La pandemia è in silenzio e le casse pompano quasi ovunque. Feste, live negli stadi, nei parchi, al Circo Massimo. Si fa baldoria a suon di concerti mediamente esosi che, mai come in questa estate 2023, si portano dietro una poco invidiabile coda di polemiche. Solo tre mesi fa si parlava della débâcle ferrarese di Bruce Springsteen. Attraverso il nostro magazine, e con la tragedia dell’alluvione ancora vivissima sulla pelle dei romagnoli, Paolo Zaccagnini osservava: “A parte la questione morale, che non è da poco, c’è il problema sicurezza. Gli organizzatori (Barley Arts, nda) sono tranquilli a far circolare 50mila persone per la regione?”. Qualche giorno fa le cronache recitano di malori e risse al concerto di Gigi D’Alessio a Castel di Sangro. Su “risse” sgraniamo un secondo gli occhi per accertarci di aver davvero letto il nome di Gigi D’Alessio, e non quello di un Axl Rose, ma tant’è. Il Giornale spiega che “Il caldo, la ressa e le tante ore di attesa in piedi hanno provocato molti mancamenti e gli operatori del 118 sono stati costretti a fare gli straordinari per soccorrere tutti”. Due giorni dopo, a Roma, si avverte il terreno vibrare, come durante una leggera scossa di terremoto. E certo, c’è Travis Scott in concerto al Circo Massimo. Nella vibrante occasione, qualcuno, nella folla, spruzza lo spray al peperoncino e si scatena il panico. Gli occhi e la gola bruciano, la gente fugge per raggiungere una vicina collinetta (e la mente torna subito alle 10 persone morte in seguito a un'enorme ressa tra il pubblico nel concerto di Scott del 5 novembre 2021, a Houston). Tutte questioni di diversa qualità e variabile gravità, certo. Però la domanda è lecita: non è che la fretta di fare un incasso rapido e indolore sta facendo sbandare, o quantomeno vacillare, le varie macchine organizzative?
L’altro giorno, all’aeroporto di Galatina, l’ultimo caos. Il tour è “N20 Back Home” dei Negramaro. Ieri abbiamo raccolto un mazzo di calde e inevitabili polemiche, fra cui spicca quella di Selvaggia Lucarelli via social: “[…] 20.000 biglietti venduti ma c’è chi dice di più, è finito con migliaia di persone che non sono riuscite neppure a entrare al concerto. I parcheggi, con i posti venduti in anticipo a caro prezzo, erano già pieni perché entrava chiunque senza prenotazione. C’erano 4 km di fila in auto. Le navette in paese non arrivavano. Le persone camminavano a piedi per km nel buio sulla statale. Non sono stati controllati zaini e pare in molti casi manco i biglietti. I Negramaro e gli organizzatori sono già fortunati per il fatto che ci sia solo gente incazzata e non morta”. Si parla di circa 5.000 persone ad essere rimaste senza concerto pur avendo pagato doppio biglietto (concerto e parcheggio). E qui il volantino informativo del concerto, che abbiamo recuperato dal sito della band salentina, suona utile, benché leggermente beffardo: “La gestione dei parcheggi è di competenza esclusiva di ParkForFun, sia per il coordinamento sia per il pricing e la gestione online ed onsite delle aree parcheggio nelle vicinanze della venue dell’evento, senza alcun collegamento con Friends&Partners, Magellano Concerti e gli artisti”. A parte il florilegio di inglesismi, la comunicazione afferma che chi si è trovato il parcheggio pieno nonostante si fosse già garantito un posto per la auto, non si dovrà rivolgere agli organizzatori, bensì agli addetti del parcheggio. Ok. E per quanto riguarda il concerto stesso, iniziato grosso modo in orario nonostante migliaia di persone fossero ancora fuori? I tempi sono cambiati, è ovvio, ma se anni addietro un fan – in alcune circostanze – “metteva in conto” che avrebbe dovuto aspettare anche un’ora più del previsto prima di vedere la star di turno salire sul palco, è troppo, oggi, pretendere più comunicazione e flessibilità quando si parla di migliaia di persone che, magari a causa di un luogo non facilmente accessibile, non riescono a raggiungere la zona dell’evento?
Il Tottenham, lo scorso 8 marzo, ha dovuto posticipare di 10 minuti la partita di Champions contro il Milan perché c’era troppa gente ancora fuori, bloccata nel traffico (stessa sorte per il Chelsea – siamo sempre a Londra – che quella medesima sera ritarda il calcio d’inizio contro il Dortmund). Dieci minuti, a Galatina, forse non avrebbero cambiato nulla, però la sensazione, osservando ciò che è successo col Boss, con Scott e col Gigi nazionale, è che chi organizza concerti in questo Paese abbia preso il celebre “the show must go on” un tantino alla lettera. D’Alessio, su Instragam, non è stato zitto. A Castel di Sangro c’erano fan che avevano pagato per un posto a sedere e si sono ritrovati in piedi, così lui a una lamentela replica: “Io vi chiedo scusa, ma vi prometto che questo promoter non solo non sa fare il suo mestiere, ma non organizzerà mai più un mio concerto. Scusate ancora”. In questa estate ricca di eventi – gran parte andata a buon fine con la soddisfazione di tutti, artisti e pubblico – cosa deve ancora accadere affinché il settore si faccia un esame di coscienza? Le agende sono piene, i telefoni squillano in continuazione e i calendari sembrano composti di mesi che durano una settimana: tutto vero. Chi organizza eventi, soprattutto in questo momento dell’anno è, a dir poco, sotto stress. Ma davanti a proteste così fragorose come quelle di Galatina, il dubbio deve percorrere anche chi si frega le mani davanti a un altro potenziale successo. Troppa fretta? Troppa voglia di strafare? E la sicurezza? Di mezzo ci sono le carriere di artisti da sostenere dopo la clamorosa magra degli anni pandemici, ma sotto i palchi di tutta Italia c’è gente che paga prezzi alti in pre-order per andare a godersi un concerto che, per quanto ne sappiamo, potrebbe anche essere l’unico della sua estate. Se poi gli tocca pure stare fuori, però… Che parlino gli organizzatori e, in questo caso, anche gli artisti. A proposito: non hanno nulla da dire i Negramaro?