Il 16 marzo sono vent’anni dalla morte di Carmelo Bene e della sua eredità artistica è rimasto ai più giovani, come ai nostalgici, le esilaranti interviste fatte di invettive e disprezzo su Youtube. Da oggi non avrete più bisogno di guardarlo in bassissima definizione sui canali degli aficionados, Rai Teche tramite Rai Play offre una selezione di chicche Beniane da riscoprire. Vent’anni senza lui, l’uomo contro tutto e tutti, colui che era apparso alla Madonna e che era la moglie di se stesso.
Carmelo Bene, nel bene e nel male (perché no?), è stato un mattatore culturale, un critico spietato e un artista venerato quanto ostracizzato. Un caso unico nel panorama italiano composto dai Gassman, dai critici ampollosi troppo impegnati a leggere Eschilo per guardare il mondo fuori dal proprio ombelico.
Maneggiare Bene oggi è difficile quanto giocare a palla tesa con una boccia di nitroglicerina. Lo si studia, lo si sviscera, per alcuni è un genio da cui dobbiamo ingollare ogni perla di saggezza, per altri un mostro dall’ego ipertrofico, un rivoluzionario mancato perché nessuno sembra avere raccolto l’eredità del teatro della Phonè.
Rai Play in questi giorni, in prossimità dell’anniversario della sua morte il 16 marzo, si inchina al Maestro e apre i suoi archivi con una antologia delle apparizioni folgoranti in mamma Rai. Da Corrado a Domenica In al processo di Biscardi per crogiolarsi nella sua altra grande passione, oltre il teatro, il calcio. E poi la prima ospitata da Maurizio Costanzo nel programma Acquario, ben prima dei due fortunati e famigerati appuntamenti del Costanzo Show in Carmelo Bene contro tutti (1994/1995). Senza dimenticare l’impagabile apparizione in Mixer Cultura, dove un indimenticabile Arnaldo Bagnasco deve gestire la fossa dei leoni: da un lato un Bene in apparenza serafico ma pieno di livore contro i critici, dall’altra quei critici tanto osteggiati dall’artista; così Guido Davico Bonino, Guido Almansi, Giovanni Raboni e Renzo Tian diventano i temerari, i folli che affrontano un colosso, anche del nonsense, e che a distanza di trentaquattro anni rimane uno spettacolo spassoso che sul finale, però, lascia l’amaro in bocca come ogni cosa troppo bella.
A Carmelo Bene è stata propinata ogni genere di accusa, dall’abuso di cocaina alle botte a Raffaella Baracchi, seconda moglie con lui fino alla morte. Rivedendole con la mentalità del 2022 molte uscite di Bene potrebbe essere viste come misogine, grassofobiche o, semplicemente, sgradevoli. Nei salotti televisivi odierni non ci sarebbe posto per un Bene, verrebbe visto come una brutta estensione dello ‘sgarbinismo’, ma non si può fare a meno di pensare che tra una scenetta comica, una battuta al vetriolo e insulti sbattuti in faccia al pubblico, non ci fosse una insanabile malinconia di fondo.
Nel suo interessante ‘Contro il cinema’, lui che al cinema aveva portato 5 lungometraggi, Bene mostra una profonda sfiducia nei confronti di chi doveva cambiare la cultura: Una volta mi è capitato di leggere sui Cahiers ‘All’arte non resta che sparire, se non viene compresa la sua stessa inutilità’. Sono d’accordo. Gli studenti rivoluzionari sono diventati dogmatici, hanno preso il posto dei professori.
Ecco che ora quei rivoluzionari stanno nei salotti borghesi dove Bene è una moneta di scambio tra pseudo intellettuali, un argomento da tirare fuori per dimostrarsi dei parvenu culturali magari tra un Eugenio Montale o Eugène Ionesco.
Non credo che l’autore di Nostra Signora dei Turchi volesse questo, ma sapeva che sarebbe finita così. "Perché questa gente che si occupa di teatro non è mai salita sul palcoscenico? (…) Bisogna farle le cose. Io le ho fatte. Cos’hanno fatto questi signori? Ho dato la vita al teatro. Perché? Loro sono esangui, non hanno vita".
O ancora: ‘Mi parete tutti morti’. E dopo vent’anni Carmelo Bene vibra, è un ragazzo morto ma la sua eredità, anche televisiva, sono le nostre bellissime comete.