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Carlo Massarini: “Måneskin bravi, ma i brani?” Achille Lauro: “Cantante mediocre”. E Jovanotti, Vasco, Diodato, gli stadi per curriculum e la Rai senza coraggio...

  • di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

28 luglio 2022

Carlo Massarini: “Måneskin bravi, ma i brani?” Achille Lauro: “Cantante mediocre”. E Jovanotti, Vasco, Diodato, gli stadi per curriculum e la Rai senza coraggio...
Ma la musica del momento fa davvero schifo, come tuona Castaldo? L'abbiamo chiesto a Carlo Massarini, pioniere di musica e Tv, e personaggio storico del nostro giornalismo musicale. E così il noto critico ci ha concesso una lunga intervista, che parte da un aneddoto su Lucio Dalla (e il festival Rocksophia, dove è atteso ospite) e spazia poi sulla carente qualità attuale. Passando per i Måneskin: "Bravi, ma servono i pezzi". E Diodato: "Punto su di lui, è il migliore". Fino a Jovanotti, che stima molto, anche se "sono anni che non pubblica dischi notevoli". E poi Achille Lauro: "cantante mediocre". Fino ai tanto decantati sold out negli stadi. "Mossa di marketing, e la qualità?". E poi Vasco, "inarrivabile", Mengoni, e la Rai (e non solo) che non osa più sperimentare. E un appunto anche ai giornalisti e le radio, troppo pigri per scovare prodotti di qualità...

di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Prologo: quando, in redazione, mi hanno assegnato l'intervista a Carlo Massarini, ho inscenato un'artificiale noncuranza che provasse a mascherare il giubilo per l'occasione irripetibile che mi capitava tra le mani. Ossia ritrovarmi a fare quattro chiacchiere con uno dei personaggi storici del nostro giornalismo musicale. E per chi già in tenera età sognava di firmare articoli di musica, assicuro che è come azzeccare il tredici al Totocalcio. E infatti, l'alter ego di Mr.Fantasy ha fatto la storia della musica e della televisione italiana, portando, ad esempio, e ben prima di Mtv, i videoclip in una programma Tv.

Io a quei tempi non ero ancora nata (era il 1981), ma al contrario della GenerazioneZ, abituata alle clip che accompagnano i brani, so bene quanto quella rivoluzione sia stata leggendaria. Una delle tante del giornalista, nonché autore e conduttore, che partendo dai microfoni della Rai, ha attraverso 40 anni di musica, collaborando con riviste storiche come Popster e alla prima edizione italiana di Rolling Stone. 

E così, dopo aver portato a termine la sua ultima fatica in Tv (Startup Economy, su La7), e contemporaneamente al nuovo progetto “The Beatles live again - Magical Mystery Story” (molto più di un tributo al mitico quartetto di Liverpool), il noto critico è anche atteso ospite di RockSophia (Civitanova Marche, dal 29 al 31 luglio), per realizzare un ritratto della carriera di Lucio Dalla. E partendo da un aneddoto sul genio bolognese, la nostra chiacchierata si è trasformata in un vero e proprio affresco sulla musica e televisione italiana.

 

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Lucio Dalla e la Virtus (come da aneddoto di Massarini)

Sarà ospite a Rocksophia, per ricordare Lucio Dalla. Mi racconta un aneddoto su di lui?

Parto col rivelare che Lucio amava farsi fotografare, ma era anche parecchio imprevedibile, nonché un bugiardo-artista, ossia proprio un artista della bugia. E infatti diceva sempre che oltre a essere un gran tifoso della sua Virtus, era anche un ottimo playmaker, e considerato la sua altezza, è una considerazione divertente. E allora, una volta proposi a lui e Michele Mondella (che l'ha affiancato per tutta la carriera) di fare delle foto con una vera squadra di basket. E così abbiamo realizzate queste fotografie, che mostro durante lo spettacolo, di lui che va nello spogliatoio, poi si cambia, e poi è avvilito in panchina, e ancora è contento perché gioca, e alla fine è insieme a tutta la squadra. D'altro canto Lucio era un vero genio, capace di sperimentare, inventare... Ed è impossibile ricercare, soprattutto nelle generazioni successive, un altro artista così poliedrico. Ma era anche un tempo diverso, più libero, con meno manager e press agent di mezzo...

