Sono passati più di vent’anni da quando un giovane Cesare Cremonini, a bordo di una Vespa 50 Special ci cantava la spensieratezza degli anni Duemila. E se all’epoca il brano sembrava l’inno degli adolescenti in jeans e maglietta, pronti a prendersi il mondo (o almeno il lungomare in estate), oggi lui è molto più di quel ragazzo dei Lunapop: è un artista maturo, capace di parlare a più generazioni e, soprattutto, capace di riempire gli stadi come solo i grandi sanno fare.
Ripensare ai Lunapop significa rivivere una stagione irripetibile del pop italiano. Correva l’anno 1999 quando …Squérez? scalava le classifiche: brani come 50 Special, Un giorno migliore e Qualcosa di grande diventavano la colonna sonora di chi viveva un’epoca in cui la musica si ascoltava ancora sui CD, e MTV dettava legge nelle scelte musicali. Cremonini e i Lunapop erano freschi, leggeri, capaci di farci cantare a squarciagola senza troppe preoccupazioni, un’eco di quell’Italia che non aveva ancora conosciuto crisi economiche e disillusione sociale.
Poi, nel 2002, Cesare si separa dal gruppo. Un’uscita di scena che molti avevano interpretato come un passo azzardato, un rischio. Ma, come direbbe qualcuno, solo chi ha il coraggio di rischiare, vince davvero. E Cremonini ha vinto alla grande. Nel corso degli anni ha dimostrato non solo di essere un cantautore capace di creare brani orecchiabili, ma anche di saper costruire un repertorio che affonda radici in una profondità emotiva inaspettata. Con il primo album solista, Bagus, e poi con Maggese, ha iniziato a raccontare storie diverse: l’amore, la crescita, la nostalgia. Canzoni come Marmellata #25 e Le tue parole fanno male hanno segnato un passaggio chiave: dalla spensieratezza giovanile a una maturità che parlava di sentimenti più complessi e sfumati.
Cremonini, però, non si è mai adagiato sugli allori del suo successo giovanile. Ha saputo reinventarsi, evolversi, seguendo un percorso che pochi artisti italiani hanno saputo compiere con la stessa eleganza. Se Lucio Dalla è riuscito a creare un legame intergenerazionale, Cesare ha preso quella lezione e l’ha fatta sua, facendosi interprete del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Le sue canzoni sono diventate il riflesso delle fasi della vita dei suoi ascoltatori: da Buon viaggio (Share the Love), con il suo invito alla scoperta e alla libertà, a Nessuno vuole essere Robin, un brano che racconta le fragilità dell’essere umano con una delicatezza straordinaria.
E non è un caso che il suo ultimo singolo, Ora che non ho più te, abbia nuovamente sorpreso. Un brano che mescola atmosfere pop malinconiche e un’intensità emotiva palpabile. Cremonini sa prendere la semplicità e trasformarla in qualcosa di significativo. Non è più il ragazzo che canta della Vespa, ma un uomo che riflette sulla vita, sull’amore perduto, e lo fa senza cadere nel banale. Questa è forse la chiave del suo successo: essere sempre in sintonia con il tempo, senza mai essere troppo distante dal cuore della gente.
Ed è proprio questa capacità di parlare con autenticità che ha portato Cremonini a raggiungere un traguardo che pochi possono vantare: il suo tour negli stadi del 2025 ha registrato alcune date sold out in poche ore. Un vero e proprio bagno di folla, con migliaia di persone pronte a seguire Cesare ovunque. Bologna, Milano, Napoli: le principali piazze italiane si preparano a ospitare un artista che, ormai, è molto più di un semplice cantautore.
Ma cosa spinge migliaia di persone ad accalcarsi per vederlo dal vivo? Forse la risposta sta nel fatto che Cremonini, più di tanti altri, ha saputo far crescere il suo pubblico insieme a lui. La generazione che lo seguiva ai tempi di 50 Special non è più la stessa, e nemmeno lui lo è. Eppure, quel legame rimane solido, come se ogni canzone nuova fosse una pagina di un diario comune, che racconta storie in cui ciascuno può ritrovarsi.
In un panorama musicale sempre più dominato da mode passeggere, dall’effimero e dal bisogno costante di novità, Cesare Cremonini rappresenta l’eccezione. Un artista che non ha bisogno di inseguire le tendenze per restare rilevante, perché è la sua autenticità a fare la differenza. E i numeri parlano chiaro.