L'incubo di ogni giornalista? Fissare un'intervista telefonica, chiamare e trovare il numero irraggiungibile. O, come in questo caso, prova dopo prova, sentire la voce della segreteria telefonica. Poi, l'intuizione: ma non è che ci stiamo chiamando a vicenda? E infatti, ecco l'sms di avviso e, dopo qualche secondo, la chiamata in entrata. Dall'altro lato della cornetta (così, per ricordare i vecchi tempi...) c'è Camilla Filippi, che intervistiamo in occasione dell'uscita streaming de La Stanza, diretto dal bravo Stefano Lodovichi (nonché suo marito), e affiancata sul set da altri due grandissimi: Edoardo Pesce e Guido Caprino. Il film - in cui diventa Stella, una madre sull'orlo del suicidio - lo potremmo definire (senza fare spoiler!) un thriller dell'anima con diverse venature trascendentali e latentemente inquietanti, dove nulla è esattamente come sembra. Come detto, La Stanza salta la sala e arriva in digital su Amazon Prime Video il 4 gennaio. Spunto interessante che ci permette di affrontare con Camilla un discorso assai profondo: ma la sala che fine farà? Così, tra una domanda e l'altra, mentre sentiamo in sottofondo il dolce abbaiare della sua cagnolina Gina (vera e propria star del suo profilo Instagram...), ci confrontiamo su quanto i cinema e i teatri chiusi rischiano di creare un buco culturale drammatico e insanabile.
Camilla, leggendo il pressbook de La Stanza mi ha incuriosito un parallelo: quello fatto con il Dracula di Bram Stoker. Me lo spieghi meglio?
Beh, fondamentalmente è un ragionamento di Stefano (Lodovichi ndr.), che ha cercato di ricreare in un certo senso la struttura di Dracula perché anche qui c'è un viaggio, ovvero quello di Guido Caprino, che cerca qualcosa. E Stefano ha così scelto come set una casa isolata, dove fuori piove dic continuo, e dentro scricchiola come la nave di Dracula, quando arriva a Londra. Dunque c'è una parallelismo tra la nave e questa casa, oltre allo spunto del viaggio.
Un set, tre interpreti e molta energia, anche fisica.
Lo abbiamo girato in 17 giorni, quasi tutto in ordine cronologico, cosa che non si fa ormai molto spesso. Stefano a cercato di andare in orizzontale, abbiamo fatto alcune prove tutti insieme, e abbiamo fissato ben a mente i nostri personaggi, facendo uscire fuori la nostra energia.
Camilla, sei la protagonista, ma vicino a te ci sono due grandi come Caprino e Pesce.
Sono stati incredibili, hanno enorme talento e tutto è diventato più facile. Sono molto diversi, Edoardo, per dire, portava sempre una buona dose di leggerezza sul set, e devo dire serviva. Anche perché in alcune situazioni mi sono pianta tutte le lacrime del mondo... c'è stata una difficoltà fisica e psicologica nell'interpretare Stella. Ho avuto il torcicollo, mi sentivo chiusa e contratta.
Lo avete girato subito dopo la primavera. Come si lavora su un set Covid-free?
In questo Lucky Red (che ha prodotto il film ndr.) è stata molto attenta. Abbiamo rispettato le regole. Tutti tamponati, abbiamo mangiato all'aperto, c'era un'infermiera sul set, un responsabile e la sanificazione era totale. Certo un po' di timore c'era, ma è il nostro lavoro.
Il film esce su Prime Video. E allora ti chiedo: le piattaforme aiutano, ma i cinema che futuro avranno?
Tutto quello che è nuovo spaventa, soprattutto per le generazioni a cavallo. Io sono nata con la sala, ma la qualità di un film in digital non è certo messa in discussione. La sala ti da energia, con quello schermo gigante. Per me è un ricordo, ci sono cresciuta, e non averlo mi manca. Sono un po' preoccupata rispetto alle nuove generazioni, perché non hanno l'abitudine del cinema. Per un fattore culturale si rischia che non sentano la mancanza di questa esperienza. Per me è un male il cinema chiuso, dal punto di vista artistico. Chiaramente da quello sanitario non so dirti. Un passaggio così lo avevamo già vissuto quando ci fu il passaggio radio e tv, poi ancora il cinema e la stessa tv. La televisione una volta era il male, adesso tutti fanno serie, che non sono più fiction ma cinema. Non so dirti cosa accadrà, ma il cinema resterà per me il punto focale.
So che è complicato ma... Soluzioni?
Al livello medico non so dirti. Il Covid ha sommato dei ritardi medici e di diagnosi che non sono recuperabili. Ma la chiusura, culturalmente parlando, è pazzesca. Ci sarà ancora la cultura del cinema tra qualche tempo? Non parlo di passione, che certo resterà, ma la cultura della sala, di andare fisicamente al cinema. Questa è una domanda che mi faccio spesso. Ho seri dubbi, e credo servano delle politiche sociali e culturali serie per far sì che il cinema viva una ripresa.
Senti, torniamo ad alleggerirci un attimo: La Stanza ha venature inquietanti. Che rapporto hai con il cinema horror e thriller?
Nessuno! Non li vedo manco morta. Per dire... Il Sesto Senso lo vidi all'uscita. All'epoca avevo un fidanzato, e lo obbligavo ad accompagnarmi in bagno la notte per paura dei fantasmi. Non guardo horror, mi mettono un'angoscia... Invece mi appassiona la cronaca nera!
E i social? Il tuo profilo Instagram è molto seguito. C'è la tua cagnolina che è una star, ma è molto originale anche l'altro tuo profilo (@kamillafilippi) dove interpreti diverse icone mondiali: da Pinocchio a Karl Lagerfeld.
Ho due figli che non faccio mai vedere, ma la cagnolina Gina è una gioia totale. Fino a poco tempo fa non avevo Instagram e non volevo aprirlo, diciamo, in modo normale. Quindi ho prima aperto questo account in seguito ad una riflessione figlia di un’analisi di Instagram, in cui tutto era apparenza, dato che ora si è più onesti. Da lì é nata l’idea di creare un mio diario emotivo che si basava sulla rappresentazione delle mie emozioni attraverso immagini già codificate. Le opere le ho esposte a palazzo Collicola durante il Festival dei due Mondi di Spoleto, e successivamente ho partecipato alla campagna di Gucci Gram. È stato bello. Insomma, Instagram è un buon mezzo. E se utilizzato bene può diventare una risorsa.
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