A tal proposito, Gino Castaldo sostiene che la musica del momento fa schifo. È d'accordo?

Insomma, ogni epoca ha i suoi eroi, anche se, quando mio figlio impazzisce per Blanco, come io impazzivo per Jackson Browne, faccio fatica a capire, e magari esclamo pure: "Che palle, ma è tutto uguale!". Tuttavia, non posso certo liquidare l'intera produzione odierna come spazzatura. Di sicuro è meno interessante di quella di una volta. Questo perché la musica con cui siamo cresciuti cercava di andare oltre, inventare nuove contaminazioni e linguaggi, mentre oggi si accontenta, vive sulla superficie... Insomma, è diventata un prodotto usa e getta, alla ricerca più del personaggio che della qualità. 

Lo stesso Castaldo però esalta i Måneskin...

Esalta i Måneskin? Si sarà convertito di recente. Io li supporto da quando hanno vinto Sanremo, e poi l'Eurovision, e poi la tournée americana... Sono sicuramente una bella ventata d'aria fresca per la musica italiana, soprattutto come gruppo all'estero, dove abbiamo sempre fatto fatica a emergere e restare a galla. Ma servono i pezzi, quindi sospendo il giudizio in attesa di nuovi brani. E anche di vederli live. Finora hanno scritti un paio di pezzi molto validi, e guarda caso tutti in italiano. Zitti e buoni (lo canticchia ndr), Torna a casa, Coraline. Invece, quando scrivono in inglese, si perdono... 

 

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Ma se dovesse puntare su un artista di oggi, destinato a rimanere, chi sceglierebbe?

Punterei a occhi chiusi su Diodato, è destinato a grandi cose. È il migliore, nella scrittura, nella voce, nella persona... E conosce anche la storia della musica, insomma ha tutte le carte in regola per fare bene.

Mai come quest'anno si sbandierano sold out. E a tal proposito, Fegiz esprimeva le sue perplessità sulla Amoroso a San Siro. Le condivide?

Bè ha messo insieme comunque 40mila persone. Sono tante. E mica tutti possono fare 100 mila paganti, ci siamo montati la testa? Poi possiamo discutere che non sia un luogo adatto a lei, visto che a San Siro hanno suonato U2, Rolling Stones, Bruce Springsteen, ma è una considerazione di gusto, non di numero. Certo, tra le vendite primeggia sempre Vasco, e non è una novità.

È inarrivabile?

È così, e non è una sorpresa. Alla fine, però, i grandi live negli stadi sono un po' tutti uguali, e il rischio è questo: non è più una "medaglia al valore", ma una consuetudine. Insomma, si fanno gli stadi per fare curriculum, è una mossa di marketing. Come a dire: se non li fai non sei nessuno. Ma io preferisco una concezione di spettacolo più pensata e ragionata.

Quindi fare uno stadio fa curriculum, ma non garantisce la qualità dell'artista...

E nemmeno dello spettacolo.

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Affiatamento con Jovanotti a parte, dica la verità: come giudica le canzoni scritte per Morandi?

Hai visto la mia pagina Fb? Perché ho pubblicato una foto con lui e si è scatenato l'inferno... E infatti insinuano che mi sia venduto e altre cavolate simili, solo perché al momento sta sulle palle agli ecologisti a contratto. E quindi, sicuramente c'è affetto, ci conosciamo da vent'anni, lo stimo, visto che ha creato una via nuova nella musica italiana. Ed è anche un gran paroliere, anche se sono almeno dieci anni che non mi entusiasma più come prima. Sicuramente fino ad Ora (album del 2010) ha pubblicato dei gran bei brani, poi... I pezzi per Morandi però sono simpatici, puro pop, anche se questo gli preclude la possibilità di essere un innovatore, come agli inizi. 

