“Voglio vedere quando succederà a tua sorella”, “devi posare la penna e prendere in mano la zappa”, “ti auguro di fare la stessa fine”, “ma non ti senti offesa in quanto donna da quello che hai scritto?”. Così, tirati su a pesca a strascico, questi sono solo alcuni dei commenti adagiati sul profilo di chi scrive, sotto al link dell’intervista a Pietro Diomede, il “ragioniere fantozziano” con l’hobby del black humor su Twitter al centro di mille polemiche social per una battuta su Charlotte Angie, la donna uccisa e fatta a pezzi nei giorni scorsi dal food blogger Davide Fontana. Per quanto la boutade fosse oggettivamente di una grettezza rara, la sommossa popolare che ha spinto Zelig a prendere la decisione di cancellarlo dalla scaletta della serata del 12 aprile in viale Monza, si è reindirizzata anche contro MOW e, visto che ce lo state chiedendo in tantissimi, vi spieghiamo come mai rivendichiamo la scelta di aver intervistato l’uomo più cattivo dell’internet. E perché, forse, c’è più horror nei paladini della moralità armati di forche che in lui. Nulla di quanto segue, ve lo garantiamo, vi piacerà. E anche di questo siamo molto orgogliosi.
Allora, partiamo da un fatto: prima dell’intervista esclusiva di MOW, l’impressione era che “un comico di Zelig” fosse stato tagliato via dallo stesso Zelig, ovvero sia dal programma televisivo, per una battuta irrispettosa postata su Twitter. Ecco, tanto per cominciare abbiamo fatto chiarezza: Diomede non è un “comico di Zelig” e la serata saltata era un semplice open mic nel locale di Viale Monza, serata a cui avrebbe potuto iscriversi chiunque in cambio della promessa di “portare gente”. Da qui si evince, tra le altre cose, l’epica portata della decisione presa dagli organizzatori, per qualche ora erti invece a baluardo della morale nostrana. Intanto, nota a margine, Zelig nemmeno è in programmazione in alcun palinsesto nazionale, regionale o satellitare.
Sì, ma perché “permettere di parlare a un individuo simile?”. Ve lo spieghiamo volentieri: tanto si è scritto e battagliato in occasione dell’uscita di quel nefasto tweet, solo l’ultimo della fila di una serie di cinguettii ben oltre lo scorretto che sono la cifra della comicità di Diomede, che nessuno però s’era preso la briga di fare due chiacchiere con il diretto interessato. Fino all’intervento di MOW, c’era un’unica campana, quella della feroce indignazione a tenere banco senza l’ombra di un contraddittorio. Tutti fan di Chi l'ha visto?, Storie Maledette e compagnia dove, legittimamente, viene data parola ai peggiori assassini che l'Italia abbia mai visto, ma Pietro Diomede è il nuovo Mostro del Circeo, signora mia. Lo dice Twitter. E quindi non si discute. Pure se scoppia una querelle che vede due fazioni, ovvero i social contro Diomede… bisogna lasciar parlare solo i social. Perché quell'altro non ha diritto di replica? Non è degno del vostro internet? E menomale, considerato che avete passato 24 ore buone a non parlare d’altro.
E qui arriviamo al terzo punto, fondamentale: Pietro Diomede è un cristiano con meno di 4mila follower su Twitter. Non esattamente il Chiara Ferragni della comicità, non esattamente il Chiara Ferragni di alcunché a livello di reputation digitale. Tradotto: Pietro Diomede è un coglione come tanti altri che ha buttato i suoi due cent sul fatto, in questo caso di cronaca, del giorno. La sua battuta, insieme a tutte le altre, poteva rimanere lì dov’era e nessuno se ne sarebbe accorto, men che meno la stampa italiana. Come mai, invece, la stampa italiana si è interessata così ferventemente alla battuta di tal Pietro Diomede? Per colpa vostra, signore e signori: avete twittato così tanto di questo signor nessuno da averlo fatto schizzare in cima ai trend topic e se qualcosa finisce così in alto, tendenzialmente l’informazione, fuori dalla vostra bolla che ogni cosa sa, si muove per cercare di capire di chi o di cosa stiano parlando tutti. Se poi non lo fa semplicemente basandosi su ciò che riportate voi, sui vostri "mi sono documentato", scusate tanto per la lesa maestà.
Diomede, per via della visibilità che i suoi stessi detrattori gli hanno concesso, era la persona, lo stronzo del giorno. E nessuno sapeva chi diavolo fosse. Tentare di intercettarlo e dargli possibilità di dire la sua era ed è un fatto di pura cronaca giornalistica perché no, bimbi, online come nella realtà fattuale della vita, non esiste solo ciò che vi piace. Esiste anche quello che vi dà fastidio, che vi repelle, che non direste o pensereste mai. Ma che chiunque, al vostro posto, è libero di dire. Stiamo parlando di parole, non di rivoltelle. E il fatto che gli vengano contestati perfino tweet in cui usa lo squirting a metafora della contentezza femminile è in pieno centro del ridicolo. Suvvia, cosa siete diventati? La Santa Inquisizione? Sì, all’incirca quella cosa lì.
Un altro aspetto parimenti interessante è qualcosa che è stato fatto notare, tra le varie ingiurie, sul profilo di chi affettuosamente vi scrive. Riguarda il paragone fatto da Diomede nel corso della nostra intervista: “Se fosse morto fatto a pezzi un attore porno, mettiamo Rocco Siffredi per esempio, e avessi scritto: ‘Ma come, lo riconoscono dai tatuaggi e non dalla nerchia tanta che teneva?’, nessuno si sarebbe indignato”. Posto che ci auguriamo di non scoprirlo mai, l’obiezione che è stata avanzata è stata per noi un bello spunto di riflessione: “Certo, ma si sa che le parti intime femminili in Italia sono considerate con accezione dispregiativa, come qualcosa di offensivo. Quelle maschili, invece no, sono un vanto”. In poche parole: se dici di un morto che in vita gli piaceva scopare, gli fai un complimento. Se la stessa cosa la dici di una morta, la offendi “mortalmente”. Ecco, e il fatto che questa distinzione esista, come esiste, sarà “colpa” di Pietro Diomede o della mentalità del nostro bel Paese che è rimasta a fine Ottocento quando (non) si parla di affrontare il piacere femminile? Le brave ragazze, si sa, non scopano mai. E se Diomede lo scrive o vi fa riferimento, Diomede è uno stronzo che infanga il loro buon nome. "Si sa".
A infangarlo molto di più, a nostro avviso, sono tutti i dettagli morbosi legati al ritrovamento del cadavere della donna. Dettagli che sono stati fedelmente riportati online e che il suo bambino leggerà, visto che tanto vi sta a cuore il pupo, tanto quanto avrà l’occasione di leggere la battuta di Diomede. Battuta nata dal fatto che la notizia, di per sé, sia stata data in questo modo: pornostar muore in seguito a un turpe e misterioso gioco erotico, poi viene fatta a pezzi. Come fosse la sinossi di una puntata a caso di Criminal Minds. Invece la notizia, se così vogliamo chiamarla, è quella della morte di Carol, una donna uccisa da un uomo armato di un’efferatezza devastante. Quell’uomo non si chiama Pietro Diomede. Però, per carità, continuate pure a prendervela con uno a caso perché l’Internet vi sta dicendo che è così che si uccide il patriarcato oggi. Detto ciò, aridatece i leoni da tastiera, per favore. Che i perbenisti sono molto peggio.