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C'è Warner e Warner, storia di una cantonata

  • di Michele Monina Michele Monina

19 aprile 2024

C'è Warner e Warner, storia di una cantonata
Se è vero che nell’ultimo anno Amadeus ha appaltato Sanremo alla Warner Music Italia un fottio gli artisti presenti tra i trenta del cast, compresi i primi cinque in classifica, e se è vero che subito dopo aver presenziato in Warner Music Italia per ricevere un ricordo delle certificazioni ricevute dagli artisti di quella major, lui che poi è passato alla Nove della Warner Bros Discovery, è anche vero che la Warner Music Italia e la Warner Bros Discovery, a discapito del nome comune, entrambe fondate a suo tempo da Jack Warner, non sono più parte delle medesime società ormai da tempo...

di Michele Monina Michele Monina

Prendere una cantonata. Dice la Treccani “Fig. Prendere una abbaglio, un granchio, cadere in un errore grossolano”. Ieri partivo nello scrivere un articolo su Amadeus, il suo aver da poco premiato i dischi di platino e d’oro dei tanti artisti Warner passati dai suoi Sanremo e il recente passaggio a la Nove, della Warner Bros Discovery, partendo alla stessa maniera, cioè citando la Treccani, anche se la parola era “dietrologia”. Potete leggerlo qui cosa scrivevo. Perché se è vero, come è vero, che quest’ultimo anno Amadeus ha sostanzialmente appaltato il Festival della Canzone Italiana edizione numero settantaquattro, la sua quinta e per ora ultima volta, alla Warner Music Italia, un fottio gli artisti presenti tra i trenta del cast, compresi i primi cinque in classifica, Angelina Mango, Geolier, Annalisa, Irama e Ghali, e se è vero che subito dopo aver presenziato in Warner Music Italia per ricevere da Pico Cibelli, Gianluca Guido e compagnia bella un ricordo delle certificazioni ricevute dagli artisti di quella major, lui, Amadeus, ha fatto sapere urbi et orbi di essere passato alla Nove, della Warner Bros Discovery, è anche vero che la Warner Music Italia e la Warner Bros Discovery, a discapito del nome comune, entrambe fondate a suo tempo da Jack Warner, non sono più parte delle medesime società ormai da tempo. Mi spiego, nel 2004, quindi esattamente venti anni fa, è stata venduta a un gruppo di investitori, separata da Warner Bros, col diritto di usare il medesimo logo per quindici anni, quindi fino al 2019. Poi, nel 2011, quindi tredici anni fa, Warner Music Group è stata acquisita da Access Industries, di Leonard Blavatnik, per 3,3 miliardi di dollari. Nel mentre Warner Bros ha proseguito la sua strada altrove, prevalentemente lavorando sul cinema e i media, non occupandomi di cinema né di Tv questo era un dettaglio che mi ero perso, e nel 2022 ha dato vita alla Warner Bros Discovery, fondendo la Time Warner con l’azienda di comunicazione Discovery. Ora, senza star qui a girarci troppo intorno, Warner Music Italia, quindi Warner Music Group e Warner Bros Discovery non sono apparentate. Hanno nomi che tradiscono le medesime origini, ma sono appunto origini, non realtà a noi contemporanee.

Warner Bros Discovery
Warner Bros. Discovery

Quindi lo sfottò, la storia della dietrologia, della didietrologia è quella che tecnicamente si chiama “prendere una cantonata”, volendo anche “pestare una merda”. Come andare da Pittarello e esibire la card fedeltà di Pittarosso, salvo poi sentirsi dire che le due aziende nulla hanno a che spartire. Ci resti un po’ male, ma ne devi ovviamente prendere atto. Avrei potuto lasciare che il vento si portasse via l’articolo, ormai di ieri, o semplicemente chiesto di rimuoverlo, contando sulla scarsa memoria della rete, ma onestà intellettuale mi ha spinto a ammettere la defaillance, perché a fare gli spavaldi quando si è dalla parte della ragione son buoni tutti. Se poteva sbagliare un calcio di rigore Nino, figuriamoci se non posso aver sbagliato la mira io. Si dice che l’excusatio non petita sia accusatio manifesta, e in effetti questo è, una auto accusatio, appunto. Il tono ironico del mio tono ironico, il neologismo “didietrologia” stava lì a sottolinearlo, a sua volta non credo sia stato esplicitato abbastanza, se è vero che in orario decisamente non da ufficio lo stesso Gianluca Guido si è sentito di telefonarmi per avvisarmi dell’abbaglio, abbaglio che nel mentre mi era divenuto del tutto chiaro. Intendiamoci, era una telefonata amichevole, non di quelle minatorie che ogni tanto mi capita di ricevere, quasi mai però dai discografici (recentemente è stato un noto manager a farlo, per dire). Non sia mai che questo mio scrivere passi come una sorta di scusa concordata, figuriamoci. Ho scritto una cazzata e mi sembrava logico dirlo a chi mi legge. E comunque quando devi spiegare una battuta, evidentemente, non è una battuta riuscita. Questo è l’abc di chi pretende di fare sfoggio di ironia. Ironia con la polvere da sparo bagnata che partiva da una notizia sbagliata, direi che quanto a cantonate ieri mi sono decisamente mosso bene. Resta che Amadeus ha appaltato l’ultimo Sanremo alla Warner Music Italia, certo in gran slancio per il nuovo assetto societario che vede parte dell’ex dirigenza Sony al ponte di comando, e che vede una campagna acquisti, anche in casa Sony, da parte loro senza precedenti, almeno nella recente storia discografica italiana. Il sanissimo principio andreottiano che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” non lo butterei via così alla leggera, ma mi sa che stavolta ho peccato e basta.

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