E Achille Lauro, non contento delle recenti batoste, profetizza i suoi sei San Siro consecutivi. È un ottimista? 

Achille Lauro, oggettivamente, come cantante è proprio mediocre. E non parliamo della sua composizione, che tende molto a ripetersi. E infatti punta molto sul  personaggio, e sicuramente da quel lato diverte, fa show business. Certo per fare sei San Siro serve il repertorio, e ora come ora non ce l'ha. E a essere onesti, a San Siro vedrei meglio Blanco, che non mi fa impazzire, ma ha una capacità vocale migliore, e anche dei brani migliori rispetto a lui. 

Lei è stato un pioniere di musica e tv. E con Mr. Fantasy, ad esempio, ha portato in televisione i videoclip, ben prima di Mtv. Ma com'era lavorare nella Rai degli anni '80?

C'erano degli spazi, e se eri fortunato e conoscevi le persone giuste, potevi fare delle belle cose. L'abbiamo fatto con Mr.Fantasy, poi replicato con Mediamente, centrato sulle nuove tecnologie. Adesso, invece, è più complicato fare televisione, è un ibrido tra computer, streaming, tv generalista e satellitare. In fondo la Tv si è frazionata come la musica, e quindi quegli spazi per sperimentare non esistono più, presi come sono ad inseguire il gusto nazional-popolare. Questo è sicuramente un errore, visto che ormai le cose più interessanti le cerchi sulle piattaforme streaming.

La Rai, ad esempio, sembra puntare essenzialmente su format stranieri. Penuria di autori?

Non solo la Rai, tutti puntano sui format stranieri, e non solo in Italia. I format sono sempre gli stessi, perché si cerca la facile garanzia, e si risparmia pure il lavoro autorale. 

Intanto la musica in Tv è scomparsa, o meglio passa solo dai talent...

I talent mi interessano relativamente. Guardo XFactor più per la bellezza televisiva che per altro, anche se l'ultimo anno l'ho saltato senza ripensamenti. Ho visto però le edizioni dei Måneskin e di Mengoni, che garantivano un prodotto ben realizzato, con belle idee di regia e di scenografia. Ma per cercare l'artista del futuro bisogna vedere chi riesce ad andare oltre le cover. Mengoni ci è riuscito, e i Måneskin, come dicevamo, stanno cercando la loro strada. 

Quindi il repertorio di Mengoni è superiore a quello dei Måneskin?

Non esattamente, lui non fa cover però, mentre i Måneskin le fanno. Ma è anche sulla piazza da più tempo, quindi diamo tempo ai Måneskin di crescere col repertorio. 

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Un post condiviso da Marco Mengoni (@mengonimarcoofficial)

Ma alla fine, c'è davvero poca musica di qualità in giro, o piuttosto siamo troppo pigri, e anche noi giornalisti, a scoprirla?

Siamo pigri. Io leggo molte riviste straniere, e ho anche contatti di amici che mi segnalano nuovi artisti, e di musica di qualità ne trovo tanta. Magari non è mainstream, ma io continuo a comprare dischi pregevoli, che magari in Tv e radio non andranno mai. E questo è un problema.

Legge solo riviste straniere?

Principalmente sì.

Per cui, cosa rimprovera alla critica musicale italiana odierna?

Non rimprovero nulla a chi lavora, ma al sistema. Ad esempio, io ascolto tutto, ma la gente no, ascolta quello che già conosce, e per questo in radio, che è la spinta maggiore per la musica, passano sempre gli stessi brani. E questo mancato desiderio di sperimentare, osare, è molto penalizzante per la musica stessa.

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Un post condiviso da Vasco Rossi (@vascorossi)

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