi mesi dopo l’arresto di Combs a settembre 2024, punta il riflettore su decenni di accuse, scandali e presunti crimini. Ma se la produzione doveva chiarire le ombre sulla figura del rapper, il risultato è un mosaico caotico che lascia più dubbi che risposte. Al centro della narrazione ci sono le accuse federali che vedono Combs imputato per traffico sessuale, trasporto per prostituzione e racket. Accuse pesanti, che il team di difesa di Diddy sta cercando di affrontare mentre lui attende il processo, fissato per maggio 2025, dietro le sbarre di una prigione di Brooklyn. Ma il documentario non si ferma qui: dai complotti che lo legano agli omicidi di Tupac e Biggie alla calca mortale del City College nel 1991, fino al presunto coinvolgimento nella morte misteriosa di Kim Porter, Making of a Bad Boy tira fuori un arsenale di storie che potrebbero essere uscite da un incubo hollywoodiano, come spiega Indie Wire.
Uno dei momenti più scioccanti arriva con il racconto di un’accusatrice anonima, che descrive un presunto stupro di gruppo orchestrato da Diddy e documenta il fallimento delle autorità locali nel perseguire la sua denuncia. La sua testimonianza è rafforzata dalle dichiarazioni di Lisa Bloom, avvocata per i diritti civili che rappresenta un’altra querelante. E poi c'è Cassie, la popstar che ha chiuso un’esplosiva causa contro Combs nel 2023, la cui truccatrice racconta un’aggressione a cui ha assistito in un hotel di Los Angeles. La docuserie non si limita a ricostruire i fatti: offre anche uno sguardo alle dinamiche psicologiche dietro l’ascesa e la caduta del rapper. Dall’infanzia turbolenta raccontata dall’amico Tim Patterson alle riflessioni della dottoressa Carolyn West, esperta di violenza domestica, il quadro che emerge è quello di un uomo il cui successo vertiginoso è stato costruito su fondamenta instabili.
Eppure, nonostante i suoi momenti più intensi, Making of a Bad Boy si perde in una narrazione frammentata e confusa. La struttura non lineare, le testimonianze che si accavallano senza una direzione chiara e l’eccessiva ambizione nel voler coprire ogni angolo della vita di Combs trasformano quello che poteva essere un documento esplosivo in un affresco caotico. Mentre il pubblico di true crime potrebbe accontentarsi del voyeurismo morboso che la serie offre, chi cerca un’analisi lucida dei fatti rimarrà deluso. Alla fine, Making of a Bad Boy non risponde alla domanda fondamentale: come si crea un bad boy come Diddy? Forse perché, dopo tutto, la risposta non importa. Ciò che importa sono i prossimi mesi, che decideranno non solo il destino di Sean Combs ma anche il suo posto nella storia della cultura pop.